27 Ottobre 2009 L'ESPERTO RISPONDE

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Perchè mio figlio non si difende?

Buongiorno,
sono la mamma di due gemelli di 8 anni.
Sono entrambi tranquilli e a scuola vanno bene, in casa cerchiamo di avere molto dialogo, sono entrambi abbastanza timidi, specialmente uno dei due che è piuttosto chiuso e fatica a fare amicizia.
Ultimamente ha espresso il desiderio di iniziare a giocare a calcio, e così ha iniziato, ma dopo pochi giorni ci ha riferito che un suo compagno, lo picchia quando sono nello spogliatoio, e lui non reagisce.
E’ successo già due volte in pochi giorni, io e mio marito abbiamo cercato di capire perchè non si difende, ma lui piange e risponde che non lo sà, non sappiamo come comportarci, non riusciamo a capirlo, vediamo che è dispiaciuto, ma non sappiamo come aiutarlo.
Abbiamo parlato a lungo con lui, ma senza capire cosa pensa veramente.
Lui è molto contento di far parte di una squadra, e non vorremmo farlo smettere, per evitare di essere picchiato ancora, abbiamo detto l’accaduto al responsabile, già in occasione della prima volta, ma ovviamente non ci può essere un adulto per tutto il tempo in cui restano nello spogliatoio e così è successo di nuovo, adesso ovviamente siamo preoccupati di quanto potrà succedere la prossima volta.
Cosa dobbiamo fare?

Cara Patrizia,
capiamo il vostro dispiacere nel vedere le difficoltà del vostro bambino.
La cosa più importante è che lui continui ad andare a calcio, visto che è così contento di far parte di una squadra, e che ci vada sapendosi difendere all’occorrenza.
Dovesse essere ritirato sperimenterebbe una soluzione di evitamento al problema, che lo porterebbe anche successivamente a reagire con la fuga nella situazioni difficili, piuttosto che con la “lotta”.
Probabilmente questi due gemelli “tranquilli, che a scuola vanno bene, che in casa hanno molto dialogo con i genitori e che sono entrambi abbastanza timidi”, non hanno una modalità relazionale particolarmente aggressiva, ma piuttosto incentrata al confronto e alla riflessione.
Questa modalità è certamente positiva e funzionale alla loro crescita, nonché determinante per avere un clima in famiglia disteso e armonioso (due fratelli maschi possono arrivare ad essere tra di loro molto litigiosi e conflittuali), ma in alcune occasioni, come avete ben visto, si rivela del tutto inefficace…
I vostri figli dovrebbero incominciare a sviluppare anche la modalità aggressiva, per saperla tirar fuori, come un asso nella manica, nel momento in cui diventa necessaria (per esempio quando devono difendere il loro “territorio”, in senso letterale e metaforico, quando devono difendersi dagli attacchi degli altri, quando sono in un contesto competitivo).
Insistiamo nel dire che talvolta (sempre privilegiando il dialogo e la riflessione come espressione più propria della loro personalità) la modalità aggressiva diventa necessaria per potersi realizzare ed esprimere in alcuni contesti della vita, e non va vista solo come una mera espressione di violenza o di incapacità al confronto.
Innanzitutto voi genitori dovete comprendere l’importanza e il valore della “modalità aggressiva” in certe situazioni, per poi iniziare ad insegnarla (naturalmente a modo vostro) ai vostri figli.
Il primo passo è chiedere a voi stessi: che rapporto abbiamo noi con l’aggressività?


Ricordiamo che lo Studio di Psicologia Relazionale offre la possibilità di avere un primo colloquio gratuito (individuale o di coppia) con una psicoterpeuta familiare su appuntamento.


Lo staff dello Studio di Psicologia Relazionale (Daniela Ciaramita – Barbara De Meo – Maria Cristina Peyrani) sono curatrici della rubrica Psicologia di Torinobimbi

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