5 Febbraio 2018 L'ESPERTO RISPONDE

Avv. Maria Ferrara

Titolare dello Studio professionale MF Legal Office che offre assistenza e consulenza legale sia in ambito giudiziario che conciliativo, con particolare riferimento al diritto di famiglia. Appassionata del proprio lavoro e “preda” di un guizzo creativo che la porta alla ricerca continua di nuove esperienze. Riceve su appuntamento nel suo studio di Via Baltimora, 90 a Torino tel. 011/197.193.38

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Separazione in regime di convivenza

Buongiorno,
convivo da circa 10 anni con la mia compagna, non in regime matrimoniale, e nostra figlia di 6 anni in un immobile di mia completa proprietà, sul quale ho un mutuo.
La mia compagna è proprietaria di un immobile che attualmente ha in affitto, tramite il quale riesce a coprirne il suo mutuo.
Come ho già accennato, non ci siamo mai sposati ma siamo semplicemente conviventi.
Il mio RAL è leggermente inferiore al suo, anche se l’immobile di mia proprietà di valore superiore al suo.
In questo specifico caso, vorrei capire come si potrebbe gestire la separazione.
Mi pare di aver capito che la decisione di un giudice propende, nella maggioranza dei casi, ad affidare l’immobile di residenza a chi ottiene l’affidamento dei figli – che nella quasi totalità dei casi, è la madre.
Durante alcune discussioni avvenute, lei ha espresso un paio di volte l’ipotesi di volersi trovare una residenza in affitto, poi una volta ha invece “minacciato” di non volere che la bimba si allontanasse dalla casa (dio me ne scampi) o che nemmeno lei ne sarebbe uscita.
La cosa che più mi preoccupa è che lei ultimamente sta avendo crisi di nervi, a partire da scenate di gelosia nei miei confronti, mi ha accusato persino di tradimento, e poi sfociate anche in reazioni assurde nei confronti della nostra dolcissima bimba: una volta per farle fare i compiti è arrivata a gridare bestemmie ed imprecazioni. So che non è una persona cattiva e naturalmente confido nella sua capacità di riuscire a raggiungere eventuali accordi comuni da poter in caso far ratificare ad un giudice.
Parto dal presupposto di pretendere di avere la possibilità di rifarmi una vita, esigendo nel contempo che le stesse condizioni le abbia anche lei – pur sempre mettendo la bimba davanti a tutto, naturalmente.
Thomas

Caro lettore,
Lei descrive una situazione che andrebbe analizzata nella sua totalità
Posso dirle che si cerca in primis di tutelare la stabilità dei minori e dunque, in moti casi, in situazioni di contrasto fra i genitori, ciò significa che la casa familiare verrà assegnata a chi fra i due sarà il genitore cosiddetto collocatario.
Ora, il genitore che esce di casa certamente dovrà affrontare delle spese maggiori e, naturalmente, anche di ciò si terrà conto ai fini del calcolo del contributo per il mantenimento.
Su chi dei due genitori possa essere designato come collocatario, è vero che statisticamente c’è una certa tendenza a prediligere la madre, ma non è assoluta. I giudici valutano tanti aspetti perché ciò che conta è l’interesse del bambino.
Il mio consiglio, seppur banale, è di rivolgersi quanto prima ad un legale per capire quali possono essere i suoi diritti e i suoi doveri e per cercare di arrivare ad una soluzione condivisa.
Saluti

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