28 Novembre 2016 ARTICOLI

Alda Trifiletti

Dottoressa Alda Trifiletti, specializzata in Glottodidattica Infantile alla Sapienza di Roma titolare del centro linguistico The Bilingual Bridge di San Mauro Torinese, insegna inglese a bambini e ragazzi, strutturando percorsi personalizzati e utilizzando il metodo Hocus&Lotus, Jolly Phonics ecc.. , fornisce consulenze agli istituti scolastici per implementare progetti di bilinguismo.

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Perchè spesso, i nostri figli non imparano a parlare inglese a scuola

Nell’articolo del mese scorso: “L’ansia per la Grammatica” abbiamo parlato di come, nell’apprendimento di una seconda lingua, sia fondamentale imparare a parlare, prima di approcciare la letto-scrittura, esattamente come si fa in lingua madre.

Ora cercheremo di approfondire il paradosso con cui ci siamo lasciati, ovvero:

“Perché l’insegnamento delle lingue straniere è così povero di produzione linguistica dalla materna fino alla scuola media inferiore e poi ci ritroviamo con libri pieni di grammatica quando i nostri figli non sanno (ma a quell’età dovrebbero sapere se la lingua fosse stata loro insegnata nel modo adeguato) sostenere una minima conversazione in lingua straniera?”

Alla base della suddetta situazione paradossale stanno due elementi fondamentali che riguardano il metodo con cui le lingue straniere vengono insegnate ai nostri figli:

  1. La preparazione della maggioranza degli insegnanti è basata quasi esclusivamente sulla linguistica e non sulla psicolinguistica. Di conseguenza essa non tiene conto di “come” il cervello acquisisce il linguaggio. Molti insegnanti non conoscono il “funzionamento” di un cervello bilingue, non hanno idea di come avvenga, a livello cerebrale, lo sviluppo verbale tipico di un bambino e di come si formi progressivamente nella testa di ciascun bambino il significato dei vocaboli di cui ha esperienza diretta. Questo comporta che l’unico modello in loro possesso per veicolare la lingua straniera è un modello linguistico che passa inesorabilmente ed altrettanto innaturalmente per la suddivisione in categorie dei vocaboli.
  1. Al contempo il sistema, la società, il confronto con i sistemi stranieri hanno portato ad abbassare notevolmente l’età in cui i bambini hanno il primo contatto con la lingua straniera. Questo perché? Perché empiricamente è ormai assai diffusa la convinzione che il bambino impari più facilmente. Tuttavia, poiché tale convincimento non viene sostenuto dalle opportune conoscenze scientifiche si è cercato di adattare anche ai bambini in età prescolare metodi basati sulla linguistica (per approfondimenti Franco Fabbro Neuro pedagogia delle lingue e Il cervello bilingue – ed Astrolabio).

I risultati sono sotto gli occhi i tutti noi genitori:

  • i bambini non imparano a parlare in lingua straniera come invece potrebbero fare con una metodologia appropriata; nella migliore delle ipotesi imparano canzoncine di cui non sempre conoscono il significato o attraverso la semplice denominazione di figure attraverso le flash cards;
  • imparano a leggere e scrivere talvolta malamente; infatti, se per una lingua come l’inglese le cui regole di lettura sono totalmente diverse rispetto a quelle dell’italiano insegno a scrivere una parola o una frase prima che il ragazzino abbia imparato il suo significato e la sua pronuncia corretta, rischio di fuorviare anche in futuro l’acquisizione corretta dei suoni nella seconda lingua;
  • imparano per traduzione: la traduzione è una competenza specifica, non naturale e nemmeno banale da acquisire, altrimenti non esisterebbe una scuola ad hoc per interpreti e traduttori. Quando una lingua è imparata nel suo contesto, vale a dire naturalmente in full immersion, la traduzione diventa particolarmente difficile perché i campi pragmatico semantici non coincidono (per approfondimenti Traute Taeschner Il sole è femmina).

Ecco perché i nostri figli nella maggioranza dei casi non apprendono le lingue straniere a scuola in modo adeguato. Ecco perché l’Italia risulta essere molto indietro rispetto ad altri paesi Europei nell’acquisizione delle lingue straniere. Il metodo non è adeguato, la maggior parte degli insegnanti non è adeguatamente preparata/aggiornata.

Di questo noi genitori dobbiamo essere consapevoli se vogliamo che i nostri figli abbiano un domani le stesse opportunità dei loro coetanei finlandesi, svedesi, tedeschi ecc

See you all in the next adventure!


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