21 Ottobre 2013 ARTICOLI

Lucia Barolo

La dott.ssa Lucia Barolo, Psicologa e Neuropsicologa, svolge valutazione e riabilitazione neuropsicologica per i disturbi cognitivi, sostegno per disagi del bambino e dell’adolescente; attività di parent training; attività di consulenza tecnica di parte legate a separazioni e divorzi, affidi e valutazioni delle capacità genitoriali; interventi di supporto e sostegno alla genitorialità; attività di sostegno psicologico alle coppie con bambini con difficoltà cognitiva e fisica. Riceve su appuntamento presso il suo Studio di Torino e presso lo Studio Emovere, viale Angeli 26/bis – Cuneo cell. 339-3163133 - [email protected]

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Disgrafia: Le diverse forme di disgrafia

disgrafia

Continuammo a parlare di disgrafia il disturbo qualitativo del processo di trasformazione delle informazioni verbali ascoltate o pensate in forma grafemica.

La disgrafia si presenta in forme diverse in relazione agli aspetti eziologici da cui si origina. Le due principali classificazioni del disturbo disgrafico sono le seguenti:

Classificazione delle disgrafie di Ajuriaguerra

•         scritture tese: presentano tensione e contrazione del gesto grafico

•         scritture molli: presentano rilasciamenti e irregolarità

•         scritture impulsive: caratterizzate da gesto grafico incontrollato in corpo e alla fine di parola. Le scritture impulsive possono essere ulteriormente distinte in “molli” o “rigide”

•         scritture maldestre: presentano irregolarità e disorganizzazione nella forma dei grafemi e nel movimento complessivo della scrittura

•         scritture lente e precise: mostrano una iper-strutturazione delle lettere per un eccesso di precisione

 

Classificazione delle disgrafie di R. Olivaux

Partendo dalla considerazione che la scrittura ha tre specifiche funzioni: quella di esprimere il pensiero (funzione strumentale), di comunicarlo (funzione relazionale) e di rappresentare la personalità dello scrivente in tutti i suoi aspetti (funzione rappresentativa), Olivaux ha stabilito che quando una di esse  è compromessa, possiamo parlare di

  • Disgrafia strumentale:
    • difficoltà a strutturare il gesto grafico per “fatica” di chi scrive e conseguente lentezza dello scritto
  • Disgrafia relazionale:
    • illeggibilità per difficoltà di relazione con l’ambiente. Sono grafie caratterizzate da una gestione irregolare dello spazio grafico, da dimensione molto variabile delle lettere, mancanza di pressione o pressione pastosa, ecc.
  • Disgrafia sintomatica:
    • difficoltà di espressione di sé  – “scrittura maschera”- si presentano molto accurate, controllate, artificiose. (L. Tonocci, “Rieducazoine della Scrittura, modalità e criteri”. In: P. Cristofanelli, S. Lena, Disgrafie, 1999, pp. 165-167

Il bambino che presenta disgrafia scrive in modo molto irregolare, la sua mano scorre con fatica sul piano di scrittura e l’impugnatura della penna è spesso scorretta.
La capacità di utilizzare lo spazio a disposizione è, solitamente, molto ridotta; il bambino non, non rispetta i margini del foglio, lascia spazi irregolari tra i grafemi e tra le parole, non segue la linea di scrittura e procede in “salita” o in “discesa” rispetto al rigo.

La pressione della mano sul foglio non è adeguatamente regolata; talvolta è troppo forte e il segno lascia un’impronta marcata anche nelle pagine seguenti del quaderno, talvolta è troppo debole e svolazzante. Sono frequenti le inversioni nella direzione del gesto che si evidenziano sia nell’esecuzione dei singoli grafemi che nella scrittura autonoma, che a volte procede da destra verso sinistra.

Il bambino disgrafico presenta difficoltà notevoli anche nella copia e nella produzione autonoma di figure geometriche ( tende a “stondare” gli angoli e a non chiudere le forme). Anche il livello di sviluppo del disegno è spesso inadeguato all’età; la riproduzione di oggetti o la copia di immagini è molto globale e i particolari risultano poco presenti.

La copia di parole e di frasi è scorretta; sono presenti inversioni nell’attività grafo-motoria ed errori dovuti a scarsa coordinazione oculo-manuale.

La copia dalla lavagna è poi ancora più difficile, in quanto il bambino deve portare avanti più compiti contemporaneamente: distinzione della parola dallo sfondo, spostamento dello sguardo dalla lavagna al foglio, riproduzione dei grafemi.

Le dimensioni delle lettere non sono rispettate, la forma è irregolare, l’impostazione invertita, il gesto è scarsamente fluido, i legami tra le lettere risultano scorretti. Tutto ciò rende spesso la scrittura incomprensibile al bambino stesso, il quale non può quindi neanche individuare e correggere eventuali errori ortografici.

Anche il ritmo di scrittura risulta alterato; il bambino scrive con velocità eccessiva o con estrema lentezza, ma la sua mano esegue movimenti a “scatti”, senza armonia del gesto e con frequenti interruzioni.

La disgrafia  è, quindi, una difficoltà di scrittura che riguarda la riproduzione dei segni alfabetici e numerici.

I bambini disgrafici presentano lacune marcate nelle seguenti competenze di base:

  1. Competenze grafo-motorie
  2. Competenze di orientamento e integrazione spazio-temporale
  3. Competenze di coordinazione oculo-manuale e di coordinazione dinamica generale
  4. Competenze di discriminazione e memorizzazione visiva sequenziale
  5. Competenze metafonologiche

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