26 Settembre 2013 ARTICOLI

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Jemmy Button

Autore
Alix Barzelay
Illustratore
Jennifer Uman & Valerio Vidali
Casa Editrice
Rizzoli
Anno prima edizione
2013
Pagine
48
ISBN
9788817067126

Era il 2006 ed ero a Genova. Stavo scrivendo una tesi sul nuovo volto dei musei etnografici e proprio nel capoluogo ligure avevo trovato un luogo capace d’incarnare il paradigma collaborativo che ormai da alcuni anni aveva preso piede in antropologia. Mentre mi aggiravo tra le sale del Castello d’Albertis, del quale vi consiglio una visita, e osservavo con attenzione gli allestimenti nei quali, accanto alla voce dei curatori, sempre più spesso erano coinvolte le stesse popolazioni autrici di quegli artefatti, capii come avrei iniziato il mio lavoro.

Con la storia di un brigantino, il Beagle, che a inizio Ottocento salpa dall’Inghilterra verso la Terra del Fuoco con l’intento di andare a vedere da vicino i “selvaggi”, prelevarne un esemplare e condurlo nella patria della civiltà con l’esplicito proposito di rieducarlo.

Un tipico esempio di quello sguardo paternalista e razzista che i nuovi allestimenti museali volevano appunto spazzare via.

Potete, quindi, immaginare il mio stupore quando, in una libreria per bambini di Torino, m’imbatto in questo libro dove gli occhi e i capelli scuri di un ragazzo spiano il lettore dalle fronde di una fitta foresta e il titolo “Jemmy Button. Il ragazzo che Darwin riportò a casa” mi accendono una luce e un ricordo.

Chi l’avrebbe mai detto che quella vicenda raccontata nelle prime pagine della mia tesi sarebbe finita anche in un albo illustrato? Nessun merito personale, è ovvio, ma solo il piacere, immenso, di vedere così magistralmente narrata una storia che, fin dalla copertina, parla del potere dello sguardo e di quel binomio cultura-natura sul quale esperti di tutte le discipline si arrovellano da decenni.

Apro la prima pagina e sono già innamorata. Il più classico degli incipit “C’erano una volta, tanto tempo fa, un’isola lontana e un ragazzo” si confonde con la profondità di un cielo stellato. Sotto quella coperta di luci, lassù sulla cima di un albero, il nostro protagonista osserva la notte, ascolta il rumore del mare e immagina come sarebbe vivere dall’altra parte del mondo.

Senonché l’altra parte del mondo arriva da lui. Indossa abiti eleganti e cilindri, offre al ragazzo di realizzare il suo sogno e lascia alla famiglia una perla in cambio. Il giovane, proprio in virtù di quello scambio, diventa “Jemmy Button” e il suo viaggio verso l’ignoto inizia.

Il mondo che Jemmy incontra è una scoperta continua. Il suo modo di osservare la realtà è come quello di un bambino che apre per la prima volta gli occhi su ciò che lo circonda e lo guarda con un misto di stupore e soggezione. Ci sono case fatte di pietra, stoffe e tessuti eleganti, voci e lingue sconosciute, soprattutto ci sono persone, tante persone.

Ma non ci sono gli alberi e i rami, mancano le stelle, non c’è quella sensazione unica per ognuno di noi di sentirsi a casa.

Così Jemmy decide di tornare indietro, insieme a Charles Darwin che avrebbe voluto documentare il modo con cui lui avrebbe interagito con la sua vecchia realtà, magari cambiandola e adattandola al suo nuovo stile di vita.

Ed eccolo lì quel binomio impossibile da conciliare. Forse perché non esiste natura senza cultura e viceversa, forse perché ciò che ai nostri occhi appare rozzo e selvaggio è in realtà civiltà, famiglia, tradizioni, affetto. Poco importa se senza abito elegante, baffi e cilindro. Ciò che conta davvero è che ogni viaggio, per definirsi tale, ha bisogno di un’andata e di un ritorno perché solo da questa duplice prospettiva si comprende il valore di ciò che si possiede

Vi invito a perdervi nelle illustrazioni, bellissime. Ci sono pagine in cui sono solo loro a parlare, pagine immense dove il semplice blu del mare riassume tutta la nostalgia e la lontananza tipici del viaggio, pagine dove la sagoma di Jemmy è una macchia distinta e che già in questo modo riassume l’assurdità della pretesa di trasformare un individuo in qualcos’altro.

Anche quando si è sospesi tra due mondi, si può restare se stessi.

Segnalo il sito di Jennifer Uman e il blog di Valerio Vidali che hanno illustrato insieme il libro.


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