Cara Serena, come ho già avuto modo di dire in altre occasioni, la sera per i bambini spesso rappresenta un momento delicato in cui il buio agevola l’esternazione delle paure, specialmente nel momento di andare a dormire quando si ritrovano al buio e da soli. Da quanto lei racconta nella sua lettera, la situazione di suo figlio è un po’ diversa ma quella che lui chiama “pena” fa comunque trasparire un sentimento di preoccupazione che, secondo il mio parere, sarebbe preferibile indagare maggiormente. Lei ha ragione quando dice che ciò che lui racconta appare banale agli occhi di un adulto, ma a sei anni può invece rappresentare qualcosa di grande, da non sminuire ai suoi occhi.
Le consiglio di chiedere al bambino spiegazioni circa queste preoccupazioni e di rassicurarlo quando le racconta facendogli capire che è importante quello che lui prova e che è importante che lui lo racconti.
Poiché questo comportamento si presenta da quando ha iniziato a frequentare la scuola, non si può escludere che questa novità lo abbia un po’ scombussolato. Il primo anno di scuola introduce nella vita dei bambini un grande cambiamento in termini di abitudini e di sicurezze che, all’improvviso, vengono a mancare e questo può generare l’innescarsi di comportamenti nuovi, per loro e per i genitori.
Ritengo sia importante accogliere queste preoccupazioni, non sottovalutarle e tradurgliele in altro modo. Ad esempio se dimostra preoccupazione per lo sguardo profondo del cane gli si può chiedere cosa crede che stia pensando il cane e cosa pensa lui. Se è preoccupato per la sorella gli si può chiedere come pensa che stia la sorella.Ritengo che un buon modo di affrontare queste manifestazioni sia quello di mettere il bambino in grado di esprimere maggiormente le sue emozioni, andare oltre alla pena che dice di provare.
Le consiglio anche di parlare con le maestre per sapere come si comporta in classe e se, anche lì, esprime sentimento di preoccupazione.
Cordialità