10 Luglio 2017 ARTICOLI

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Genitori social: pubblicare le foto dei figli- limiti legali e ragioni di opportunità

Foto, immagini, video. Tutti sanno che la rete può essere insidiosa perché risulta difficile bloccare la circolazione dei contenuti una volta immessi. Ma quando i soggetti ritratti sono dei bambini, non è solo questo che dovrebbe preoccuparci. Abbiamo chiesto cosa ne pensavano all’avvocata Maria Elena Ferrara e alla psicologa Flavia Cavalero. 

Nel considerare l’argomento occorre non sottovalutare il rapporto con i propri figli e il rispetto della volontà di questi ultimi, ai quali si impone una esposizione mediatica magari non desiderata.
Da considerare poi i rapporti interni ai genitori, fra i quali potrebbero nascere dei dissensi sull’utilizzo delle immagini dei propri figli, soprattutto quando in corso vi sono separazioni o divorzi.
Tali spunti devono indurre a riflettere e a svolgere delle considerazioni, sia sotto un profilo strettamente legale sia con riferimento alla ragionevolezza e opportunità di tale pratica.

Profili legali a cura dell’avvocato M. Ferrara

Non mancano nell’ordinamento Italiano e in quello internazionale specifici precetti volti a salvaguardare l’infanzia e la gioventù, sotto vari profili.

Occorre precisare però che gran parte delle normative che proteggono l’immagine parlano di “consenso dell’interessato” che nello specifico caso del minore dev’essere offerto dal suo rappresentante legale ossia i genitori o chi esercita la potestà genitoriale.

Viene dunque da chiedersi se un genitore, in quanto rappresentante legale, possa pubblicare in modo completamente arbitrario le foto di un proprio figlio.

In Italia non esiste ancora una regolamentazione precisa sul punto, tuttavia alcune limitazioni possono essere evidenziate e non si può affatto escludere che qualora un minore di età superiore agi otto/dieci anni ritenga lesiva la pubblicazione di proprie immagini da parte di genitori, possa trovare la via giudiziaria per arrivare alla rimozione delle foto e finanche al risarcimento del danno: agendo in giudizio autonomamente quando avrà compiuto i 18 anni o anche prima con l’ausilio del Tribunale dei minori.

L’eventualità che il minore possa avere un ruolo attivo nel chiedere giustizia trova diversi riscontri nel nostro ordinamento: si pensi al fatto che il minore di quattordici anni deve dare il consenso per la propria adozione; vige poi nel codice civile il diritto di audizione del minore nei processi che lo riguardano. Lo stesso Codice di Procedura Penale attribuisce rilevanza al consenso del minore quando, compiuti i 16 anni, gli attribuisce il potere di acconsentire alla pubblicazione di eventuali sue testimonianze rilasciate in un processo.

E’ chiara, quindi, la tendenza del nostro legislatore di attribuire al minore la capacità di disporre in prima persona dei propri diritti non appena lo si ritenga in grado di farlo senza nuocere a se stesso.

Dunque, occhio mamme e papà, esercitare la responsabilità genitoriale impone dei doveri oltre che dei diritti, e questi doveri possono essere fatti valere in giudizio dai figli stessi, qualora ritengano di aver subito un pregiudizio.

Vi è poi da considerare le situazioni in cui non siano i figli ad opporsi, ma l’altro genitore.

I casi più significativi di liti in tal senso giungono, come si può immaginare, dalle cause di divorzio.

Emblematica la recente pronuncia del Tribunale civile di Foggia.

Nello specifico, un padre separato aveva chiesto l’affido esclusivo della figlia minorenne perché riteneva la madre impossibilitata ad occuparsi della piccola a causa della sua eccessiva dipendenza dai social network. Il padre considerava eccessive, dal suo punto di vista, le ore trascorse dalla sua ex coniuge sui vari device (smartphone, tablet…) ed era, soprattutto, contrario alla pubblicazioni delle foto di sua figlia sui social, Facebook in primis, e ne chiedeva, conseguentemente la immediata rimozione.

Il Tribunale di Foggia ha accolto la sua richiesta in relazione alla cancellazione e rimozione delle foto della figlia minorenne dalle pagine Facebook dell’ ex moglie, così argomentando in sentenza: “Attualmente non esiste una regolamentazione specifica sulla pubblicazione dei dati personali riferiti ai minori, né un divieto per i genitori per la suddetta pubblicazione che pertanto va ritenuta lecita. Ma ciò non vuol dire che il genitore può fare un uso smodato e indiscriminato delle immagini che ritraggono i loro figli. Il consenso alle esposizioni delle loro immagini deve essere espresso da entrambi i genitori esercenti la responsabilità fino al compimento del sedicesimo compleanno del minore medesimo… Qualora uno di essi decida unilateralmente di pubblicare le foto del figlio (o della figlia) online, senza preventivamente acquisire il consenso dell’altro genitore compie una violazione… La pubblicazione di foto di figli minori, sebbene in sé lecita, potrebbe per le modalità e l’intensità con cui viene praticata, essere considerata pregiudizievole per il minore ed in quanto tale avere rilevanza giuridica sia al fine di una eventuale decisione di rimozione, sia in termini di corretto esercizio della capacità genitoriale.”

