17 Ottobre 2015 L'ESPERTO RISPONDE

Alda Trifiletti

Dottoressa Alda Trifiletti, specializzata in Glottodidattica Infantile alla Sapienza di Roma titolare del centro linguistico The Bilingual Bridge di San Mauro Torinese, insegna inglese a bambini e ragazzi, strutturando percorsi personalizzati e utilizzando il metodo Hocus&Lotus, Jolly Phonics ecc.. , fornisce consulenze agli istituti scolastici per implementare progetti di bilinguismo.

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Trilinguismo: si può?

Sono una neomamma di uno splendido bimbo di 5 mesi e vivo in Olanda con il mio compagno. Entrambi italiani, parliamo poco olandese. Non sappiamo quanto tempo resteremo a vivere qui, ma vorremmo che nostro figlio si integrasse al meglio e pertanto è fondamentale che impari l’olandese. Allo stesso tempo vorremmo garantirgli una perfetta conoscenza dell’inglese (qui è soprattutto grazie alla TV, che non prevede doppiaggio, che i bambini imparano l’inglese precocemente). Qual è il suo punto di vista al riguardo? Asili nido internazionali nella nostra città non esistono… pensavamo dunque di mandarlo a breve in un nido olandese… Mi chiedo inoltre se sia necessario mandarlo in una scuola internazionale appena possibile (verrebbe meno, in parte, il fattore integrazione). Dovremmo cominciare a parlargli in inglese/olandese…? Attendere che cresca un po per somministrargli l’inglese? Non vorremmo creare troppa confusione… Grazie anticipatamente per il vostro aiuto.

Buon giorno,

al brucio, alla domanda: “Trilinguismo si può?” la mia risposta non può che essere: “Certamente!”. Il cervello del vostro bambino è “settato” fino ai tre anni per acquisire il linguaggio e più lo spettro di suoni cui viene esposto è ampio, più questi si “installeranno” nella stessa area cerebrale della lingua materna.

Il cervello è una “macchina” troppo sofisticata per confondersi, quindi nessun timore, solo qualche consapevolezza.

Il lavoro di un cervello trilingue è triplo di quello di un monolingue e questa ginnastica darà tutti gli innumerevoli vantaggi di cui la ricerca scientifica ha dato conto negli ultimi anni (per approfondimenti consiglio il sito web http://www.bilingualism-matters.ppls.ed.ac.uk/ ), tuttavia se utilizziamo alcuni accorgimenti riguardanti il tempo di esposizione ed un criterio per aiutare il bambino ad orientarsi tra i vari idiomi l’apprendimento sarà più semplice ed efficace.

Siete in Olanda e verosimilmente vostro figlio frequenterà un nido olandese (non internazionale perché a Rotterdam non ce ne sono), bene: la lingua della scuola sarà l’olandese.

A casa sarebbe opportuno che uno dei due genitori mantenesse la vostra lingua madre, cioè l’italiano e, se volete aggiungere l’inglese, l’altro genitore potrebbe parlargli inglese. In alternativa, se preferite entrambi parlare con lui in italiano, potete cercare dei playgroup in inglese oppure una tata che parli inglese.

Tenete presente che agendo in questo modo avrete dato un criterio collegato ad un luogo specifico e/o a delle persone specifiche che agevolerà vostro figlio nello sviluppo linguistico.

A scuola Solo olandese, a casa Solo italiano con mamma e Solo inglese con papà oppure Solo italiano e con la tata Solo inglese.

Cosa succederà poi? Si sbaglierà quando parlerà? Farà quelle che in gergo tecnico vengono definite “interferenze linguistiche”, sarà indietro rispetto ai coetanei?

Di sicuro gli studi dimostrano che Non sarà indietro rispetto ai coetanei o, almeno, non lo sarà a causa del trilinguismo (per approfondimenti consiglio il testo “Il Sole è femmina” di Traute Taeschner).

Si sbaglierà e farà interferenze tipiche della sua età e quindi anche dei coetanei monolingui, solo che potrà farlo con più lingue. Ricordiamo anche che il vocabolario che svilupperà progressivamente in ciascuna lingua sarà strettamente connesso alle situazioni che avrà vissuto in quella lingua e non acquisirà nell’immediato il sinonimo nelle altre lingue finché non ne farà esperienza. Di conseguenza nell’ipotesi sopra prospettata il vocabolario “di scuola” sarà in olandese, quello “di casa” in italiano.

Per vivere serenamente e con la ferma consapevolezza che il trilinguismo sia davvero un’opportunità per vostro figlio anche quando eventualmente il modo lo mettesse in discussione, vi consiglio lo splendido e agevole testo del neurolinguista Franco Fabbro: “Neuropedagogia delle lingue”

Vi auguro un buon percorso di trilinguismo!

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