21 Novembre 2013 ARTICOLI

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Palle di neve sulla Diagonale

Piccola interrogazione di geometria: “Per due punti ne passa una sola”, che cos’è? Ma certo, è la linea retta! Ci mancherebbe pure che non lo ricordaste: quante, quante, quante volte lo abbiamo ripetuto? Si collega A con B e non è possibile sbagliare: la retta è fatta! Ma una cosa è la geometria, un’altra la realtà.

Quando il sindaco di Torino, Luigi Ferraris, nel 1882 deliberò di unire con una retta piazza Solferino con Piazza Castello, la linea, che sul foglio gli veniva tanto bene, sulla piantina della città sembrava impossibile a tracciarsi.

Tra le due piazze, infatti, nel corso dei secoli si era sviluppato un quartiere disordinato e pulsante di vita, composto da casupole basse e addossate tra loro, disposte fitte, fitte lungo le linee ortogonali dell’antico tracciato romano.

“Ma insomma, diceva il sindaco, non facciamo i passatisti! Qui c’è una gran puzza! Gli odori si fermano, l’aria non circola e i torinesi si ammalano. Inoltre le strade sono così strette che i carri non transitano, ed è buio da morire!”.

Signor sindaco – obbiettavano gli altri – una via diagonale a Torino è una cosa bizzarra! Abbiamo già via Po, ma almeno quella l’hanno tracciata i nostri trisavoli in mezzo al nulla e non hanno dovuto buttar giù nemmeno una capanna!”.

Che pizza! – Rispondeva il sindaco e confermavano gli esperti della Commissione e della Sottocomissione (tra cui Alessandro Antonelli e Carlo Ceppi) – Non ne possiamo più di queste strade a scacchiera! Con una bella diagonale vivacizziamo la nostra piantina e accorciamo le distanze!”.

“E la chiesa, come facciamo con la chiesa? La seghiamo via?”. Insistevano i soliti disfattisti!

“Segar la chiesa? Cosa dite mai, signori miei?”.

Era vero! Nel 1447 e poi di nuovo nel 1582 proprio lì dove sarebbe passata la via, era stata costruita una gran chiesa che ora andava a guastar le uova nel paniere del sindaco!

Se non fosse stato per Carlo Ceppi, che trovò il modo di ridurne la lunghezza trasformandone la pianta (da croce latina a croce greca) oggi la chiesa francescana di San Tommaso non esisterebbe più. L’abside, il transetto, il campanile e l’altare con le due cappelle laterali di Francesco Martinez (pronipote del grande Juvarra ed egli stesso architetto di valore) furono risparmiati e, a chiudere la navata mutila, venne posta una nuova facciata su disegno dello stesso Ceppi.

Si salvò anche il meraviglioso organo Serassi, ricostruito da Carlo Vegezzi-Bossi nel 1889 riutilizzando parte della cassa e delle canne originarie.

Grazie a una dettagliata relazione tecnica, vennero superate anche le resistenze in merito alla difficoltà di arredare ambienti di pianta irregolare (d’altra parte in Commissione c’era proprio l’Antonelli che quarant’anni prima aveva edificato su un piccolo lotto triangolare la Fetta di Polenta andandovi pure ad abitare!); così come quelle di ottimizzare gli spazi residui tra un isolato e l’altro con l’inserimento di aiuole e di chioschi.

Una volta ottenuti i vari nulla osta, si aprì il cantiere. La Diagonale venne ultimata nel 1897 e dedicata a Pietro Micca (eroe dell’assedio del 1706).

I palazzi che la compongono sono tra i più bizzarri ed eleganti della città!

Tra tutti spicca quello ai numeri civici 4-6-8, disegnato da Carlo Ceppi e messo in opera dalla ditta Bellia, da cui prende il nome.

Palazzo Bellia, che segna il passaggio dal momento eclettico al liberty è un po’ abitazione e un po’ castello con le sue quattro torrette merlate che ne coronano la facciata.

In questi giorni, tra una sponda e l’altra della Diagonale, fanno capolino le ironiche e leggere Palle di Neve (1998) di Enrica Borghi.

Da lontano sembrano fatte di pizzo invece sono composte da un’anima in polistirolo in cui sono conficcati i colli di tante bottiglie di plastica trasparente.

Con i materiali di riciclo Enrica fa vere magie!

E’ riuscita a realizzare abiti da donna usando borse della spesa, carta da pacco ed etichette (1995) e a Torino, in via Nino Costa 8, ha lasciato Fontanella di Venere (1996) che richiama nella posa le statue antiche, ma è ricoperta da materiali modernissimi tra cui le unghie finte.

Un po’ pop, un po’ impegnata, divertente, scanzonata e autoironica Erica è una ragazza dal cuore bambino così, proprio pensando ai piccoli, ha realizzato per il Castello di Rivoli – museo di Arte contemporanea La Regina (1998), un gigantesco, sontuoso abito regale composto da migliaia e migliaia di ritagli di plastica che le sue dita capaci e un po’ fatate, hanno trasformato in cristalli sfavillanti.

 

SUPER QUIZ

Quali tra queste opere non compare quest’anno tra le Luci d’Artista?

a) Domenico Luca Pannoli, L’amore non fa rumore

b) Luigi Mainolfi, Luì e l’arte di andare nel bosco

c) Daniel Buren, Tappeto volante

d) Michelangelo Pistoletto, Amare le differenze

Scrivetececi la soluzione sulla pagina di ToBi su Facebook oppure mandateci una mail

Soluzione del Quiz precedente  Sotto un cielo di baci: Lungo via Garibaldi a un certo punto si incontra?

b) La Farmacia Chimica Tullio Bosio, fondata nel 1715, si affaccia con un bellissimo frontespizio in marmo su via Garibaldi, al numero 26. Guardando l’ingresso si trova a destra un vaso scolpito e a sinistra un busto del medico greco Galeno (con tanto di nome scritto in caratteri greci), nato nel 129 d.C. Fisico, anatomista e fisiologo, studiò a Pergamo, Smirne, Corinto e Alessandria, diventando nel 157 chirurgo dei gladiatori a Pergamo e poi medico personale dell’imperatore Marco Aurelio.


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