Buongiorno Anna, il comportamento di sua figlia mi fa pensare alla messa in scena di una ribellione che viene manifestata principalmente con i genitori e con i nonni, quasi volesse inviare un messaggio che si fatica ad interpretare.
Come dice Umberto Galimberti, i capricci sono “la manifestazione improvvisa e incontrollata di rabbia e aggressività, generalmente impotente, adottata come risposta ad una frustrazione”. A questo punto c’è da chiedersi quale sia la frustrazione che vive la bambina e, in proposito, faccio alcune ipotesi:
– mancanza di regole chiare e definite che contengano il suo comportamento?
– sente la mancanza della mamma, ipotesi che lei stessa propone nella sua lettera?
– difficoltà a riconoscere e gestire le emozioni negative?
– può essere stanca, annoiata, insoddisfatta perché si trova in luoghi, situazioni, compagnie, giochi non adatti a lei?
Credo che sia importante porsi queste ed altre domande per riuscire ad aiutare la piccola che, con il suo comportamento, sta dimostrando di non essere serena. I bambini non riescono a spiegare con le parole quel che sentono e che provano e lo mettono in atto cercando di mandare agli adulti i loro messaggi.
Ad esempio usando i capricci come mezzo di comunicazione possono dirci:
- Sto misurando il mio potere su di te: ti sto mettendo alla prova e devo capire fino a che punto posso arrivare. Non voglio dipendere del tutto da te, ma non voglio nemmeno essere più forte di te.
- Ho bisogno di sapere che posso fidarmi di te: devo capire se tu sei in grado di darmi dei confini che siano adeguati a contenere le mie paure e che allo stesso tempo mi permettano di esplorare l’ambiente
- Ho bisogno di sapere che tu mi vuoi bene: voglio controllare se sono al centro de tuoi pensieri, se mi vuoi bene in modo incondizionato
- Ti/Vi sto mettendo alla prova: voglio capire se quando dici NO fai sul serio o se posso infrangere le regole e se in casa siete tutti d’accordo o se qualcuno è più debole
- Rivendico la mia autonomia: è vero che sono piccolo ma se non posso fare proprio niente allora non crescerò mai
Inoltre abbiamo la tendenza a dare per scontato che i bambini conoscano e che riescano in autonomia a gestire le emozioni. Sicuramente i bambini provano emozioni, ma se non sanno cosa sono non sono in grado di gestirle e questo si traduce spesso in disagi, o meglio in sintomi, che ognuno può manifestare in modo diverso. Un bambino può apparire improvvisamente taciturno, o capriccioso, o agitato, o aggressivo; prova qualcosa che non riconosce e reagisce come può, nel modo che gli è più congeniale.
Il consiglio che mi sento di darle, pur non avendo un quadro chiarissimo della situazione, e che rivolgo sia a lei sia al papà, è di passare del tempo con la bambina giocando insieme. Dedicare a lei spazi di gioco che le permettano di conoscersi e di conoscervi non solo come genitori che puniscono e dettano regole, ma anche come compagni di gioco che educano in modo affettuoso e ludico.
Buon lavoro.