TorinoBimbi https://www.torinobimbi.it/ Agenda on-line per bambini e genitori di Torino Tue, 05 Mar 2024 08:59:22 +0000 it-IT hourly 1 https://wordpress.org/?v=6.4.3 Il farro fa bene ai bambini? – Alimentazione e bambini https://www.torinobimbi.it/articoli/il-farro-fa-bene-ai-bambini-alimentazione-e-bambini.html Mon, 18 Mar 2024 09:53:01 +0000 https://www.torinobimbi.it/?p=142079 Il farro è un cereale antico che offre diversi benefici nutrizionali, ed è particolarmente adatto anche ai bambini per diversi motivi: Ricco di Nutrienti Essenziali. Il farro è una fonte ricca di nutrienti essenziali come vitamine del gruppo B (ad esempio, B1, B2, B3, B6), ferro, zinco e magnesio. Questi nutrienti sono cruciali per la […]

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Il farro è un cereale antico che offre diversi benefici nutrizionali, ed è particolarmente adatto anche ai bambini per diversi motivi:

Ricco di Nutrienti Essenziali. Il farro è una fonte ricca di nutrienti essenziali come vitamine del gruppo B (ad esempio, B1, B2, B3, B6), ferro, zinco e magnesio. Questi nutrienti sono cruciali per la crescita e lo sviluppo sano dei bambini.

Fibra Alimentare: Il farro è una buona fonte di fibra alimentare, che è essenziale per la salute dell’apparato digerente. La fibra aiuta a mantenere regolare la funzione intestinale e contribuisce a prevenire problemi di stitichezza.

Risposta Glicemica più Graduale: A differenza di alcuni cereali raffinati, il farro ha un indice glicemico più basso, il che significa che il suo consumo contribuisce a mantenere più stabili i livelli di zucchero nel sangue. Ciò è importante per evitare picchi e cali improvvisi di energia nei bambini.

Il farro fornisce proteine di buona qualità, che sono fondamentali per la crescita e lo sviluppo muscolare nei bambini.

Il farro contiene glutine, ma in quantità inferiore rispetto al frumento. Questo lo rende più digeribile e meno allergenico per alcuni bambini che hanno una sensibilità al glutine. Naturalmente, il farro non è adatto ai bambini celiaci o che seguono una dieta senza glutine.

Grazie alla combinazione di carboidrati complessi e fibre, il farro fornisce energia a rilascio lento, contribuendo a mantenere i bambini sazi per periodi più lunghi.

Il farro ha un sapore piacevole e una consistenza leggermente masticabile che può essere gradita dai bambini.

E’ versatile e può essere utilizzato in diverse ricette, come cereali per la colazione, insalate, minestre e piatti principali, rendendo più facile integrarlo nella dieta dei più piccoli.

Per qualche consiglio su quanto e come introdurre il farro nell’alimentazione dei bambini puoi leggere  l’articolo: https://www.torinobimbi.it/articoli/il-farro-consigli-di-alimentazione-per-i-bambini.html 

Una ricetta semplice gradita ai bambini: Farro con zucchine allo zafferano la trovi al link https://www.torinobimbi.it/articoli/in-cucina-con-i-bambini-farro-con-zucchine-allo-zafferano.html

Foto di copertina di Markus Spiske

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Swaddling – Fasciare il Bambino: Benefici e Rischi https://www.torinobimbi.it/articoli/swaddling-fasciare-il-bambino-benefici-e-rischi.html Mon, 11 Mar 2024 14:47:26 +0000 https://www.torinobimbi.it/?p=141905 La pratica dello Swaddling che consiste nel fasciare il bambino può contribuire al riposo del neonato, ma è essenziale adottare precauzioni adeguate per garantirne la sicurezza e prevenire potenziali rischi. Perché Fasciare i Bambini? Fin dai tempi più antichi, i genitori hanno avvolto i neonati. Oltre a conferire loro un aspetto irresistibilmente adorabile, il fasciare […]

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La pratica dello Swaddling che consiste nel fasciare il bambino può contribuire al riposo del neonato, ma è essenziale adottare precauzioni adeguate per garantirne la sicurezza e prevenire potenziali rischi.

Perché Fasciare i Bambini?

Fin dai tempi più antichi, i genitori hanno avvolto i neonati. Oltre a conferire loro un aspetto irresistibilmente adorabile, il fasciare aiuta i bambini a rimanere tranquilli e a godere di un sonno più sereno. Lo swaddling, tradotto come “fasciare” in italiano, ricrea la sensazione di trovarsi nel grembo materno, contribuendo a tranquillizzare i neonati e a prolungare il loro sonno. Tuttavia, questa antica pratica implica l’avvolgimento del bambino con una coperta leggera o una mussola di cotone per limitare i movimenti, e va eseguita correttamente per evitare rischi. Una fasciatura eccessivamente stretta o l’uso di tessuti troppo pesanti possono infatti risultare pericolosi.

Come Fare lo Swaddling?

Sebbene lo swaddling sia ampiamente praticato in molti Paesi extra-europei, è importante seguirne le moderne raccomandazioni. Si suggerisce di non fasciare troppo strettamente i bambini per consentire loro di muovere liberamente le anche e adottare la posizione a ranocchia. L’utilizzo di tessuti tagliati a T o a Y semplifica lo swaddling, ma un semplice rettangolo di stoffa sufficientemente grande e leggero può andar bene. Seguendo una sequenza di passaggi, come adattare il tessuto al corpo del neonato, è possibile eseguire correttamente lo swaddling, garantendo al contempo che la fasciatura non sia eccessivamente stretta.

Da Quando Iniziare?

Lo swaddling può iniziare subito dopo la nascita, anche se nei primi giorni è consigliato il contatto pelle a pelle. Bisogna interrompere questa pratica quando il bambino inizia a tentare di rotolare, generalmente intorno ai 4-5 mesi di età, o anche prima intorno ai 2 mesi. Il rischio di trovarsi in posizione prona durante il rotolamento potrebbe aumentare il pericolo di SIDS (Sudden Infant Death Syndrome).

Quali Sono i Benefici?

Diversi studi suggeriscono che i bambini fasciati tendono a dormire più a lungo, con meno cambiamenti tra le fasi del sonno. Il sonno dei bambini si discosta da quello degli adulti.

Mentre il sonno di un adulto può essere suddiviso in quattro fasi, con una fase REM (Rapid Eye Movement, ossia rapidi movimenti oculari a palpebre chiuse) e tre fasi di sonno non-REM, gli adulti trascorrono circa il 20% del loro tempo di sonno nella fase REM. Al contrario, fino ai tre mesi di età, il sonno dei neonati è equamente distribuito tra una fase REM, conosciuta come sonno attivo, durante la quale il piccolo può muoversi, e una fase non-REM, o sonno tranquillo, in cui il bambino rimane immobile. Lo swaddling prolunga la durata di quest’ultima fase a scapito della fase REM, riducendo la frequenza con cui il neonato transita da una fase all’altra, favorendo così un sonno più pacifico e rigenerante.

