26 Gennaio 2018 L'ESPERTO RISPONDE

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Bimbo che piange ininterrottamente

Buonasera,
mia sorella che ha partorito da 50 giorni e da 40 che mio nipote piange di continuo e disperatamente.
Vi chiedo aiuto perché anche mia sorella piange insieme a lui.
Sara

Cara Sara,
la tua domanda colpisce nella sua essenzialità: il pianto attiva il nostro cervello antico! Sì perchè nella storia dell’evoluzione molto prima che esistesse un cervello razionale, esisteva già quello emozionale. Ancora adesso sentire piangere un bambino o una persona con cui abbiamo un legame affettivo ci spaventa, ci fa sentire impotenti e nello stesso tempo ci chiede di farlo smettere.

I neonati utilizzano il pianto come principale forma di comunicazione oltre quella corporea legata ad espressioni del volto, movimenti, cambiamenti di colore e temperatura. I motivi del pianto sono quindi molto diversi e spesso non così gravi da dover destare allarmismo nei genitori. La prima cosa da fare quindi è porsi in posizione di ascolto, osservare come si manifesta il pianto, quando compare, con che caratteristiche, da che segnali è preceduto, cosa lo calma (la voce, il contatto, il calore, il contenimento…) e cercare di restare sereni, cantare, regolare il respiro, utilizzare la nostra capacità di ragionamento ed astrazione di adulti che riescono a comprendere l’assenza di pericolo imminente. Il pianto del neonato richiede sempre una risposta perché nasce da un bisogno ma non si muore di pianto: mentre il bambino può temere qualcosa di molto grave l’adulto deve ricordarsi che la situazione è assolutamente normale e cercare di spiegarlo con atteggiamenti e parole al piccolo.

Accade talvolta che la mamma non riesca a gestire il pianto perché lei stessa ne è sovrastata. La maternità è uno dei periodi più critici nella vita di una donna; in particolare, i mesi che seguono la nascita di un figlio costituiscono un momento di aumentata vulnerabilità allo sviluppo di modificazioni dell’umore in senso depressivo, che possono variare dal maternity blues alla psicosi postpartum. Le cause di questi disturbi sono ancora poco chiare; tuttavia, i cambiamenti repentini e drammatici dei livelli ormonali che avvengono dopo il parto suggeriscono un ruolo importante dei fattori ormonali nel determinare le alterazioni dell’umore post partum.

La mamma di un neonato, soprattutto lo allatta al seno, ha bisogno a sua volta di accudimento da parte delle altre donne della famiglia e del partner. Ha bisogno di aiuto pratico nelle cose di casa in modo da potersi dedicare totalmente al bambino e soprattutto ha bisogno di sentire intorno a lei persone fiduciose, certe che, pur essendo un periodo molto faticoso, tutto quello che lei sta facendo è giusto. La mamma meglio di chiunque sa cosa chiede il suo bambino se solo le viene rinforzata la potenza del suo istinto primario.

Quindi cara Sara, fai con tua sorella quello che vorresti lei facesse con il suo bambino: ascoltala, coccolala, sussurrale che tutto va bene così com’è, punta l’attenzione sugli aspetti piacevoli, con serenità e fiducia, senza giudizio o attese e vedrai che presto si sentirà meglio. Se potete cercate un consultorio o un gruppo di mamme “esperte” in modo da avere un riferimento vicino e se necessario non esitate a rivolgervi ad un medico o ad uno psicologo per il supporto necessario.

Cari auguri di buona crescita

Alessandra

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