27 Gennaio 2014 ARTICOLI

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L’incredibile vita di Timothy Green

Titolo originale
The Odd life of Timothy Green
Autore
Peter Hedges
Casa di produzione
Monsterfoot Productions, Scott Sanders Productions, Walt Disney Pictures
Anno di produzione
2012
Durata (Minuti)
105

Il percorso che porta alla genitorialità è lungo e gravido di pensieri. In questo senso sono portata a pensare che, più che per la lenta crescita del feto, i nove mesi di gestazione siano destinati alla preparazione psicologica ed emotiva di chi si prenderà cura di lui. Abbiamo i nostri modelli, il nostro sistema di valori, le aspettative che abbiamo maturato leggendo libri, osservando le altre coppie o semplicemente per intuizioni. La verità, però, è che niente e nessuno può davvero insegnarci a essere dei buoni genitori.

Ne sanno qualcosa Cindy e Jim, una giovane coppia che desidera tanto avere un figlio. Vivono in una piccola città la cui vita produttiva ruota attorno alla fabbrica della matita di cui lei cura il museo e lui il reparto destinato alla valutazione del prodotto finito. Hanno una bella casa con giardino, curano l’orto, alle spalle una famiglia grande e, come tutte, non senza qualche ombra.
Ma manca un figlio e sanno non che potranno averlo.

La vita, si sa, spesso riserva dei piccoli miracoli, e così mentre Cindy e Jim chiudono dentro una scatola la descrizione di quello che sarebbe potuto essere il loro bambino, in una notte di temporale e vento impetuoso, arriva da loro Timothy.

Avrà 8-10 anni, due occhi allegri, un sorriso sincero, la strana abitudine di allargare le braccia verso il sole e farsi inondare dalla sua luce e delle foglie che gli crescono sulle gambe. La coppia rimane senza parole quando il bambino fa chiaramente intendere di non essersi perso, ma di essere lì per loro. Li chiama Mamma e Papà. E la famiglia nasce.

Non solo, quindi, Cindy e Jim si ritrovano improvvisamente genitori, ma sentono il dovere di proteggere Timothy dalla sua “diversità” nel timore che possa essere oggetto di scherno e umiliazione. Con i suoi lunghi calzini colorati che arrivano fino al ginocchio e la naturale spontaneità di un bambino curioso e desideroso di farsi nuovi amici, la coppia si troverà a gestire situazioni complicate.

Senza tralasciare le aspirazioni dei neonati genitori che vorrebbero per lui il meglio. Eccoli per esempio alla prese con la squadra di calcio della scuola dove il papà vorrebbe che il figlio giocasse, anche se quest’ultimo non si rivela affatto portato.

Ciò che i due adulti scoprono gradualmente è che un bambino non può essere plasmato sui desideri dei genitori e che bisogna lasciare spazio alle sue aspirazioni che, magari, non faranno di lui un genio della musica, ma gli permetteranno di entrare in sintonia con le persone mettendo in campo qualità che, a ben vedere, forse si danno troppo per scontate: la generosità, la fiducia nel prossimo, l’ascolto, la capacità di andare oltre le apparenze.

Anche se la permanenza del bambino non è destinata a durare (e qui le foglie sulle sue gambe saranno rivelatorie!), è bello osservare come sia lui a insegnare a Cindy e Jim come essere dei buoni genitori.

E’ un film, ve lo dico, che strappa qualche lacrima e che rivela grandi verità. La più importante tra tutte è quella che Cindy rivela alla commissione adozioni quando, dopo la partenza di Timothy, lei e il marito capiscono che non devono arrendersi al desiderio di un figlio.

Alla domanda su cosa li spinga a voler essere genitori, la donna risponde: “A sbagliare.”

Continuare a fare errori, ma non qualunque: errori migliori perché solo così, sbagliando e correggendosi si può crescere.

Genitori non si nasce, si diventa. Giorno per giorno.


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