A Cosa Fare Attenzione

Nell’esecuzione dello swaddling, è fondamentale utilizzare tessuti leggeri, come la mussola di cotone, e assicurarsi che il bambino fasciato non sia coperto con altri tessuti per evitare il surriscaldamento. La testa del neonato dovrebbe essere lasciata scoperta per permettergli di regolare la temperatura corporea. Inoltre, è essenziale non stringere eccessivamente il tessuto intorno al torace, poiché ciò potrebbe aumentare il rischio di infezioni delle vie aeree e ostacolare la respirazione.

Conclusioni

Lo swaddling potrebbe non essere necessario se il neonato è tranquillo e riposa adeguatamente. Tuttavia, per chi desidera sperimentare questa pratica, è essenziale adottare precauzioni specifiche, come posizionare il neonato su un materasso sufficientemente rigido, utilizzare la corretta tecnica di fasciatura, evitare di tenere il bambino fasciato per molte ore consecutive, vestire il neonato con abiti leggeri e utilizzare tessuti adatti per lo swaddling. Inoltre, è consigliabile interrompere lo swaddling non appena il bambino dimostra la capacità di rotolare autonomamente.

Foto di copertina di Garrett Jackson

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Nonno Piero – Recensione del libro per bambini https://www.torinobimbi.it/articoli/recensione-del-libro-per-bambini-nonno-piero.html Mon, 04 Mar 2024 12:06:59 +0000 https://www.torinobimbi.it/?p=141067 Un libro dedicato allo speciale legame che unisce nonni e nipotini. Da leggere con i nonni che si inventano sempre giochi nuovi e con i nonni che non hanno tanta fantasia e possono trovare delle idee interessanti. Compralo su Amazon A casa dei nonni “Oggi è venuto Nonno Piero a prendermi a scuola. Siamo dei […]

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Un libro dedicato allo speciale legame che unisce nonni e nipotini. Da leggere con i nonni che si inventano sempre giochi nuovi e con i nonni che non hanno tanta fantasia e possono trovare delle idee interessanti.

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A casa dei nonni

“Oggi è venuto Nonno Piero a prendermi a scuola. Siamo dei campioni sulla sua bici da corsa! La nonna ci sta aspettando. Mi piace tanto andare a casa dei nonni!” Inizia così questa storia che ha un nonno come protagonista. La nonna esce subito, da casa e di scena, deve andare al corso di danza. Il piccolo Leo resta con il nonno. E il divertimento ha inizio! Il nonno è un attore, ha una stanza con maschere, cappelli e costumi. È il momento di travestirsi!

Cavalieri, gatti e aerei

Leo è un cavaliere con tanto di spada, il nonno è il suo cavallo. Insieme hanno salvato la principessa e ora devono combattere contro i guerrieri e il drago.

Cambio costume, cambio gioco. Ora il nonno è un gatto, il nipotino è un topo, e si gioca a prendersi! Si cambia di nuovo, il nonno è un aereo, il nipotino è il pilota, insieme volano sopra le nuvole.

Nonno Superman, Leo dottore

Poi si torna a terra e, per mantenersi in forma, si fa ginnastica. “Al nonno piace giocare a Superman, ma deve stare attento…” Ahi, ahi, ahi. Gli fa male il ginocchio! Leo corre a prendere la sua valigetta da dottore. Tira fuori tutta l’attrezzatura e fa una bella fasciatura al ginocchio del nonno e, già che c’è, decide di fasciargli anche la testa e un braccio. Grazie alle cure di Leo, il nonno si rimette in piedi in fretta. È ora di cena!

E ora a tavola!

Anche a tavola nonno e nipote vivono un’avventura. Il nonno è un coniglio gigante con carote, sedano e lattuga, poi diventa una scimmia che offre a Leo un dolce alla banana. Ma in realtà, il nonno-cuoco ha in serbo il suo piatto forte, la frittata di verdure. Una portata da chef-mago.

Dopo aver mangiato tutto, è il momento del bagno…

Un elefante in bagno, un orso come pigiama

Il nonno dice a Leo di chiudere gli occhi e immaginare un giardino esotico, con un simpatico elefante che gli spruzza l’acqua sulla testa, mentre il nonno gli lava i capelli con il sapone profumato. Finito il bagno, nonno e nipote indossano il pigiama da orsi e salutano la luna che li osserva dalla finestra. Infine, si legge.

Il nonno si è addormentato

“Vado a prendere i miei libri, nonno! Hai promesso di leggermene cinque!” dice Leo. Quello della lettura è il suo momento preferito. Leggono una storia, poi un’altra e un’altra ancora. Leo va a cercare altre fiabe, ma il nonno… si è addormentato! Arriva la nonna che stringe Leo in un bell’abbraccio e gli dice di raccontarle tutto…

“Ti sei divertito con il nonno?” E con questa domanda la storia si conclude.

Che bei ricordi con i nonni

Partiamo da qui. Quanto è bello per i bambini trascorrere del tempo con i nonni? Molti di noi custodiscono nel cuore dei ricordi preziosi legati alla casa dei nonni, a quel piatto speciale che preparava la nonna, a un gioco, ai fiori coltivati in giardino, all’orto… Un tempo condiviso che è un dono, per i nipotini ma anche per i nonni.

Questa storia racconta la bellezza di quei momenti insieme e mostra come ogni attività possa diventare una piccola grande avventura. Basta un po’ di fantasia.

Basta un pizzico di fantasia…

E Nonno Piero è maestro di fantasia. A quattro zampe in salotto diventa il destriero del suo piccolo cavaliere, poi rincorre il nipotino e si trasforma in gatto. L’acqua spruzzata sui capelli durante il bagno, che ai bambini spesso non piace, è niente meno che l’acqua spruzzata dalla proboscide dell’elefante. Troviamo tante attività in queste pagine, niente di strano o complicato, giochi semplici che diventano magici grazie alla fantasia.

Anche a tavola, per gustare una porzione di verdura e un po’ di frutta, non c’è niente di meglio di un nonno coniglio o di un nonno scimmia. Le illustrazioni sono allegre, coloratissime, vivaci. Come questa coppia nonno-nipotino che è davvero piena di energie.

Tra le pagine tante idee per giocare

Un bel libro che racconta il legame speciale tra nonni e nipoti. Molti nonni, leggendo, vedranno qualcosa di loro in Nonno Piero, altri magari troveranno qualche idea, qualche bello spunto da mettere in pratica mentre passano del tempo con i nipotini.

