8 Agosto 2017 L'ESPERTO RISPONDE

LABirINTO

Le dottoresse Nota e Garritano psicologhe, e Daniela Meschieri, psicologa e psicoterapeuta, propongono percorsi di gruppo, consulenze, valutazione cognitiva, per promuovere il benessere emotivo-cognitivo dei bimbi e dei loro genitori. Per contattarle [email protected] o 340/87.15.241

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Terrore!!!!! di perdere la mamma: che cosa posso fare?

Buongiorno, mio nipote di 10 anni da poco tempo ha paura di perdere la sua mamma, si allontana da lei malvolentieri e deve sentirla al telefono più volte al giorno durante la sua assenza.
Se capita di dormire con noi nonni fa scenate, che rasentano quasi la violenza verbale e fisica, perché vorrebbe la mamma. Siamo disperati e non sappiamo come intervenire.
Preciso che la mamma di solito è in casa in quanto casalinga ma questo periodo deve lavorare ed è qui che comincia l’esternazione del problema. Immagino che sia una paura più radicata e che questo sia un pretesto per venir fuori.
Per favore potete aiutarci? Una nonna

Gentile nonna,

ci fa piacere ricevere la sua mail e speriamo di poterle essere d’aiuto.

Poter contare sulle famiglie d’origine, costituisce una risorsa emotiva e non solo pratica, per i genitori quanto per i bambini; è anche vero, però, che nonni e zii possono poi trovarsi ad accogliere la sofferenza del minore, che lui ne sia consapevole o meno. Che fare allora? Da un lato si sente l’esigenza di intervenire e non restare a guardare il malessere di un bambino a cui si vuole bene, dall’altro lato bisogna comunque rispettare ruoli e relazioni a più livelli. Le emozioni sono complicate e non sempre è facile restare in equilibrio, mostrarsi capaci e obiettivi. Si finisce per stare male tutti.

Lei ci descrive una situazione che capita anche ad altre famiglie: un cambiamento importante nella routine quotidiana, come una mamma che è sempre stata a casa, ma che all’improvviso è obbligata a lavorare, colpisce la sensibilità di un bambino. Sarebbe molto più strano un figlio che non nota la differenza tra prima e dopo e non dica nulla in merito. Di qui la sofferenza che si può esprimere in modo spesso eclatante, con paure o con rabbia.

Il bambino finisce così per raccontare con le sue reazioni quello che è stato vissuto come un evento impensabile, che è capitato e fa sentire impotenti e vittime. Suo nipote ha 10 anni, e sicuramente comprende benissimo che se la mamma non c’è non è sparita, ma la comprensione è soltanto razionale. Dal punto di vista emotivo, sembra che quando non è in casa la mamma sparisca sul serio, non esista più. Con i bambini molto piccoli tutto questo si esprime in modo chiaro e diretto: quando sono in braccio alla loro mamma, non si vogliono staccare e rifiutano gli ‘estranei’ anche se sono altri componenti della famiglia, oppure portano con sé un oggetto che possa far loro compagnia, come un peluche quando addormentandosi nella loro stanza, possono calmare l’angoscia e stare tante ore senza la loro mamma (dormire lontani è sempre un aspetto molto delicato per i bambini!). A 10 anni tutto questo dovrebbe sembrare meno complicato, eppure può succedere che si diventi più piccoli, come capita anche agli adulti quando provano ansia e rabbia immotivate.

Una famiglia può attraversare fasi differenti, può succedere di tutto, spesso succede di tutto, ma non sono mai solo i singoli episodi in sé a destabilizzare. Tutto dipende dal senso che si dà agli accadimenti, il modo in cui vengono pensati, soprattutto la possibilità che ci si dà di comunicare e condividere come li si vive. Il nostro consiglio è di provare a capire come mai un bambino non riesce a pensare a questa separazione, cominciando a mettere in parole quello che per voi significa un tale cambiamento. Come lo vivete voi tutti? E perché? Insomma, una mamma che va a lavorare come vive questo distacco dal suo bambino? Quali altre ripercussioni ci sono state in famiglia? A cosa del passato si potrebbe ricollegare il malessere di adesso?

E provate a chiedere l’aiuto di uno specialista perché si parla di un bambino di 10 anni, vicino alla fine della scuola primaria e alla prepubertà, e soprattutto perché c’è l’intuizione che il malessere di oggi sia collegato a qualcosa del passato.

Un disagio che non è stato elaborato ritorna perché è una forza che chiede ragione e ha tutto il diritto di essere ascoltato, ne va della propria serenità.

In bocca al lupo.

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