10 Novembre 2017 L'ESPERTO RISPONDE

LABirINTO

Le dottoresse Nota e Garritano psicologhe, e Daniela Meschieri, psicologa e psicoterapeuta, propongono percorsi di gruppo, consulenze, valutazione cognitiva, per promuovere il benessere emotivo-cognitivo dei bimbi e dei loro genitori. Per contattarle [email protected] o 340/87.15.241

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Non vuole mangiare alla scuola materna

Buongiorno, mio figlio ha 3 anni e a scuola non vuole mangiare.
Chiedevo, ho paura di lasciarlo dalle 8 alle 16.00 senza toccare cibo. Può succedergli qualcosa? Oppure mi sto solo preoccupando?
Vi prego di aiutarmi
Grazie

Cara mamma,
molti bimbi, soprattutto durante i primi momenti di ambientamento a scuola, esprimono il loro disagio e la loro rabbia rifiutandosi di mangiare. Per molti è una reazione al cambiamento che stanno affrontando.

L’ingresso a scuola rappresenta una fase di passaggio importante: nuovi adulti a cui fare riferimento, spazi diversi, bimbi nuovi con cui interagire… Questo processo di conoscenza per ogni bambino è un processo complesso dal punto di vista emotivo; si scontrano emozioni contrastanti, da una parte la voglia di giocare con i bambini, dall’altra la rabbia per dover stare lì senza mamma e papà, o ancora: la voglia di sperimentarsi con i nuovi giochi, ma dall’altra la paura di un ambiente nuovo. I bambini come gli adulti pensano, e le domande che possono frullare nella loro testa in questo periodo sono molteplici, ecco alcune: mamma e papà torneranno a prendermi? perché devo stare qua senza di loro? riuscirò a dormire in un letto diverso da quello di casa? mi posso fidare delle maestre?

La reazione ad un cambiamento cosi importante può essere diversa; alcuni bimbi iniziano a svegliarsi di più la notte, altri sono più capricciosi a casa, altri ancora non riescono ad addormentarsi ed alcuni manifestano una reazione di rifiuto del cibo.
In quest’ultimo caso, le reazioni possono essere differenti, alcuni bimbi scelgono di mangiare solo un alimento come il pane o la frutta e nient’altro, altri non mangiano assolutamente nessun cibo che viene proposto.

In questi casi è fondamentale un gioco di squadra tra genitori ed insegnanti, dove è necessario non avere paura che il bimbo non mangi.
Ci spieghiamo meglio. Sicuramente non accade nulla se un bimbo salta il pranzo, sicuramente recupererà i pasti successivi.
L’attenzione dei genitori e degli insegnanti non deve focalizzarsi sul fatto che lui abbia mangiato o meno. Il bimbo non deve sentire alcuna preoccupazione da parte degli adulti.
Sta esprimendo il suo disagio e la sua rabbia durante il momento del pasto.
Non mangia perché non è sereno, ha bisogno di tempo per fidarsi e conoscere il nuovo ambiente.
In genere, quando il bimbo inizia ad essere più sereno a scuola, inizia anche a mangiare, assaggiando prima dei pezzi di qualcosa in piccole quantità, e poi via via quantità più grosse.
Alcuni bambini hanno bisogno di qualche settimana, altri di qualche mese.
Per poter condividere il cibo con i propri amichetti, il suo piccolo avrà bisogno di un po’ di tempo per ambientarsi, elaborare i processi di separazione dalle figure genitoriali, fidarsi del nuovo ambiente, ed è importante che gli adulti intorno a lui rispettino i suoi tempi.

Occorre adottare alcuni accorgimenti per aiutare il bimbo nel momento del pasto a scuola. Innanzitutto il bimbo deve frequentare regolarmente il suo orario, indipendentemente dal fatto che lui mangi o meno. Se lo si va a prendere prima e gli si dà il pasto a casa, al ritorno da scuola, non lo si aiuta, anzi si va a rafforzare il suo rifiuto nei confronti del cibo.

E’ importante che le insegnanti non comunichino davanti al bimbo se ha mangiato o meno ma trovino altri canali di comunicazione con i genitori.

Occorre evitare di dire al bambino che “deve” mangiare o assaggiare; l’atteggiamento più funzionale è quello della “proposta”, vale a dire le insegnanti proporranno come per gli altri bambini il piatto e sarà lui che sceglierà quel giorno se mangiare o meno.

Le sue preoccupazioni sono comuni a molte mamme; il cibo desta sempre tanti timori. L’alimentazione non è solo nutrimento, ma relazione, gioco, armonia.

Un’ultima cosa. Se ci pensa, il fatto che un bimbo non mangi desta molta attenzione tra gli adulti; il bimbo con il suo comportamento raggiunge un obiettivo ben preciso che è quello appunto di attirare maggiormente l’attenzione, in particola modo del genitore, e preoccuparlo. E’ necessario che il bimbo percepisca di essere pensato dagli adulti non solo per quello che mangia o meno, ma per quello che fa o non fa, per come si diverte, per come sta con gli altri bimbi.

Ci auguriamo di esserle stata d’aiuto.

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