Una storia che si può leggere anche con i più piccini, dai due anni e mezzo circa, e può piacere anche ai bambini più grandi.

Giorgia Cozza

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Educare all’attività di Attesa: un percorso di crescita per i bambini https://www.torinobimbi.it/articoli/educare-allattivita-di-attesa-un-percorso-di-crescita-per-i-bambini.html Mon, 26 Feb 2024 05:19:05 +0000 https://www.torinobimbi.it/?p=141748 Imparare ad aspettare è un’abilità fondamentale che va oltre la semplice pazienza; è un elemento chiave nella formazione di individui consapevoli e rispettosi. In un’epoca in cui la gratificazione istantanea sembra essere la norma, educare i bambini all’attesa diventa una sfida significativa. Tuttavia, è un investimento prezioso che promuove la capacità di apprezzare il valore […]

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Imparare ad aspettare è un’abilità fondamentale che va oltre la semplice pazienza; è un elemento chiave nella formazione di individui consapevoli e rispettosi. In un’epoca in cui la gratificazione istantanea sembra essere la norma, educare i bambini all’attesa diventa una sfida significativa. Tuttavia, è un investimento prezioso che promuove la capacità di apprezzare il valore delle cose, il controllo di sé e il riconoscimento dei bisogni altrui.

Attendere: un atto di riflessione e scelta

L’attesa può manifestarsi in varie forme, dalla pazienza nel turno per andare sullo scivolo, al desiderio di un regalo che arriverà solo al compleanno che è da poco passato. Questi momenti offrono ai bambini l’opportunità di riflettere, scegliere e valutare ciò che sta accadendo attorno a loro. Anche attendere il turno per parlare durante una conversazione in famiglia insegna il rispetto per gli altri e la consapevolezza dei propri bisogni di comunicare.

L’attività di attesa come momento di riflessione

L’attesa non deve essere considerata solo come una fase temporale da superare, ma come un momento di riflessione. Ad esempio, quando un bambino desidera qualcosa, i genitori possono incoraggiarlo a riflettere su perché lo desidera e se c’è un valore duraturo in quel desiderio. Questo promuove la consapevolezza delle scelte e la capacità di valutare il reale valore di ciò che si desidera.

Consigli su come comportarsi in diverse situazioni

Gestire il tempo sullo Schermo

Educare all’attesa in relazione alla visione di film e cartoni può implicare la creazione di un programma specifico regolato. Ad esempio, assegnare periodi per guardare la TV aiuta i bambini a comprendere l’importanza del controllo del tempo e della pazienza nell’attesa del momento giusto per godersi i propri programmi preferiti.

La Cameretta

Mantenere l’ordine nella cameretta può diventare un’occasione per insegnare l’attesa. I genitori possono coinvolgere i bambini nell’organizzazione dello spazio e spiegare come la gratificazione ritardata, nel mantenere l’ordine, porterà a un ambiente più gradevole e funzionale.

Il Dialogo

In una conversazione familiare, educare all’attesa può tradursi nell’insegnare l’importanza dell’ascolto attivo. I bambini possono imparare a rispettare il turno per parlare, permettendo a tutti di essere ascoltati e favorendo una comunicazione più efficace.

I Fratelli

Condividere spazi e rispettare i turni diventa un terreno fertile per insegnare ai bambini a gestire l’attesa. Ad esempio, aspettare il proprio turno per utilizzare un giocattolo insegna loro la condivisione e la comprensione dei bisogni degli altri.

Conclusioni

Educare all’attesa non significa privare i bambini di ciò che desiderano, ma insegnare loro a gestire i tempi e a valutare il vero valore delle cose. Attraverso un approccio che incoraggia la riflessione, il rispetto e la gratificazione ritardata, i bambini possono crescere consapevoli e capaci di affrontare le sfide della vita con un senso di controllo e comprensione.

In un mondo orientato alla rapidità, la capacità di aspettare diventa un’abilità preziosa che li accompagnerà nel loro percorso di crescita e oltre.

foto di copertina di Ahmed Almakhzanji

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Ricette per l’autosvezzamento pronte in pochi minuti https://www.torinobimbi.it/articoli/ricette-per-lautosvezzamento-pronte-in-pochi-minuti.html Mon, 19 Feb 2024 05:46:26 +0000 https://www.torinobimbi.it/?p=141216 Il vostro bambino sta manifestando un crescente interesse verso il cibo e chiede di assaggiare. Cosa offrirgli? In generale, il bambino può consumare ciò che preparate per voi stessi, ma nel caso in cui manchi un po’ di ispirazione… ecco alcune ricette rapide e salutari adatte all’autosvezzamento. Ricette autosvezzamento come scegliere? Scegliere di praticare l’autosvezzamento […]

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Il vostro bambino sta manifestando un crescente interesse verso il cibo e chiede di assaggiare. Cosa offrirgli?

In generale, il bambino può consumare ciò che preparate per voi stessi, ma nel caso in cui manchi un po’ di ispirazione… ecco alcune ricette rapide e salutari adatte all’autosvezzamento.

Ricette autosvezzamento come scegliere?

Scegliere di praticare l’autosvezzamento significa permettere al bambino di esplorare direttamente i cibi solidi, in contrasto con l’uso di pappine e omogeneizzati. Questo approccio, se ben gestito, può essere gratificante, anche se richiede alcune attenzioni particolari.

Prima di tutto, è fondamentale rispettare i segnali del bambino. Aspettare che il bambino mostri un reale interesse per il cibo degli adulti, estendendo le mani o manifestando curiosità, è cruciale. L’autosvezzamento dovrebbe avvenire quando il bambino è davvero pronto.

Un’altra considerazione importante è che ogni bambino è un individuo unico con preferenze alimentari e tempi diversi. Alcuni bambini sono curiosi e voraci, mentre altri possono essere più cauti e selettivi. Rispettare e accettare la diversità nei tempi e nelle preferenze è essenziale.

Inoltre, è imperativo:  si cucina in modo sano. Utilizzare materie prime di alta qualità, evitare cibi precotti e limitare l’uso eccessivo di sale sono elementi cruciali. Le ricette per l’autosvezzamento possono essere il mezzo per garantire un menu equilibrato e salutare per il bambino e l’intera famiglia, evitando il ricorso a cibi industriali e piatti pronti.

In sostanza, non esistono ricette specifiche obbligatorie per l’autosvezzamento, ma piuttosto è importante adattarsi alle esigenze del bambino, rispettando i suoi segnali e offrendo cibi nutrienti e sani. La preparazione di cibi freschi e bilanciati può diventare un’occasione per creare un legame positivo con il cibo fin dai primi momenti di autosvezzamento.

