8 Aprile 2013 ARTICOLI

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Robert Capa a Palazzo Reale

Se avete la tessera Abbonamento Musei, vale davvero la pena andare a visitare questa retrospettiva. Ne vale la pena anche se non avete l’abbonamento, in fondo il biglietto costa solo 8 € e include l’audioguida. Robert Capa è stato uno dei fotografi più famosi e più importanti del 1900, il suo lavoro è stato raccontare le guerre con le immagini.

Capa ha fotografato Trotsky, la guerra civile spagnola, il secondo conflitto mondiale, la resistenza della Cina all’invasione da parte del Giappone, il primo conflitto Arabo-Israeliano, la guerra di Indocina. Ha documentato con grande maestria ben cinque conflitti ed è rimasto ucciso nell’ultimo.

Oltre a una stragrande maggioranza di scatti in periodi bellici, ha anche eseguito ritratti di personaggi famosi e quegli scatti ve li ricorderete senz’altro, perché almeno una volta nella vita avrete visto Picasso mentre regge l’ombrello parasole a sua moglie o Hemingway che sorride. Quegli scatti sono opera di Capa.

Le opere sono 97, si trovano in un’ala del Palazzo Reale, perciò con l’occasione è anche possibile apprezzare un pezzetto di questo maestoso palazzo, nostra ricchezza inestimabile.

I bambini fino ai 12 anni entrano gratis, tra i 13 e i 18 pagano la tariffa ridotta (5 €) e oltre i 18 il costo è di 8 €. La visita, se seguita con l’audioguida, dura circa 30 minuti.

Noi siamo andati con Anna a spalle e Elena in passeggino. Non c’era molta folla, faceva molto freddo, pur essendo ad aprile. Ci siamo muniti di audioguida e via, a visitare. Le tre sale sono come corridoi, l’allestimento è semplice, chiaro ed efficace. La guida è sintetica quanto basta e questo perché con la fotografia di reportage (specie se di guerra), c’è davvero poco da spiegare.

Credo sia una mostra da far vedere ai propri figli. La guerra civile spagnola, con la spiegazione di cosa sia una guerra civile, la guerra mondiale, con immagini tipo quelle dello sbarco, che fanno scendere le lacrime per la loro spietatezza, la guerra arabo-israeliana con i profughi e i sopravvissuti, tutto questo insieme mi ha permesso di raccontare ad Anna pezzi di storia che non sentirà più raccontare dai nonni, come è successo a me, ma che la aiutano a capire cosa sia una guerra, cosa succede mentre se ne combatte una e a sentire la necessità di farsi un’idea personale riguardo a certe cose.

Anna ha avuto una reazione molto profonda di fronte agli scatti. Né morbosa, né distratta. Voleva proprio sapere, voleva sapere perché l’uomo, a un certo punto, imbraccia un fucile e spara a un concittadino o a un estraneo. Per lei questo è stato sorprendente, lei ancora pura, non sa nulla di cosa sia l’odio razziale, la speculazione economica, la sete di potere. Mi ha detto: “mamma, io non voglio mai vivere una guerra” e io mi sono sentita felice. Ho trovato quel commento così innocente carico di verità, ingenuità e amore.

Cari genitori, se i vostri figli sono alle superiori, ma anche alle medie, è bene che vedano. Devono sapere cosa c’è stato prima di loro, è giusto che imparino anche dalle immagini, tanto poi è buona parte di ciò che studiano sui libri di storia.

E’ giusto che imparino che, per vivere,  c’è anche qualcuno che scatta le foto durante le guerre e muore svolgendo la propria professione.


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