11 Febbraio 2015 L'ESPERTO RISPONDE

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Dopo l’arrivo del fratellino rfiuta la scuola con urla e pianti

Salve, con l’arrivo del fratellino, mio figlio di cinque anni e mezzo, dopo essere andato normalmente alla scuola materna nella settimana successiva alla nascita, ha cominciato a manifestare momenti di tristezza (così lui li definisce) e a rifiutare categoricamente la scuola, con urla, crisi di pianto e grida disperate. Inizialmente abbiamo deciso di lasciargli un po’ di tempo ma ora la situazione si è aggravata e non accetta nemmeno di fare un nuovo inserimento (proposto dalle gentili maestre). Ora sono un po’ preoccupata perché per farlo tornare dovrei usare le maniere forti e non vorrei che vivesse la situazione ancora peggio. Aggiungo che ho discusso con lui all’infinito, spiegandogli che anche il fratellino va ad un asilo nido, che la mamma lo andrebbe a prendere se si sentisse triste, che può chiamarmi quando vuole ecc… le parole non sono mancate ma non servono a nulla e temo che non mandarlo più a scuola sia un grosso errore. Cosa fare?

Cara mamma,

sì, purtroppo decidere di non mandarlo a scuola è stato un errore: il bambino ha ottenuto ciò che desiderava, ovvero non andare a scuola, e adesso non ha nessuna intenzione di rinunciare a questo privilegio.

Da quanto lei scrive, il bambino non ha manifestato questo tipo di desiderio in precedenza, ma solo in seguito alla nascita del fratellino. Non so da quanto tempo vada avanti questa situazione, ma sicuramente bisogna fare dei passi indietro: il bambino va riportato a scuola, anche se non vuole sentire ragioni. Spiegategli con parole semplici che ha un’età per cui deve frequentare la scuola materna, dove ha la possibilità di imparare tante cose che non può imparare stando a casa, che sono cose che lo aiutano a crescere, che le maestre e i compagni lo aspettano per giocare, divertirsi … Non lo sgridi se non vuole andare, lo accompagni, lo saluti amorevolmente, e gli dica in modo fermo che la mamma deve andare. Se a casa (non a scuola!) dovesse manifestare le crisi di cui lei parla, lo abbracci al fine di contenere la sua disperazione. A scuola deve accompagnarlo e andare via, standoci il meno possibile. Accolga la gentile proposta delle maestre di fare un nuovo inserimento e non dica al bambino che lo andrà a prendere se si sentirà triste e nemmeno che potrà chiamarla tutte le volte che vuole. Io non so come venga fatto l’inserimento nella scuola che frequenta suo figlio, ma faccio un’ipotesi: se la prima settimana frequenta dalle 9 alle 12, lei lo accompagna alle 9 e lo va a prendere alle 12 (senza tardare). Va a prenderlo prima, solo se la chiamano le maestre. Poi a casa, dedicherà il suo tempo nei limiti del possibile, soprattutto al primogenito attraverso letture, giochi e ciò che vi piace fare stando insieme; può anche coinvolgerlo nella cura del fratellino. Per quanto concerne le letture, ci sono molti libri sull’argomento: “I tre piccoli gufi” di Waddell e Benson (questo glielo consiglio vivamente), “Piccolo canguro” di Genechten e “No, no e poi no!” di d’Allancé.

Sicuramente la nascita del fratellino ha destabilizzato il più grande, ma non è detto che sia stato l’evento scatenante (anzi non credo). Probabilmente c’erano già delle difficoltà in precedenza che non sono state individuate. Normalmente, i bambini che hanno un fratellino continuano ad andare a scuola, magari fanno qualche capriccio in più, sicuramente si verificano delle regressioni, ma non hanno un rifiuto così forte. La causa o le cause scatenanti è più facile che risiedano nell’ambiente domestico che in quelle scolastico. In riferimento al comportamento regressivo (il non voler andare a scuola), le consiglio di mostrare al bambino delle fotografie di quando era piccolo e delle tappe successive della sua crescita, eventuali recite e gite scolastiche e commentarle insieme, indicando nelle immagini le sue conquiste e sottolineando l’importanza che hanno per mamma e papà, per dargli l’attenzione che si aspetta per via degli sforzi che ha compiuto per arrivare a come è oggi, cioè farlo sentire amato per come è ora. Inoltre, al mattino può agevolare la separazione ricorrendo a qualche oggetto transizionale che suo figlio può tenere in tasca durante le ore di scuola ( un pupazzetto, un foglietto su cui imprimere un bacio …).

Se la situazione non dovesse migliorare, le consiglio di rivolgersi ad una psicologa/psicoterapeuta per un’eventuale presa in carico.

Saluti dalla psicologa

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