Ricette per l’autosvezzamento pronte in 15 minuti

. Purè di Patate Dolci e Carote

Tempo di preparazione: 15 minuti

Ingredienti:

  • 1 patata dolce piccola
  • 1 carota piccola
  • Un po’ d’acqua o latte materno/artificiale

Istruzioni:

  1. Pelare e tagliare a pezzi la patata dolce e la carota.
  2. Cuocere al vapore o bollire fino a quando diventano morbidi.
  3. Frullare con un po’ d’acqua o latte fino a ottenere una consistenza liscia.

2. Banana Schiacciata con Avocado

Tempo di preparazione: 5 minuti

Ingredienti:

  • 1 banana matura
  • 1/2 avocado maturo

Istruzioni:

  1. Schiaccia la banana e l’avocado con una forchetta fino a ottenere una consistenza cremosa.
  2. Mescola bene e servi.

3. Pappa di Avena con Frutta

Tempo di preparazione: 10 minuti

Ingredienti:

  • 2 cucchiai di fiocchi d’avena
  • 1/2 mela matura, sbucciata e tagliata a pezzi
  • Un pizzico di cannella (opzionale)

Istruzioni:

  1. Cuoci i fiocchi d’avena in acqua fino a quando sono morbidi.
  2. Aggiungi la mela tagliata e cuoci per altri 3-4 minuti.
  3. Frulla il tutto fino a ottenere una consistenza liscia e aggiungi un pizzico di cannella se desideri.

4. Polpette di Pollo e Verdure

Tempo di preparazione: 15 minuti

Ingredienti:

  • 50g di petto di pollo, cotto e tritato finemente
  • 1 piccola patata, cotta e schiacciata
  • 1 piccola carota, cotta e tritata
  • Un pizzico di olio d’oliva

Istruzioni:

  1. In una ciotola, mescola il pollo tritato, la patata e la carota.
  2. Forma piccole polpette con il composto.
  3. Cuoci le polpette in una padella antiaderente con un po’ d’olio d’oliva fino a doratura su entrambi i lati e assicurati che siano ben cotte.

Queste sono solo alcune idee per ricette rapide e semplici per l’autosvezzamento. Puoi adattare le ricette in base alle preferenze alimentari del tuo bambino e consultare il pediatra per assicurarti che i cibi siano appropriati per la sua età e stadio di sviluppo.

 

Foto di copertina di Jelleke Vanooteghem

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Gli amici del bosco – Recensione del libro per bambini https://www.torinobimbi.it/articoli/recensione-del-libro-per-bambini-gli-amici-del-bosco.html Mon, 12 Feb 2024 11:38:34 +0000 https://www.torinobimbi.it/?p=141059 Un libro prezioso e delicato che parla di malattia e di morte. Un libro che può diventare un compagno di viaggio, uno strumento a disposizione degli adulti per aiutare i bambini ad affrontare l’esperienza dolorosa della perdita di una persona amata. Compralo su Amazon Prendersi cura di chi non può guarire Questo libro nasce nel […]

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Un libro prezioso e delicato che parla di malattia e di morte. Un libro che può diventare un compagno di viaggio, uno strumento a disposizione degli adulti per aiutare i bambini ad affrontare l’esperienza dolorosa della perdita di una persona amata.

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Prendersi cura di chi non può guarire

Questo libro nasce nel contesto dell’hospice di Abbiategrasso, un’organizzazione non profit che offre servizi di cure palliative a chi soffre di patologie inguaribili. A disposizione di queste persone c’è un team di professionisti – medici, educatori, psicologi, volontari – che collaborano non per guarire, quando possibilità di guarire più non c’è, ma per prendersi cura e proteggere la qualità della vita e di quel tempo che resta a disposizione.

Autrice del libro è una psicologa, Federica Azzetta, che per molti anni ha fatto parte dell’équipe dell’hospice.

L’esperienza della malattia e della morte

Il libro è organizzato in sette parti per accompagnare il bambino che sta vivendo l’esperienza della malattia di una persona cara, malattia che porterà alla morte e quindi alla perdita. In apertura il libro viene presentato al piccolo lettore come uno zaino “che contiene delle cose” e dove “se ne possono mettere dentro altre”. Non sempre si può scegliere cosa avere nello zaino, ma “possiamo raccontare a chi è sul sentiero con noi cosa ci stiamo portando sulle spalle”, che poi è la finalità – preziosa! – di questo libro.

Un libro interattivo

Ad accompagnare il bambino in questo viaggio sono gli amici del bosco, il grande cervo Lichenio, l’orso Bartolomeo e il piccolo Mattia. Questi tre personaggi prendono per mano il lettore e li troviamo nelle varie parti del viaggio nel bosco. Il libro alterna pagine con alcuni spunti di riflessione in cui si parla delle sensazioni e delle paure che si vivono in situazioni come questa, parti da compilare, spazi per disegnare e spazi dove si può scrivere. È uno strumento interattivo che consente di “parlare insieme delle cose che stanno capitando a te come ad altri ragazzi e bambini che nella nostra storia abbiamo incontrato”.

Oggi mi sento…

Il bambino viene aiutato a dare un nome alle proprie emozioni, esprimerle, tirarle fuori, scoprendo così che sono stati d’animo comuni e sentendosi compreso. Il tutto in una forma “leggera”, a misura di bimbo. Ad esempio, in una doppia pagina si legge: “Quando è malata una persona a cui vogliamo bene tutto diventa molto strano. È come se in fondo alla pancia, nella nostra testa e nel cuore ci fosse sempre qualcosa che ci disturba e che ci fa male. Lo provi anche tu?” E per aiutare il bambino a identificare le sue sensazioni ci sono varie opzioni “mi sento solo”, “mi viene voglia di combattere la malattia”, “mi sento fragile e debole”, “mi sento in colpa” e uno spazio vuoto da completare (se lo desidera): “Oggi mi sento…”

Al bambino viene dato anche l’opportunità di raccontare la sua nuova quotidianità, perché “quando c’è una persona che sta male, tante cose cambiano”.

Medici, infermieri, volontari…

Quando si entra in contatto con la malattia, nel mondo del bambino entrano anche nuove figure, medici, infermieri, volontari. Nel libro se ne parla e si invita il bambino a scrivere/disegnare anche di loro. Quando parlo di “scrittura” mi riferisco a spazi già predisposti per barrare le risposte che risuonano di più al bambino e/o aggiungere solo qualche parola, per cui non è necessario che il bambino abbia molta confidenza con la scrittura. Per i bambini più piccoli che utilizzano questo libro ovviamente ci sarà una persona adulta che legge le parti di testo e scrive per loro.

