13 Settembre 2016 L'ESPERTO RISPONDE

Flavia Cavalero

La dottoressa Flavia Cavalero è psicologa e psicoterapeuta. Cura la parte “psi” del sito www.psicomamme.it, svolge l’attività nel suo studio in via Bruino, 3 a Torino e si occupa di psicoterapia individuale e di gruppo nell'ottica del raggiungimento e del mantenimento del benessere psicologico. Riceve su appuntamento, tel. 333/3628327

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E’ meglio un genitore giocoso oppure un genitore serio?

Buongiorno, mia figlia di 4 anni la mattina mi chiede sempre di non andare al lavoro (e lei alla scuola materna) perché vuole stare con me e con la sorella di quasi 2 anni.

Le spiego che devo andare al lavoro a prendere i soldini e lei alla materna ad imparare tante cose belle (questo con un tono serio e comprensivo). Successivamente per smorzare la tristezza inizio a scherzare e giocare con lei, facendole il solletico o scherzando le dico di infilarsi nella mia borsa che la porto al lavoro con me (ma nessuno deve vederla!) e lei sorride perché palesemente non ci sta. Oppure le chiedo che mi saluti in modo buffo e simpatico (per esempio saltanto o facendo movimenti strani con le braccia…che la fanno ridere!) quando la vado a prendere all’uscita dalla scuola. E allora lei scoppia a ridere perché ovviamente sono richieste “ridicole” che non può rispettare in quanto lei timida ed introversa.

Concludo poi dicendole, tornando ad un tono serio ma delicato, che ora è arrivato il momento di andare al lavoro. Ci baciamo e le chiedo di salutarmi dalla finestra.

Lei resta in silenzio (un po’ triste) e si posiziona dalla finestra pronta a salutarmi.

Mio marito questa mattina mi ha detto che secondo lui sbaglio a comportarmi in questo modo, cioè a prendere “questo problema alla leggera”, perché “per Matilde è un disagio serio che la fa stare male il fatto di andare al lavoro mentre tu lo sottovaluti scherzandoci sopra” (parole sue).

Ho replicato dicendo che il mio comportamento non è dettato da un’incomprensione della “sofferenza” di mia figlia o dall’intenzione di sottovalutare il suo stato, bensì dalla volontà di smorzare la sua tristezza, orientando la sua attenzione su altri pensieri più simpatici, allegri ed evitare quindi che inizi a piangere e rimanga triste fino al mio ritorno.

Detto ciò mi chiedo: considerando che spesso e volentieri rido e scherzo con le mie figlie durante la giornata, facendo anche la buffona/il clown e loro si divertono e riesco di conseguenza a gestire anche situazioni di tensione o capricci, è sbagliato il mio comportamento? Davvero la bambina potrebbe pensare che io sottovaluti il suo dispiacere? Dovrei quindi affrontare determinate situazioni in modo più “adulto” e serio, spiegando che devo andare al lavoro e non c’è alternativa? Devo essere più fredda e meno sensibile?

Attendo un Vs aiuto.

Buongiorno Daniela,

praticamente tutti i bambini preferirebbero evitare l’asilo (e poi anche la scuola) e vorrebbero stare a casa, con tutta la famiglia … per capirci una settimana fatta di domenica … possiamo dar loro torto? in tutta sincerità piacerebbe molto anche a noi.
Freud chiamava questo fenomeno “principio del piacere” fortemente presente nell’infanzia (e per tutta la vita, ma in modo “controllato”) e lo contrapponeva al “principio di realtà” che insorge più avanti nel tempo. Questo per dirle che le richieste della bambina sono del tutto nella norma.
Nel caso specifico è anche importante considerare la presenza della sorella, infatti Matilde potrebbe immaginare che voi restiate insieme in sua assenza e provare un sentimento di gelosia che non riconosce, ma che patisce. Questa è un’ipotesi che in base alla mia esperienza è importante non trascurare. La rassicuri sul fatto che lei va davvero a lavorare e le racconti cosa fa e con chi sta la piccola. Se le è possibile si ritagli un momento nella giornata solo per voi due, in modo da rassicurarla anche sul fronte della gelosia.
Le dico in tutta franchezza che, per quanto riguarda la modalità da lei adottata, ritengo che sia la migliore possibile
Davvero la bambina potrebbe pensare che io sottovaluti il suo dispiacere? No, la bambina si sente accolta nella sua difficoltà, compresa e anche sostenuta, in modo non gravoso e giudicante, bensì affettuoso e sdrammatizzante
Dovrei quindi affrontare determinate situazioni in modo più “adulto” e serio, spiegando che devo andare al lavoro e non c’è alternativa? No, perchè la bambina ha quattro anni e non si può pretendere che capisca un ragionamento complesso e adulto. In quel caso si rischia di adultizzare anzitempo la bambina e di chiederle uno sforzo che non può sostenere.
Devo essere più fredda e meno sensibile? Credo che questa non sia una domanda, ma la considerazione a cui lei stessa è arrivata, la leggo come una conclusione “se mi comportassi diversamente mi sentirei una madre fredda e insensibile” … piacerebbe a nessuno una madre così.
Spero di esserle stata di aiuto.
Buon lavoro!

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