27 Giugno 2013 L'ESPERTO RISPONDE

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Mio figlio e’ aggressivo

Buon giorno, vorrei parlare del comportamento che mio figlio Daniel  di 7 anni e mezzo ha da un periodo di circa 6 mesi… e anche più.. con noi genitori se gli si chiede di fare qualcosa tipo lavare i denti mettersi il pigiama.. o altro e quasi sempre no la risposta e se insistiamo ci risponde di brutto. Devo aggiungere che da due anni c’è anche la sorrellina e sono forse convinta che sia quello il problema.

E’  arrivato anche a picchiare altri bimbi della sua scuola, e questo mi preoccupa, in più si  rifiuta di fare sport. Noi lavoriamo entrambi su due turni quindi ci si alterna,  e’ difficile seguirli tutti e du, ma facciamo di tutto per non fargli mancare nulla. Daniela  e’ molto vivace e sveglio, ma non vorrei che la sua rabbia peggiori! Anche fare i compiti è una tragedia, siamo sul ciglio dell’esaurimento!

La prego mi dia un consiglio per far vivere sereno il mio bambino

Grazie Lu

Cara Lu,

dalla sua esposizione si denota una forte oppositività del bambino nei vostri confronti: ogni cosa che voi gli proponete (sport, compiti …) o gli dite di fare (lavarsi i denti, indossare il pigiama …) la risposta è no.

Questo tipo di comportamento, solitamente è dettato da una forte rabbia, che Daniel ha preso a manifestare anche a scuola picchiando i compagni.

L’aggressività è un impulso da educare, se mal gestita può diventare, come nel caso di Daniel, energia distruttiva per sé e per gli altri. Il  bambino deve imparare a riconoscere le tendenze aggressive dentro di sé, in altre parole, a dare un nome ed un significato alle azioni che mette in atto e trasformarle prima in emozioni e poi in intenzioni. Quindi bisogna attuare una trasformazione dall’azione al pensiero, che consenta al bambino di accettare l’aggressività come una parte di sé e di conseguenza controllarla.

Questo processo di elaborazione mentale avviene nei bambini in modo molto semplice e naturale attraverso il gioco e il sogno, in quanto queste due “attività” permettono di rappresentare a livello simbolico i piccoli conflitti interiori. Ma il gioco e il sogno da soli non bastano, è necessario l’intervento quotidiano dei genitori, affinché il bambino possa imparare a controllare gli impulsi e le reazioni emotive. L’intervento genitoriale consiste nel “giocare” l’aggressività (utilizzando un giocattolo come un peluche, un robot, un dinosauro, un bambolotto … che agisca la rabbia), nel lavorare sulla motricità (“se sei arrabbiato tira dei pugni forti al cuscino, batti i piedi forti per terra, ti sentirai meglio”), nel leggere libri che raccontano storie di personaggi che affrontano situazioni simili a quelle che il bambino sta vivendo, nel contenere fisicamente ed emotivamente Daniel (“sei arrabbiato, ti abbraccio, stringimi e cerca di rilassarti”). Quest’intervento, però, bisognava attuarlo già quando Daniel era più piccolo, adesso quindi occorre recuperare. Anche le reazioni dei genitori ai primi comportamenti aggressivi, ostili, di gelosia e di rabbia del bambino rivestono un ruolo determinante. Se questi comportamenti vengono repressi, ignorati o gestiti con risposte aggressive da parte del genitore (ad esempio uno schiaffo o urla) il bambino non comprende come gestire i propri impulsi sentendosi conseguentemente confuso e smarrito. Di pari importanza è il clima emotivo che il bambino respira in famiglia. I genitori rappresentano per i figli un esempio da cui apprendere, quindi diventa importante ciò che il bambino vede in famiglia: i genitori devono dimostrare di accettare la propria aggressività come impulso naturale, che si può esprimere in modo utile e non distruttivo; il bambino non imparerà mai se vede che il genitore ha un atteggiamento prepotente o urla.

L’aggressività eccessiva influisce negativamente sulla qualità di vita del bambino e sul suo sviluppo affettivo e sociale. Il rischio per il vostro bambino è che l’aggressività, in quanto energia, possa diventare patologica in età evolutiva, se mal gestita, e favorire la formazione di disturbi quali l’iperattività o i comportamenti oppositivo-provocatori.

L’iperattività consiste in un aumento dell’attività motoria, in un’irrequietezza che è ben diversa dalla vivacità e che si manifesta attraverso comportamenti come il non riuscire a stare seduti per più di qualche minuto o il camminare nervosamente su e giù per la stanza (per esempio la classe). Questa irrequietezza può interferire negativamente sull’attenzione e sull’apprendimento e quindi sul rendimento scolastico, sull’autostima e sulla motivazione allo studio.

I bambini con comportamenti oppositivo-provocatori presentano un atteggiamento aggressivo-distruttivo, disobbediente, provocatorio e ostile verso le figure di autorità. Il bambino spesso è arrabbiato, rancoroso, dispettoso e vendicativo, è suscettibile e facilmente irritabile, litiga con gli adulti, sfida attivamente le regole e si rifiuta di rispettarle, accusa gli altri per i propri errori. Tenga presente che gli anni dello sviluppo sono contrassegnati da un crescente senso di individuazione e autonomia, di conseguenza l’ostinazione fino a sei anni è normale; se oltre i sei anni supera certi limiti, si può pensare ad un disturbo oppositivo-provocatorio.

In mancanza di un intervento adeguato, per il bambino potrebbe diventare “normale” comportarsi in questo modo, fino a sviluppare già in preadolescenza problematiche antisociali, vandalismo, bullismo ed abuso di sostanze.

Per fornire una risposta più precisa ed attinente al vostro caso, avrei bisogno di ulteriori informazioni, importantissime. La nascita della secondogenita può aver influito su una situazione già problematica, però non posso aggiungere altro, perché mi mancano le informazioni riguardanti il comportamento di Daniel nei confronti della sorellina e il vostro modo di relazionare con entrambe. Temo che la situazione vi stia sfuggendo di mano:

Daniel manifesta questo suo atteggiamento oppositivo quasi sempre e, per di più, voi genitori siete sul “ciglio dell’esaurimento”; forse ci sono conseguenti reazioni di rabbia da parte vostra, peraltro comprensibili (come un gatto che si morde la coda). Anche qui, non posso aggiungere altro, perché occorrono informazioni dettagliate inerenti le vostre risposte alle provocazioni di Daniel.

Inoltre, se non l’avete ancora fatto, vi consiglio di chiedere un colloquio alle maestre, per sapere come Daniel relaziona coi coetanei e con le maestre, e come si comporta a scuola in generale.

Vi consiglio di aiutare Daniel affinché riesca ad educare la sua aggressività dirompente, utilizzando i suggerimenti che trovate esposti in questa mia risposta. E soprattutto di educare la pulsione aggressiva a livello familiare: come ho già scritto l’esempio che voi date è importantissimo. In ultima analisi potete rivolgervi ad uno psicoterapeuta che vi prenda in carico. Non dimenticate che in famiglia c’è anche una bimba piccola che non vive con serenità questa situazione e tutto quello che riuscite a fare per Daniel, si ripercuote positivamente sulla sorellina.

Spero di esservi stata utile e ricontattatemi se ne sentite il bisogno.

Saluti dalla psicologa

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