Ogni giorno è importante

Le pagine scorrono con la compagnia del cervo e dell’orso tra brevi riflessioni e spazi destinati al lettore. Si parla di malattia, di situazioni che capitano e neanche gli adulti sono in grado di spiegarsele, di vite che si avvicinano pian piano al termine. Tra i messaggi che troviamo tra le pagine (sono tanti, tutti importanti) a chi legge si ricorda che “ogni giorno fino all’ultimo giorno, è importante”.

Uno sguardo sul dopo

Il libro non si chiude con il capitolo dedicato alla morte, ma con uno sguardo di speranza. L’ultima parte si concentra sul “dopo” e ha l’intento di rassicurare il bambino. Innanzitutto sul fatto che i ricordi della persona amata resteranno per sempre con lui: “il bene che ci si è voluti e il ricordo delle cose belle ci aiuterà a sopportare la fatica di non potersi vedere” e poi sul fatto (fondamentale) che il bambino non sarà mai solo. Ci sono e ci saranno amici e compagni di viaggio “con i quali potrai continuare a crescere e a diventare grande”.

Raccontarsi, aprire i cuori

È difficile commentare questo libro, perché tocca temi così dolorosi che “fanno male” anche solo pensandoci. Ma proprio perché perdere una persona cara è un’esperienza tanto forte a livello emotivo, credo che questo libro sia uno strumento prezioso. Un alleato della famiglia che sta vivendo questo percorso. Gli adulti che sono accanto al bambino possono trovare tra le pagine delle frasi da utilizzare per affrontare l’argomento e il tempo dedicato a questo libro può diventare un tempo per raccontarsi, per aprire i cuori, per condividere sofferenze e paure, timori e speranze. Perchè parlare di tutto questo è fondamentale. La malattia e la morte non possono essere vissute senza dare voce a quello che si sente nel cuore. E perché insieme, la fatica diventa meno pesante, insieme si può pian piano ritrovare il benessere emotivo.

Un libro che è il frutto di una collaborazione

Nella pagina dei ringraziamenti si legge: “Questo libro è il risultato di una collaborazione. Il lutto non è un fatto privato, ma potremmo aggiungere che la vita non è un fatto privato e questo lavoro è l’espressione della condivisione di esperienze che hanno reso possibile e che costituiscono la premessa di questa storia”. E ancora: “Questo libro è il risultato di tante storie condivise all’Hospice: momenti di cui si ha avuto il coraggio di parlare per attraversare e percorrere, ciascuno con la forza della propria professione, quel sentiero difficile e impervio che porta ad abitare nuovi luoghi. Luoghi di pensiero, di emozioni e di riflessione a cui il lavoro in hospice conduce”.

Giorgia Cozza

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Il bagno dopo mangiato – fa male o no? https://www.torinobimbi.it/articoli/il-bagno-dopo-mangiato-fa-male-o-no.html Mon, 05 Feb 2024 05:56:56 +0000 https://www.torinobimbi.it/?p=140909 Da generazioni, è stato tramandato il divieto di fare il bagno subito dopo aver mangiato, citando il pericolo di “congestione”. Tuttavia, tale credenza, radicata in Italia, manca di supporto nella letteratura scientifica e risulta completamente sconosciuta all’estero. La Mancanza di Evidenze Scientifiche La tradizione di evitare il bagno dopo i pasti, attribuendolo al rischio di […]

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Da generazioni, è stato tramandato il divieto di fare il bagno subito dopo aver mangiato, citando il pericolo di “congestione”. Tuttavia, tale credenza, radicata in Italia, manca di supporto nella letteratura scientifica e risulta completamente sconosciuta all’estero.

La Mancanza di Evidenze Scientifiche

La tradizione di evitare il bagno dopo i pasti, attribuendolo al rischio di “congestione”, non trova riscontri nelle pubblicazioni scientifiche. Ciò solleva la domanda se esista un rischio maggiore di annegamento per chi ha appena mangiato, soprattutto durante attività ricreative o competizioni di nuoto. La risposta è negativa. La letteratura scientifica non contempla nemmeno il concetto di “congestione”, apparendo come un’esclusiva italiana.

I Miti Sull’Annegamento e la Realtà

Contrariamente alla credenza popolare, i problemi sorgono quando si verifica un malessere improvviso durante il bagno. Tuttavia, questo è più spesso associato all’impatto brusco dell’acqua fredda sul viso, come nel caso dei tuffatori sportivi. La reazione nervosa riflessa può causare rallentamento della frequenza cardiaca e abbassamento della pressione arteriosa, portando al rischio di annegamento. Questo fenomeno è più legato all’esposizione repentina all’acqua fredda piuttosto che al momento dei pasti.

Bambini e Acqua: Un Mix Potenzialmente Pericoloso

L‘Organizzazione Mondiale della Sanità mette in guardia contro il rischio di annegamento nei bambini, sottolineando l’importanza della sorveglianza costante da parte degli adulti in prossimità di acqua, mare o piscina. L’Academy American Pediatrics ribadisce questa raccomandazione, sottolineando che il non saper nuotare aumenta il rischio. Imparare a nuotare precocemente è, quindi, una misura cruciale di prevenzione.

Come Affrontare la Congestione: Consigli Pratici

Se ci si trova a fronteggiare i sintomi della congestione, è consigliabile portare il bambino in un luogo fresco e ventilato. Farlo sdraiare sollevando le gambe può aiutare a ridurre i sintomi, tenendo però la pancia protetta dal freddo, in modo da ristabilire la corretta situazione termica a livello addominale. 

I sintomi da tenere d’occhio includono la perdita di sensi, malessere, crampi addominali, vomito, pallore e sudorazione.

Pronto Soccorso e Corsi di Salvataggio: Una Precauzione Necessaria

Nel caso estremo di pre-annegamento, praticare la rianimazione cardio-polmonare potrebbe essere necessario, con la chiamata immediata al 118. Mentre il personale degli stabilimenti balneari è addestrato per queste situazioni, l’ideale sarebbe che anche i genitori partecipassero a corsi di pronto soccorso. Questi corsi insegnano le tecniche di base di rianimazione, spesso di vitale importanza in situazioni di emergenza.

Foto di copertina di Frank Mckenna

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Cos’è il Tummy Time – una Tappa importante nello Sviluppo del bambino https://www.torinobimbi.it/articoli/cose-il-tummy-time-una-tappa-importante-nello-sviluppo-del-bambino.html Mon, 29 Jan 2024 10:24:05 +0000 https://www.torinobimbi.it/?p=141195 Il termine “Tummy Time” si riferisce a un periodo di tempo in cui un neonato viene posizionato a pancia in giù mentre è sveglio e sotto supervisione. Questa pratica è stata raccomandata dagli esperti in pediatria come una parte importante dello sviluppo motorio del bambino. Il Tummy Time aiuta a rinforzare i muscoli del collo, […]

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Il termine “Tummy Time” si riferisce a un periodo di tempo in cui un neonato viene posizionato a pancia in giù mentre è sveglio e sotto supervisione. Questa pratica è stata raccomandata dagli esperti in pediatria come una parte importante dello sviluppo motorio del bambino.

