A un certo punto sono approdata in acque molto famigliari: un brano dove l’autrice racconta di quando, da bambina, preparava le torte con la sua mamma e restava incantata dalla magia e dal mistero della trasformazione degli ingredienti. L’amore per la cucina – e questo libro ne era l’ennesima conferma – si tramanda soprattutto nell’infanzia e nell’approssimazione domestica, preparando piatti che qualsiasi bravo chef saprebbe rendere migliori.
Sono convinta che siamo noi genitori, nonni, zii e tate a passare ai nostri bimbi la competenza e la passione per la cucina, anche se non siamo bravi cuochi. Siamo noi che trasmettiamo il piacere di fare e di trasformare, la gioia di preparare per gli altri, la sapienza dei gesti quotidiani, in un’eterna staffetta tra generazioni.
Con in mente questi pensieri, ieri mattina ho preparato la colazione con l’aiuto di Giacomo, che mi dava consigli e valutava le dosi: una pesca profumata tagliata a fette sottili, uno strato di muesli croccante, yogurt bianco, un po’ di buffi ghirigori di miele bruno e fluido. E nel silenzio del primo boccone ho pensato: “Chissà se anche lui da grande…”