18 Luglio 2013 ARTICOLI

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Molto forte, incredibilmente vicino

locandina Molto forte, incredibilmente vicino
Titolo originale
Extremely Loud and Incredibly Close
Autore
Stephen Daldry
Casa di produzione
Paramount Pictures, Scott Rudin Productions, Warner Bros. Pictures
Anno di produzione
2012
Extremely Loud and Incredibly Close
extremelyloudandincrediblyclose.warnerbros.com/dvd
Sito italiano
wwws.warnerbros.it/extremelyloudandincrediblyclose/index.html
Durata (Minuti)
129
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E’ stato definito un film “emotivamente potente” e questa descrizione calza a pennello. Siamo abituati a pensare che la potenza sia legata alla forza, all’energia, alla grandezza di un gesto o di una azione. Ma c’è anche la potenza dei sentimenti, di quelle storie che ti colpiscono dentro, mettono in movimento le nostre emozioni e le fanno traboccare. Spesso dagli occhi, spesso con le lacrime.

Il libro da cui è stato tratto il film è sicuramente nella mia top ten dei preferiti. Jonathan Safran Foer lo ha scritto molti anni fa e io lo lessi quando era uscito. Fu amore a prima vista, non credo di aver mai letto qualcosa del genere, qualcosa che ti portasse così dentro all’esperienza del piccolo Oskar, testimone suo malgrado di uno degli eventi più traumatici del nuovo millennio: l’attentato dell’11 settembre 2001 alle Torri Gemelle di New York.

Ricordo che quando girai l’ultima pagina, restai ferma, come se volessi trattenere ancora per qualche minuto la magia che quel libro mi aveva regalato. Ero triste e insieme felice: avevo tra le mani qualcosa di speciale, anche se la lettura era finita.

Non pensavo che fosse possibile trasporre su pellicola una vicenda del genere sia per la complessità del protagonista sia perché il romanzo è traboccante di significati e storie che s’incrociano. Eppure il risultato è a dir poco eccezionale, merito anche del cast d’eccezione che vanta figure come quella di Tom Hanks del ruolo del padre e di Sandra Bullock in quello della madre.

Oscar è un bambino speciale. Il padre, aspirante scienziato ma gioielliere nella vita di tutti i giorni, diceva che lui aveva un modo unico di guardare il mondo ed è soprattutto questo ciò che resta nel cuore del piccolo. Un’ipotetico disturbo del comportamento e una possibile sindrome di Asperger non sono ciò che resta di Oskar. Lui è soprattutto un bambino innamorato del padre, un padre che mette costantemente alla prova la sua intelligenza, coinvolgendolo in attività e spedizioni che lo mettono nella condizione di sfidare i propri limiti e mettere alla prova le sue capacità.

Quando il padre non ritorna più a casa dopo l’attentato, Oskar si sente perso, raccimola in un nascondiglio foto e oggetti del padre. C’è anche la segreteria telefonica dove lui, nei minuti prima di morire, ha lasciato incisi i suoi messaggi e che ora il figlio vede come una sconfitta personale: il padre voleva parlare, dirgli quanto lo amava, ma lui non ce l’ha fatta a rispondere, a sollevare la cornetta dell’ultima chiamata e ora il senso di colpa lo divora.

Poi d’improvviso una luce, un indizio. Nascosta in vaso, Oskar trova una chiave e una scritta: Black. Pensa che quell’oggetto possa essere un messaggio da parte del padre e inizia una ricerca lunga e meticolosa per trovare la serratura che si adatti a quella chiave e, nello stesso tempo, sentirsi più vicino al genitore.

Non è una ricerca facile. Il bambino deve affrontare molte paure, timori che si sono accentuati dopo l’attentato e che in una città come New York possono trovarsi ad ogni angolo. All’inizio è un cammino in solitaria a cui persino la madre sembra assistere impotente. Poi Oskar trova un compagno, un amico silenzioso. E’ l’inquilino che vive insieme alla nonna, non parla dopo che i suoi genitori morirono sotto il bombardamento di Dresda durante la seconda guerra mondiale, ma a Oskar va bene così. C’è qualcosa in lui, nel suo modo di camminare, nelle fattezze, nel suo stargli vicino anche senza pronunciare una parola, che lo rassicura, che lo spinge a superare le sue paure, qualcosa che gli ricorda la persona che ha perso.

E mentre Oskar cerca, incontra persone e altre storie. Donne, uomini, famiglie, bambini incrociano la sua vita e lui ne registra ogni traccia. Scatta foto con cui riempie un quaderno, memorizza i volti e i racconti che ascolta.

Quando alla fine il bambino trova la soluzione dell’enigma della chiave e scopre che in realtà non era quello che si aspettava, prova un’iniziale delusione a cui però si unisce una più grande consapevolezza.

Anche se il padre non tornerà, Oskar ha toccato con mano la vita di altre persone e loro hanno toccato la sua. I suoi spostamenti e i suoi incontri hanno segnato una mappa speciale, fatta di vissuti ed esperienze che erano proprio ciò che il padre desiderava coltivasse. E sebbene abbia perso suo papà per sempre, ritrova la madre e altre persone che lo amano.

E’ un film delicato e sconvolgente allo stesso tempo. Un film che c’insegna a vedere oltre i nostri obiettivi e i traguardi che ci siamo posti, che ci offre l’occasione per scavare nei timori e nelle paure che ogni figlio prova per sé e per i propri genitori. Di certo un film da guardare insieme ai bambini, da commentare e discutere, senza timore di far vedere le nostre lacrime che, vi assicuro, sono una garanzia di questo capolavoro.


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