Il Tummy Time aiuta a rinforzare i muscoli del collo, delle spalle, della schiena e delle braccia del neonato. Inoltre, questa posizione contribuisce a prevenire la sindrome della testa piatta (plagiocefalia) e favorisce lo sviluppo delle abilità motorie necessarie per gattonare e, successivamente, camminare.

Quando si pratica il Tummy Time, è essenziale farlo su una superficie piatta e morbida, e il bambino dovrebbe essere sempre sotto la supervisione di un adulto per garantire la sicurezza. Inizia con brevi sessioni e aumenta gradualmente la durata man mano che il bambino si abitua a questa posizione.”

Qualche esempio di esercizio da proporre al bambino

Ci sono diversi esercizi che puoi proporre durante il Tummy Time per stimolare lo sviluppo motorio del bambino. Ecco alcuni esempi:

Osservazione degli oggetti: Posiziona giocattoli colorati o oggetti interessanti a portata di mano del bambino mentre è a pancia in giù. Questo incoraggerà il bambino a sollevare la testa per guardare gli oggetti, stimolando i muscoli del collo e delle spalle.

Sostegno del torace: Posiziona le mani del bambino sotto il torace, in modo che possa spingere delicatamente per sollevare la parte superiore del corpo. Questo aiuta a rafforzare i muscoli della schiena.

Interazione faccia a faccia: Mettiti a livello del bambino e interagisci con lui faccia a faccia. Puoi cantare canzoni, fare buffi suoni o fare facce divertenti per incoraggiare il bambino a sollevare la testa e a mantenere il collo più diritto.

Rotolamento laterale: Se il bambino è abbastanza grande e mostra segni di voler rotolare, puoi incoraggiare il movimento laterale posizionando giocattoli o oggetti interessanti ai lati. Questo può stimolare il bambino a provare a ruotare lateralmente.

Specchio: Posiziona un piccolo specchio vicino al bambino durante il Tummy Time. La vista di se stesso può essere un’esperienza affascinante e può incoraggiare il bambino a sollevare la testa per guardare.

Utilizzo di un cuscino a sostegno: Puoi posizionare un piccolo cuscino sotto il torace del bambino per fornire un leggero sostegno. Questo può rendere più confortevole il Tummy Time e aiutare il bambino a sollevare la testa e il torace.

Ricorda sempre di prestare attenzione alla reazione del tuo bambino e di rispettarne i tempi. Se noti segni di frustrazione o stanchezza, interrompi la sessione o prova a variare l’approccio. Il Tummy Time dovrebbe essere un’esperienza positiva e gradita per il bambino.

Per quanto tempo e fino a che età proporre il Tummy Time?

Il Tummy Time è una pratica che può essere adattata e modificata man mano che il bambino cresce. Anche se il termine “Tummy Time” è spesso associato ai primi mesi di vita, la promozione di forza e controllo muscolare può continuare in varie forme durante lo sviluppo del bambino. Ecco alcune considerazioni:

Bambini piccoli (fino a 6-9 mesi): Durante i primi mesi di vita, il Tummy Time è particolarmente importante per sviluppare la forza del collo, delle spalle e della schiena. Man mano che il bambino inizia a gattonare e a muoversi autonomamente, può esserci naturalmente meno bisogno di sessioni dedicate di Tummy Time, poiché il bambino esercita questi muscoli in altre attività motorie.

Bambini in età prescolare (oltre i 6-9 mesi): Anche se il Tummy Time tradizionale può diminuire, continuare a fornire opportunità per l’esercizio fisico è importante. I giochi a pancia in giù, come giocare con giocattoli o muoversi in posizioni di gattonamento, continuano a essere utili per lo sviluppo muscolare e motorio.

Bambini più grandi (oltre 1 anno): Man mano che il bambino cresce e acquisisce abilità motorie più avanzate, il focus può spostarsi verso attività che coinvolgono il movimento globale, la coordinazione e l’equilibrio. Giochi come saltare, arrampicarsi e correre contribuiscono allo sviluppo fisico e motorio.

Conclusioni

Se il termine “Tummy Time” può non essere più utilizzato in età prescolare, la promozione di un ambiente che supporti l’attività fisica, il gioco attivo e lo sviluppo motorio dovrebbe continuare durante tutto il periodo della prima infanzia. Come sempre, è importante adattare le attività in base alle capacità individuali del bambino e garantire che siano sicure e piacevoli.

Foto di copertina di Jonathan Borba

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Recensione del libro per bambini: Cip e Croc https://www.torinobimbi.it/articoli/recensione-del-libro-per-bambini-cip-e-croc.html Mon, 22 Jan 2024 05:43:13 +0000 https://www.torinobimbi.it/?p=141037 Delizioso. Un libro delicato, toccante, che racconta una storia importante. Di famiglia, di differenze e somiglianze, di affetto sincero. Tutto ha inizio con due uova, due uova piccine, molto simili tra loro… Compralo su Amazon Sulla sabbia, c’erano due uova… “Sulla sabbia, una accanto all’altra, c’erano due uova”. Le uova si schiudono ed ecco un […]

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Delizioso. Un libro delicato, toccante, che racconta una storia importante. Di famiglia, di differenze e somiglianze, di affetto sincero. Tutto ha inizio con due uova, due uova piccine, molto simili tra loro…

Compralo su Amazon

Sulla sabbia, c’erano due uova…

“Sulla sabbia, una accanto all’altra, c’erano due uova”. Le uova si schiudono ed ecco un pappagallo. E un coccodrillo.

“Ciao Fratello”, disse Cip. “Ho fame”, disse Croc.

Sono diversi Cip e Croc. Il piccolo pappagallo implume e il giovane coccodrillo affamato. Ma sono nati insieme e quindi sono fratelli. Croc va in cerca di cibo e ne trova anche per Cip che attende fermo sulla sabbia. Poi si siedono vicini vicini, perché entrambi hanno freddo e così si tengono caldo a vicenda.

Una canzone per il sole

“In quel momento il sole si alzò”. L’alba che sorge all’orizzonte è uno spettacolo incantevole. Cip sente il bisogno di cantare. “Penso che dovremmo cantare per lui” disse infatti. E così cantano, insieme, Cip e Croc. Cantare al piccolo coccodrillo mette sonno, così si addormenta mentre il pappagallino continua a cantare per il sole.

Al suo risveglio Croc vede Cip appollaiato su qualcosa. Un mucchio di rami e rametti. Il coccodrillo non capisce cos’è e il pappagallino spiega: “è la nostra casa”.

