4 Gennaio 2018 L'ESPERTO RISPONDE

Flavia Cavalero

La dottoressa Flavia Cavalero è psicologa e psicoterapeuta. Cura la parte “psi” del sito www.psicomamme.it, svolge l’attività nel suo studio in via Bruino, 3 a Torino e si occupa di psicoterapia individuale e di gruppo nell'ottica del raggiungimento e del mantenimento del benessere psicologico. Riceve su appuntamento, tel. 333/3628327

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Incapacità relazionale del figlio maggiore

Buongiorno, ho due figli, uno di 7 e l’altro di 4 anni.
I bimbi sono diametralmente opposti in carattere, giochi, gusti alimentari, fisionomia ecc.
Il più grande ha problemi relazionali con i suoi coetanei ma in generale con tutti, e di questo ce ne siamo accorti tutti fin dai tempi dell’asilo.
Solo intorno ai due anni, ma solo con gli adulti amava il dialogo. Abbiamo fatto presente alle insegnanti dell’asilo la nostra sensazione e abbiamo avuto conferma che il bimbo si relazionava molto con le insegnanti, ma non con i compagni, giocando sempre in disparte, definendo i giochi degli altri sciocchi.
In qualche occasione sotto sua richiesta sua abbiamo invitato alcuni compagni sia singolarmente che a piccolissimi gruppi di 2/4 compagni. Nell’immediato sembrava funzionasse a farlo interagire ed era contento, ma a breve si è rinchiuso nuovamente in se stesso e gli altri si sono presto stufati di cercarlo, contemporaneamente il fratellino stava crescendo e attirando le attenzioni di tutti, data la forte personalità.
Alle elementari ha iniziato con forte entusiasmo, perché pur avendo i soliti compagni, la classe era meno numerosa, e gli dava molta soddisfazione imparare, in oltre l’ambiente ad eccetto della ricreazione era non “discriminante”.
Questa estate lo abbiamo mandato ad un campus di 10 giorni con corso di nuoto annesso, vicinissimo a casa che lo impegnava poche ore, ma a parte il corso di nuoto che gli è piaciuto, ha vissuto malissimo il resto del tempo in cui i bambini venivano lasciati liberi, era molto arrabbiato, non era a suo agio, non ha giocato con nessuno (da lontano lo abbiamo spiato ed effettivamente era triste e in disparte). Abbiamo deciso di non insistere con altre esperienze perché la viveva come un allontanamento forzato dai nonni ed era geloso del fratello che stava a casa.
Ad oggi che la scuola è iniziata da un mese vive male con i compagni che ormai lo trattano da bersaglio, e dall’inizio della scuola di notte torna nel nostro lettone.
In qualsiasi occasione se io o mia moglie parliamo con un amico, o un conoscente lui fa di tutto per attirare la nostra attenzione facendo il maleducato e indisponente. Se si trova ad una festa con altri bimbi, il suo unico modo di giocare diventa rincorrere il fratello, e non appena il fratello fa amicizia con qualcuno, perché il fratello è molto esuberante ed anche socievole, o si separa e torna ad essere solo oppure gli scatta la rabbia/gelosia e finisce che uno dei due si fa male.
Abbiamo provato a insegnargli a non farsi mettere sotto dagli altri e a “prendere ” dalla vita ciò che vuole, ma mi rendo conto che non funziona.
Devo ammettere che non siamo mai riusciti a coinvolgerlo in attività sportive, calcio, bicicletta neppure in forma di gioco, lui veniva attratto solo dai lavori manuali, e che abbiano un senso, non giochi, come: pulire il prato, tagliare l’erba, curare l’orto, fare da mangiare. Pensi che gli ho comprato una macchinina elettrica con il rimorchio e lui la usava unicamente per lavorare, non per giocare.
Ho cercato di fare un quadro del problema, per il resto è un bimbo che ama stare in famiglia, (a parte la gelosia per il fratello), non ama i cambiamenti, è sempre stato piuttosto preciso e a detta anche del pediatra è sempre stato un bimbo con la testa più avanti dei suoi coetanei. Emotivamente accettava le coccole solo dalla mamma e neanche troppo, da quando è arrivato il fratello si è aperto anche a me, ma con moderazione. Ha un carattere molto difficile, non sempre si capisce quello che realmente vuole trasmettere, è permaloso, e si impunta se succede qualcosa che non va come pretendeva. Adora avere il nonno tutto per se, ama i giochi dei parchi divertimenti, gli piacciono i filmati tipo Paperissima, gli piace fare i dispetti in casa, ed esige sempre spiegazioni approfondite su ciò che lo circonda.
La ringrazio in anticipo per il vs consiglio, io e mia moglie non pretendiamo che diventi un animatore, ma semplicemente che non viva male la sua quotidianità con gli altri.
Saluti Massimo

Salve signor Massimo, seguendo il suo scritto in cui lei fa riferimento alla gelosia per il secondogenito direi che possiamo partire proprio da lì. Spesso propongo alcune domande che non avranno una risposta come seguito della nostra conversazione, ma servono da stimolo per contestualizzare la questione che mi viene proposta. Ecco le prime per lei:

  • Quando è nato il secondogenito il primo figlio aveva tre anni, cosa è cambiato nella sua vita con l’arrivo del fratellino?
  • E’ probabile che abbia dimostrato la sua gelosia fin da subito, quali strategie avete utilizzato per aiutarlo a superare questo momento per lui delicato?
  • In quale modo oggi dimostra la gelosia verso il fratello?
  • Avete già affrontato con lui l’argomento, ovviamente rispettando la sua età e non colpevolizzandolo?
  • Quanto tempo viene dedicato alluno e all’altro dai genitori, separatamente?
  •  Lei racconta che “dall’inizio della scuola di notte torna nel nostro lettone” … torna nel senso che era un’abitudine? Forse anche il fratellino fa così?

Vi invito a riflettere su queste domande che sono innanzitutto alcune suggestioni che potrebbero esservi utili per analizzare la situazione.
Mi sembra di leggere tra le righe che il bimbo sia molto legato al nonno che potrebbe svolgere un lavoro di ponte, di collegamento, tra lui e il fratellino, giocando contemporaneamente con loro.
Infine mi hanno colpito due sue affermazioni che potrebbero essere collegate, una è che “lui veniva attratto solo dai lavori manuali e che abbiano un senso, non giochi”, l’altra è quanto vi ha detto il pediatra, “è sempre stato un bimbo con la testa più avanti dei suoi coetanei”. Potrebbe trattarsi di un bambino particolarmente intelligente che, di conseguenza, si annoia con i coetanei e con i giochi adeguati alla sua età anagrafica. In merito a questo, vi consiglio di parlare in primis con i suoi insegnanti per capire se hanno notato sue particolari capacità scolastiche; in questo caso potrebbe essere utile una valutazione psicologica e i conseguenti consigli del professionista.
Ovviamente una situazione non esclude l’altra e la consulenza vis à vis con un professionista che possa analizzare a fondo con voi il contesto familiare potrebbe risultare molto utile.
Cordialità

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