20 Dicembre 2017 ARTICOLI

Alda Trifiletti

Dottoressa Alda Trifiletti, specializzata in Glottodidattica Infantile alla Sapienza di Roma titolare del centro linguistico The Bilingual Bridge di San Mauro Torinese, insegna inglese a bambini e ragazzi, strutturando percorsi personalizzati e utilizzando il metodo Hocus&Lotus, Jolly Phonics ecc.. , fornisce consulenze agli istituti scolastici per implementare progetti di bilinguismo.

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L’inglese è una lingua, non una materia!

Perché l’inglese, così come il francese, lo spagnolo e tutte le lingue che si apprendono in ambito scolastico non dovrebbero essere materie? Non si studiano a scuola?

Sì, si possono studiare a scuola, ma anche apprendere indipendentemente da essa, come la lingua madre. Per esempio un bambino che ha un genitore, un nonno o altro parente che parla inglese o francese o spagnolo o cinese o qualunque altro idioma e questo bambino ha modo di interagire costantemente con il parente che parla altra lingua la apprende non come materia, bensì semplicemente comunicando.

Altro esempio, se un bambino si trasferisce in un paese straniero imparerà la lingua del luogo prima di tutto per esigenze comunicative e non come materia.

Anzi, nessuno mette in dubbio che questo modo di apprendere sia il più efficace.

Perché allora se trasformiamo l’insegnamento di una lingua in una materia esso diventa meno efficace?

Perché se il metodo attraverso il quale la lingua è trasmessa non è quello “comunicativo”, ma trasforma la lingua in elenchi da imparare a memoria o in regole grammaticali, allora essa si “installerà” nella stessa area celebrale in cui si “installano” la storia e la geografia (la memoria esplicita per dirla col neuro-linguista Franco Fabbro) e non nella stessa area cerebrale in cui si è “installato” l’italiano (memoria implicita). Inoltre, quando si trasforma una lingua in una materia si tende a cadere negli errori metodologici di cui abbiamo trattato nella scorsa avventura del bilinguismo come il ricorso alle traduzioni (più o meno esplicite perché anche guardare un film prima in una lingua e poi nell’altra presuppone traduzione e anche il enunciare concetti prima in italiano e poi ribadirli di nuovo in inglese presuppone traduzione).

Le conseguenze della trasformazione dell’insegnamento dell’inglese in materia e non come strumento di comunicazione sono sotto gli occhi di tutti, nonostante talvolta si arrivi a chiudere gli occhi e negare l’evidenza: gli italiani sapranno anche tutte le regole grammaticali della lingua inglese, ma rispetto ai loro coetanei europei, le sanno parlare ben poco!

Il metodo che trasforma la lingua da strumento di comunicazione in materia, in traduzione, in elenchi da imparare a memoria la priva di quell’accesso automatico che invece avrebbe se fosse insegnata in full immersion come strumento di interazione prima e come riflessione grammaticale solo in un momento successivo.

In altre parole, tale modalità di insegnamento linguistico confina e segrega la seconda lingua che dovrebbe essere un flusso di comunicazione vivo e accessibile automaticamente nella nostra memoria implicita accanto alla lingua madre (seppur con competenze diverse) nella memoria esplicita accanto alla storia, alla geografia, alle scienze.

Qual è il risultato? Che, oltre a non raggiungere una fluidità a livello comunicativo, con gli anni potremmo dimenticarci con molta facilità elenchi, regole, al pari di personaggi storici, date, esperimenti scientifici, ma potremmo mai dimenticare come si comunica in lingua madre? Se una lingua straniera fosse installata accanto alla lingua materna e fosse costantemente utilizzate, anche semplicemente con la cadenza delle lezioni scolastiche non cadrebbe nell’oblio e sarebbe sempre accessibile ai fini comunicativi.

Come abbiamo detto più volte, ma è sempre bene ribadirlo, l’apprendimento efficace di una lingua dipende dalla qualità metodo e dalla quantità di esposizione. Le lingue non sono materie o, almeno, non si apprendono come le altre materie!

Ringrazio le mia amica e collega Magic Teacher Cristiana Chiapparelli per aver dato vita a queste riflessioni.

See you all in the next adventure!


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