Cip e Croc sono felici di essere fratelli

I giorni passano e, di illustrazione in illustrazione, Cip e Croc diventano grandi. Insieme.

E insieme fanno tante cose: cose da pappagallo e cose da coccodrillo. Si allenano a volare e a galleggiare come tronchi sull’acqua, ad arrampicarsi e a ballare. Quando fa bel tempo si riscaldano sulle rocce calde, quando c’è brutto tempo gonfiano le piume per tenersi al riparo… Croc e Cip sono felici di essere fratelli.

Tanti coccodrilli e tanti pappagalli

Finchè un giorno… Un giorno, mentre sono fuori per la caccia,  Cip e Croc seguono il corso del fiume e arrivano in una laguna “piena di coccodrilli”, vicino a una foresta “piena di pappagalli”.

Quando vedono tutti quei coccodrilli e tutti quei pappagalli, Cip e Croc scoprono di non essere fratelli. E credono di doversi dire addio. Croc nuota nel fiume e si unisce ai coccodrilli, Cip vola via per raggiungere i pappagalli.

Il tempo di una giornata…

Ma è sufficiente una giornata perché entrambi capiscano di aver fatto un errore a separarsi. Quando sorge il sole e Croc canta per salutarlo, gli altri coccodrilli brontolano e gli dicono di stare zitto. Quando Cip cattura un bufalo, i pappagalli lo giudicano disgustoso. Nel pomeriggio Croc costruisce un nido, ma nessuno lo considera. Alla notte Cip si alza in volo mentre gli altri pappagalli urlano che non si vola di notte.

Il finale ve lo lascio scoprire, ma avrete già capito che ci sarà un emozionante lieto fine.

Chi è la nostra famiglia?

Questo libro a me è piaciuto molto: questi due piccoletti, pappagallo e coccodrillo, così diversi che più diversi non si può, che crescono insieme considerandosi fratelli  sono molto belli. Quella parola, fratello, nelle prime pagine, scritta con la lettera iniziale maiuscola, dice tanto sulla famiglia, sull’amore, sui legami che si creano nel corso dell’infanzia e della vita. E lo sono, fratelli, Cip e Croc. Per un attimo, una manciata di ore, dubitano di loro stessi, della loro storia, ma al termine della prima giornata trascorsa stando lontani, ecco che hanno già capito dov’è la loro vera famiglia.

Dalle differenze un arricchimento reciproco

Tra i messaggi (importanti) che regala questa storia, anche quello dell’arricchimento reciproco che arriva dalle differenze. Croc non avrebbe mai imparato a cantare per salutare il sole se non fosse stato per Cip. E Cip non avrebbe imparato a cacciare o a volare di notte se non fosse cresciuto con Croc. Ognuno di loro è rimasto se stesso, conservando le peculiarità della propria specie, ma è diventato anche qualcosa di più: entrambi sono più ricchi, più aperti di vedute, più capaci.

A proposito di famiglia e fratellanza…

Le illustrazioni sono realistiche. Non sono disegni allegri o dai colori vivaci, ma hanno una grazia e una delicatezza che ben si adatta alla poesia della storia.

Leggendola con il mio bambino, a entrambi è venuta in mente un’altra storia molto amata: Guji Guji di cui vi avevo parlato qui che affronta tematiche vicine a quelle di questo libro.

Per quanto riguarda l’età di lettura, si può provare a leggerla con i nostri bimbi già dai due anni (due anni e mezzo) circa. Adatto anche a bambini più grandi che potranno coglierne tutti i messaggi.

Giorgia Cozza

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Mondo scuola: DSA, BES e disabilità – Tra normative e prassi, troviamo il filo di Arianna https://www.torinobimbi.it/articoli/mondo-scuola-dsa-bes-e-disabilita-tra-normative-e-prassi-troviamo-il-filo-di-arianna.html Thu, 18 Jan 2024 06:09:40 +0000 https://www.torinobimbi.it/?p=141435 Partiamo col dire che il termine BES (Bisogni Educativi Speciali) individua un’area nella quale rientrano gli studenti che necessitano, per varie ragioni, di attenzioni speciali. Tale situazione viene indicata come svantaggio scolastico ed è stato introdotto dalla direttiva ministeriale del 27 dicembre 2012 , seguita da vari documenti che ne specificano il contenuto, tra cui […]

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Partiamo col dire che il termine BES (Bisogni Educativi Speciali) individua un’area nella quale rientrano gli studenti che necessitano, per varie ragioni, di attenzioni speciali. Tale situazione viene indicata come svantaggio scolastico ed è stato introdotto dalla direttiva ministeriale del 27 dicembre 2012 , seguita da vari documenti che ne specificano il contenuto, tra cui l’importante Nota Ministeriale n. 562 del 3 Aprile 2019.

Cosa sono i bisogni educativi speciali (BES)

I bisogni educativi speciali (BES), comprendono , ad oggi, quattro sotto-categorie:
1. la disabilità
2. i disturbi specifici di apprendimento e/o disturbi evolutivi specifici
3. lo svantaggio socioeconomico, linguistico o culturale.
4. alto potenziale intellettivo (Gifted children)

Spesso, nel linguaggio comune viene usato l’acronimo BES solo per quegli alunni che, pur manifestando un Bisogno Educativo Speciale (BES), non rientrano nelle misure previste sulla disabilità o sui Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA). In realtà, si tratta di un uso improprio della terminologia. Nell’area dei bisogni educativi speciali rientrano tutte e quattro le predette sottocategorie; poi, per ciascuna di esse, si farà riferimento anche ad ulteriori specifiche normative.

La DM 2012 insieme alla successiva nota ministeriale 562 del 2019, sono normative di notevole rilevanza in quanto aggiungono un pezzo importante al puzzle che compone il quadro italiano dell’inclusione scolastica. Esse, infatti, hanno fornito indicazioni organizzative anche sull’inclusione di quegli alunni che non siano certificabili né con disabilità, né con DSA, ma che si trovino in svantaggio sul piano scolastico per ragioni differenti. di tipo familiare e socio-ambientale e, sotto altro profilo, grazie all’estensione operata con la citata nota 562, in quanto in possesso di un alto
potenziale cognitivo.

Cominciamo dal punto uno: studenti con disabilità.

Le principali normative di riferimento per la scuola sono: DM del 2012 e legge 104 del 1992.

Si tratta di alunni in possesso di una diagnosi e certificazione rilasciata secondo quanto previsto dalla legge 104/1992 a seguito di un accertamento che coinvolge la ASL e l’INPS (in alcune Regioni in alternativa alla asl anche centri privati).

