9 Marzo 2018 ARTICOLI

Giorgia Cozza

Giorgia Cozza è una giornalista specializzata nel settore materno-infantile, i numerosi manuali per genitori di cui è autrice sono un punto di riferimento ormai consolidato per le coppie in attesa di un bimbo e per le neofamiglie.

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Recensione del libro per bambini: La grande fabbrica delle parole

Autore
Agnès de Lestrade
Illustratore
Valeria Docampo
Casa Editrice
Terre di Mezzo
Anno prima edizione
2011
Pagine
40
ISBN
9788861891555

La grande fabbrica delle parole: il testo e le illustrazioni di questo libro raccontano qualcosa di diverso a lettori di età differenti, ma dal 2011 ad oggi continuano a conquistare il cuore di grandi e piccini.

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Un paese dove le persone non parlano quasi mai

Nel paese della grande fabbrica delle parole le persone non parlano quasi mai. E non perché siano taciturne o schive. No. In questo paese le parole… costano. Alcune più di altre. E così sono poche le persone che possono permettersi di parlare e soprattutto di dire tutto quello che vorrebbero.

“In questo strano paese per poter pronunciare le parole bisogna comprarle e inghiottirle” si legge nel testo. “Ci sono parole più care di altre. Non si pronunciano spesso, a meno di non essere ricchissimi. Nel paese della grande fabbrica, parlare costa molto”.

E così, chi non ha soldi, o non ne ha abbastanza, deve arrangiarsi frugando nella spazzatura (anche se le parole che vengono buttate in genere non sono molto interessanti) o approfittando delle offerte speciali. Quando ci sono le offerte speciali puoi portarti a casa un bel po’ di parole, ma spesso si tratta di parole che non servono molto, come ventriloquo o filodendro.

A volte, infine, ci sono parole che volteggiano nell’aria e se si è pronti, con un retino acchiappafarfalle, si può conquistare qualche bella parola. Proprio come ha fatto Philéas, il piccolo protagonista della storia, che ha catturato tre parole con il suo retino…

Le tre parole di Philéas

Philéas è innamorato. È innamorato di Cybelle. Sarebbe felice di poterle dichiarare il suo amore, ma… Non può. Perché non ha abbastanza soldi nel suo salvadanaio. Oggi però, ha catturato tre parole e domani le offrirà a Cybelle, come dono per il suo compleanno.

Quando Philéas arriva a casa di Cybelle non può salutarla, perché non ha con sé le parole necessarie, ma le sorride. Anche lei sorride a Philéas. Ma proprio dietro di lei… ecco Oscar. Il più grande nemico di Philèas.

Philèas lo detesta perché i genitori di Oscar sono molto ricchi e quindi lui… parla! Oscar dice a Cybelle che la ama e che un giorno la sposerà.

“Deve aver speso un patrimonio!” pensa Philéas.

Il ragazzino è scoraggiato. Di fronte al discorso di Oscar, ora le sue tre parole gli sembrano poca cosa, ma… quando le pronuncerà, saranno proprio le parole a regalarci un bel finale.

Parole come gemme preziose

Cosa rende speciale una parola? Il significato? Forse, ma non solo. Questo libro lo dimostra. C’è anche il suono. E soprattutto c’è l’intenzione, l’emozione di chi la pronuncia. Il sorriso di chi la ascolta e la accoglie.

Nel paese della grande fabbrica delle parole, il testo e le immagini (tutte giocate sui toni del marrone e del rosso) viaggiano sospesi tra il sogno e la poesia. Ogni parola attira l’attenzione, risuona, riecheggia nella mente del lettore, si colora di nuovi significati. La poesia è là dove meno te l’aspetti. Nascosta in parole come ciliegia, polvere, seggiola.

Le parole giuste

In un paese dove la diseguaglianza sociale ed economica riguarda addirittura la possibilità di espressione, le parole assumono un significato tutto nuovo, decisamente unico.

Coerente con il mondo che racconta, anche questo libro è parco di parole. A volte in una pagina ne troviamo una soltanto. Però è la parola giusta.

Da adulta non so dire esattamente perché questo libro mi piaccia. Così come in genere non lo sanno spiegare i bambini. Ai piccoli piace il lieto fine, piacciono i retini acchiappafarfalle per catturare le parole, piace il suono di parole come carabattole e fichi secchi.

Fatto sta che il libro piace. Risuona. Conquista.

Da leggere con i più piccoli, dai tre anni circa per la musicalità delle parole, e da leggere con i più grandicelli per riflettere sugli spunti offerti dalla storia.

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Giorgia Cozza

Lettura del libro La grande fabbrica delle parole


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