27 Ottobre 2014 L'ESPERTO RISPONDE

Flavia Cavalero

La dottoressa Flavia Cavalero è psicologa e psicoterapeuta. Cura la parte “psi” del sito www.psicomamme.it, svolge l’attività nel suo studio in via Bruino, 3 a Torino e si occupa di psicoterapia individuale e di gruppo nell'ottica del raggiungimento e del mantenimento del benessere psicologico. Riceve su appuntamento, tel. 333/3628327

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Non rispetta le regole

Gentile Dottoressa, sono la mamma di un bambino di quasi 7 anni che frequenta la II elementare.

Il problema è il suo comportamento a scuola: non rispetta le regole, è insofferente per le novità (es cambio di aula per andare in quella con la lavagna multimediale), disturba i compagni, vuole stare sempre al centro dell’attenzione, ogni scusa è buona per farsi sgridare, non riesce ad inserirsi nei gruppi di bambini  numerosi (es compleanni, lui si rilassa sempre alla fine quando si rimane in pochi, ma quando si è tutti fa i dispetti per attirare l’attenzione), ma preso con 2, 3 bambini va tutto bene. La maestra dice che è una difficoltà nel rapportarsi, ma a scuola potrebbe essere uno dei migliori se non si comportasse così. Se loro provano a prendergli il quaderno per scrivergli una “nota” fa da matti, comincia a disperarsi, dicendo che poi non vuole la punizione, che poi lo sgridiamo… Ma noi, la max punizione che abbiamo dato, è avergli tolto la televisione o i giochi sul telefono (che
doso, comunque) e neanche i giochi che tanto non gioca tanto. E’ naturale che gli facciamo ramanzine sul comportarsi bene a scuola, ma niente di traumatico!  Legge molto bene, è intelligente, apprende subito, lavora sia in classe che a casa, a casa è anche scrupoloso, vuole finire tutto e fa anche compiti per i gg dopo (ma quando deve inventare parole di sua fantasia fa scenate… Va meglio con le frasi se ha una parola da cui partire). Insomma, non ha disturbi di apprendimento ma disturbi nelle relazioni. La psicologa della scuola ancora non è reperibile, proverò con il chiedere consiglio a una sua maestra dell’asilo ed ad un’altra maestra delle materne  con tanta esperienza.
La maestra delle elementari ha detto che un aiuto psicologico la aiuterebbe, perché non sappiamo se sia meglio accentuare la sua vena di protagonismo o reprimerla.. Anche quando è il suo turno di fare l’aiuto maestra fa comunque arrabbiare… A casa, comunque, si gestisce bene, è affettuoso, giocherellone, senza disturbi del sonno. Grazie

Buongiorno Federica, come spesso accade attraverso una lettera è difficile riuscire ad ottenere tutte le informazioni necessarie per ipotizzare un quadro che rappresenti bene la situazione. In questo caso specifico chiederei se il bambino manifesta questi comportamenti già dalla prima classe, se ha frequentato l’asilo, se oltre alla scuola frequenta altri bambini, se è figlio unico, se sono accaduti eventi che possano in qualche modo averlo turbato. Purtroppo i limiti della corrispondenza non permettono di fare un discorso mirato e si può dare una risposta “in generale” sperando che possa comunque esserle di aiuto.

Se la questione, come ipotizzato dalla maestra, è quella di una difficoltà relazionale, il primo luogo in cui è necessario intervenire è la famiglia. La scuola viene infatti spesso utilizzata dai bambini come teatro in cui rappresentare i propri disagi che, a 7 anni, è molto probabile che abbiano un’origine familiare. Questo non vuol, per forza, dire che a casa ci siano gravi problemi, ma può voler dire che la relazione che il bambino ha instaurato con la famiglia non sia più adeguata alle sue necessità. Dal comportamento che manifesta appare evidente la difficoltà di accettare i no, i divieti, le regole. Lei specifica che le vostre punizioni sono “niente di traumatico” ma quando si va a punire un bambino solitamente lo si fa proprio togliendo ciò che per lui è importante. Forse è giunto il momento di lavorare più sul rinforzo che sulla punizione. Lei parla anche di giochi sul telefonino: di chi è? Il bambino possiede già un cellulare? Approfitto di questa occasione per dire che (e magari non è proprio questo il caso) a 7 anni non è necessario che un bambino possieda un cellulare, nè che utilizzi quello dei genitori per giocare tutti i giorni. Piuttosto che punire il bambino togliendo il cellulare, lo si può premiare permettendogli una tantum di giocarci.

Quello che voglio dire è che un’educazione impartita sul togliere, quando i bambini stanno crescendo, è spesso meno incisiva di un’educazione impartita sull’aggiungere, in base alle capacità che il bambino man mano acquisisce. Nel primo caso non si aiuta a crescere e a conquistare, cosa che avviene nel secondo caso.

Un colloquio con un collega potrebbe sicuramente esserle di aiuto per impostare una modalità di comportamento familiare che sostenga suo figlio.

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