Per gli studenti con disabilità è obbligatoria la predisposizione del PEI (piano educativo individualizzato), un documento redatto a cura del GLO, gruppo di lavoro operativo, che è composto da consiglio di classe, dalla famiglia nonché dei medici e terapisti che seguono lo studente. Il PEI ha lo scopo di individuare il percorso educativo più adatto al profilo dell’alunno tenendo conto delle sue caratteristiche. Il documento contiene la lista di tutte le attività didattiche, gli obiettivi di apprendimento attesi, il metodo didattico e gli strumenti educativi da adottare, i criteri di valutazione delle attività e l’indicazione dei rapporti tra scuola e contesto extra scolastico.

All’interno del PEI confluiscono, ad esempio, la programmazione per obiettivi minimi o la programmazione differenziata, tale distinzione diventa fondamentale nelle scuole secondarie di secondo grado poiché a seconda del percorso scelto dipenderà la possibilità o meno di conseguire il diploma.

Il Piano Educativo Individualizzato deve essere firmato da tutti coloro che hanno partecipato alla sua redazione, pertanto, la responsabilità sarà condivisa tra scuola, famiglia e servizi socio-sanitari. Il PEI viene redatto ad inizio anno ed è soggetto a verifiche periodiche nel corso dell’anno scolastico, per accertare il raggiungimento degli obiettivi e apportare eventuali modifiche.

Nel passaggio tra i diversi gradi di istruzione, compresi i casi di trasferimento fra scuole, i docenti dell’istituto di provenienza devono fornire agli insegnanti della scuola di destinazione tutte le informazioni necessarie a favorire l’inclusione dell’alunno disabile.

Per gli alunni con disabilità nella scuola pubblica e paritaria è previsto il diritto al docente di sostegno. Il numero di ore assegnato è commisurato al bisogno (nel rispetto di massimali previsti per legge) e viene indicato nel PEI. E’ prevista altresì la possibilità di attivare altre figure eventualmente necessarie all’alunno in base ai suoi bisogni: educatore; assistente alla persona, assistente alla comunicazione ecc (con differenze a seconda delle varie normative Regionali).

Punto due: studenti con disturbi specifici dell’apprendimento e/o disturbi evolutivi specifici

Le principali normative di riferimento per la scuola sono: DM del 2012 e legge 170 del 2010.

Si tratta di studenti in possesso di una certificazione che viene rilasciata sulla base di procedure che prevedono il coinvolgimento della ASL (in alcune ragioni alla ASL si possono preferire centri privati).

In questa categoria rientrano i Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA: dislessia, discalculia, disgrafia,  disortografia), diagnosticati ai sensi della L. 170/10 ma non solo, la Direttiva Ministeriale del 2012, ha esteso le misure previste dalla Legge 170/2010 anche agli alunni con deficit del linguaggio, delle abilità non verbali, della coordinazione motoria, dell’attenzione e dell’iperattività (ADHD).

Per gli studenti i cui bisogni sono riconducibili alla legge 170 (e quelli ad essi equiparati), è obbligatorio il ricorso ad un Piano Didattico Personalizzato (PDP) nel quale vengono specificati gli strumenti compensativi e le misure dispensative che il consiglio di classe (dopo essersi interfacciato con la famiglia) riterrà necessari per garantire il successo scolastico degli allievi.

Per fare degli esempi, fra le misure dispensative in caso di dislessia si può indicare l’esenzione alla lettura ad alta voce. Fra gli strumenti compensativi in caso di discalculia può essere indicato l’uso di calcolatrice.

Il PDP viene redatto dal consiglio di classe e deve essere protocollato entro tre mesi dall’inizio di ogni anno scolastico, diventa esecutivo con la firma della famiglia, dei docenti e del dirigente scolastico, non si prevede la partecipazione della componente sanitaria.

Per gli alunni con PDP non è previsto l’insegnante di sostegno a meno che il disturbo non sia tale (da solo o per la presenza di altre condizioni) da poter essere ricondotto nell’area della disabilità ci cui alla legge 104.

Punto tre: alunni con svantaggio socioeconomico, linguistico o culturale.

Le principali normative di riferimento per la scuola sono: DM del 2012 e nota ministeriale n. 2563/13

In questo caso, pur non essendo in presenza di una condizione certificata o diagnosticata, si rileva un bisogno educativo speciale, generalmente limitato nel tempo, dovuto a situazioni molteplici e contingenti, che sono causa di svantaggio e, pertanto, richiedono per un certo periodo una particolare attenzione educativa. Si tratta ad esempio degli alunni di recente immigrazione, che non hanno ancora appreso la lingua italiana, oppure di allievi che si trovano in una situazione sociale, economica o culturale difficile, che comporta disagi molteplici nel regolare percorso scolastico.

Anche in questo caso, come previsto dalla nota ministeriale n. 2563/13 si può ricorrere alla compilazione di un PDP ed a misure compensative e dispensative, qualora il consiglio di classe lo ritenga
necessario per un certo periodo di tempo. In questo caso non è un obbligo ma una decisione collegiale dei docenti.

Punto quattro: alunni ad alto potenziale cognitivo.

Le principali normative di riferimento per la scuola sono: DM 27 dicembre 2012 e Nota Ministeriale n. 562 del 2019.

Con la Nota Ministeriale n. 562 – Alunni con bisogni educativi speciali. Chiarimenti –  il Ministero ha colmato il vuoto normativo per cui agli studenti dotati di un alto potenziale intellettivo non era riconosciuto esplicitamente il diritto a una didattica personalizzata. Ad oggi, dunque, è prevista la possibilità, a discrezione del consiglio di classe, di adottare un piano didattico personalizzato.

Ad onor del vero, in molti casi però le scuole avevano già provveduto in autonomia a definire un PDP nei casi in cui, come previsto dalla normativa per i BES, era stato riscontrato dai docenti un disagio comportamentale/relazionale; ora, le scuole possono attivarsi con un PDP allo scopo di sostenere gli alunni gifted a prescindere dalla presenza o meno di problematiche comportamentali.

Mancano tuttavia ancora delle linee guida chiare e condivise su questa materia, almeno a livello nazionale.

Permettete una riflessione

Il sistema non è scevro da problemi e critiche ma non si può negare che il processo normativo e culturale del nostro paese sembri andare, a mio avviso correttamente, verso il superamento del concetto di “normalità” e, parallelamente, verso il superamento dell’idea di didattica omogenea, passando invece alla visione di classe come realtà caratterizzata da una ampia pluralità di bisogni e necessità individuali. Pluralità che diventa opportunità. Diversità che diventa occasione.

Moltissima strada c’è ancora da fare sia sotto il profilo giuridico che sociale ma, forse… forse… la via è quella giusta, con l’obiettivo di arrivare oltre il concetto di inclusione, in favore dell’idea “…di convivenza reciprocamente rispettosa di tutte le varie unicità personali…” (cit. Professor Dario Ianes, fra gli altri)”.

Foto di copertina Matese Fields

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