Gentile mamma Elisa,
ringraziamo noi per l’opportunità che ci dà lei. È stupefacente quanto bambini ancora piccoli mostrino tutta la complessità di una personalità che è sì in formazione ma è già ricca di sfumature, in cui si alternano aspetti più teneri ad altri più prepotenti.
E a mano a mano che sperimentano maggiori autonomie, si ritrovano a oscillare tra comportamenti che sembrano opposti, scoprono così quell’ambivalenza che è tipica dell’animo umano. La sua bambina è un po’ piccola e un po’ “grande”, entrambi hanno degli aspetti piacevoli e allora come decidersi? Solo col tempo, nel confronto con le persone per lei più importanti, quelle stesse che sono così impegnate a chiedersi se fanno abbastanza.
Possiamo risponderle che se lo chiedono tanti genitori e se lo chiede anche la sua bambina.
Talvolta le reazioni di esasperazione sono infatti una forma di severità e intolleranza nei confronti della propria sensibilità: “è mai possibile che sono così stanca oppure che non riesco a farmi capire? Sono grande oramai!!!”
Le chiediamo dunque di prestare attenzione alle vostre reazioni di fronte ai comportamenti della sua bambina, sia quando è molto tenera e matura sia quando si butta a terra.
Come si sente mamma quando la lascia comunque a scuola pur con la sua espressione desolata?
Come si sente nonna di fronte a un secco no? E papà quando urla?
Le vostre reazioni le raccontano cosa significa per voi vederla diventare grande, quali sono i confini che ci si può e deve dare. Traspare molto affetto nella mail, il piacere di aspetti dolci, la voglia di comprendere la fatica di crescere. La comprensione passa anche attraverso quei confini, chiari, espliciti, lineari.
Un atteggiamento fermo che possa spostare l’attenzione e valorizzare i comportamenti positivi è un buon inizio.
Ad esempio, quando c’è un secco rifiuto, le si può far notare che forse una domanda può averla colpita perché, non so, facciamo degli esempi, era presa dal fare altro, il tono era troppo forte, vuole attenzione ma dire no in quel modo non l’aiuta, perché concentra tutta l’attenzione in modo negativo sulla chiusura e non sulla motivazione, che pure c’è.
Intervenire prima che ci sia un’escalation di rabbia, ad esempio, distraendola e sottolineare che le si vuol bene solo quando prova a calmarsi nel giro di poco o è riuscita a non urlare, farebbe piacere a chiunque.
Speriamo di esserle stati d’aiuto.
In bocca al lupo.