Un “giudizio giudizioso” quello del Tribunale di Foggia?  Passo il testimone alla dottoressa Cavalero.

Ragioni di opportunità a cura della psicoterapeuta F. Cavalero

E’ necessario prendere atto di un fenomeno ormai diffuso che sembra aver generato una sorta di contagio collettivo per cui o sei presente almeno su un canale social oppure “non sei”.

Come (ci) cambiano i social 

Nel tempo i vari network si sono evoluti e puntano sempre più all’immagine prima ancora che al contenuto; siamo quindi passati dalla modalità Facebook, in cui è possibile instaurare una conversazione virtuale con i followers e creare quella che viene definita “amicizia” quindi una relazione epistolare con altre persone, al successo di Snapchat in cui i messaggi – foto – video hanno vita solo per 24 ore, a Instagram in cui si comunica con le immagini. I selfie sono diventati uno strumento di comunicazione molto forte e molto diffuso, sebbene il significato del termine sia inequivocabile (auto scatto – scatto fotografico in cui si ritrae se stessi) è stato modificato e allargato, così come modificato e allargato è stato l’uso dei social in generale. Infatti il bisogno di apparire, possibilmente mostrando il meglio di se stessi, è sempre più dilagante e non viene vissuto come una questione individuale, ma coinvolge tutto l’entourage personale, come se avere un profilo su un social network autorizzasse il possessore a pubblicare tutto ciò che lo coinvolge e tutti coloro che lo circondano. Questo fenomeno riguarda anche i bambini che sempre più spesso vengono esibiti fin da piccolissimi.

In Inghilterra uno studio del 2015 ha evidenziato che ogni anno un bambino appare in media in 195 immagini postate sul Web che diventano 973 prima dei cinque anni di età (fonte: lastampa.it del 6 febbraio 2016). Se a prima vista questi numeri possono sembrare eccessivi è perché sempre più spesso perdiamo il conto del tempo che viene trascorso sui social e del materiale che vi postiamo senza farci molto caso, quasi fosse diventato un nuovo automatismo (ma nemmeno così tanto nuovo).

Cosa spinge genitori (e fratelli e sorelle, e nonni e zii, e amici di famiglia)  a pubblicar le foto dei bambini?

Intorno alla questione ci sono alcuni fatti che ormai sono noti e dei quali si sente parlare spesso e da professionisti di diverse categorie che vanno dalla Polizia alla Psicologia:

  • Le immagini nel Web non sono cancellabili (se non a costi molto alti)
  • Molti pedofili attingono alle foto proprio dai social
  • Oltre la metà delle foto contenute nei siti pedopornografici provengono da foto condivise sui social
  • Molti pedofili contattano i minori proprio sui social o li rintracciano dai dati ivi condivisi
  • Sono in aumento i casi di genitori denunciati per aver pubblicato incautamente foto dei figli minorenni
  • Sono sufficienti pochi dati aggiunti alla foto per incrementare il rischio del furto di identità

Seppur questi siano dati di realtà che sono provati e non di fantasia, non sembrano essere sufficienti a fermare il dilagare del fenomeno. Forse uno dei motivi è da rintracciare nel fatto che appartengono al registro della realtà e della razionalità, mentre ciò che spinge alla pubblicazione sta su un altro registro che riguarda le emozioni ed è proprio su questo piano che i social hanno un impatto molto forte.

Inoltre l’attuale momento storico è caratterizzato dalla sovrapposizione tra ciò che è pubblico e ciò che è privato, il confine tra le due situazioni un tempo era chiaro e condiviso tra le persone mentre oggi è sempre più rarefatto: i limiti si stanno indebolendo sempre più. Lo stesso concetto di privacy a volte sembra difficile da comprendere appieno. Un evento intimo come la nascita di un bambino appare sminuito se non viene condiviso. Questo è un passaggio epocale, un cambiamento nel valore che viene attribuito ad un evento che sembra difficile vivere in modo privato.

Strategie per la condivisione delle immagini sui social

In Internet si rintracciano facilmente molti articoli che trattano questo tema e, in generale, emerge una posizione bipolare: il fronte del no e quello del sì. Nel primo caso si rintracciano spesso giudizi negativi nei confronti dei genitori e a volte anche colpevolizzanti, nel secondo, all’opposto, si tende quasi a negare la realtà sul conflitto che esiste sia in ordine legale, come ci ha ben illustrato l’avvocato Maria Elena Ferrara, sia in ordine psicosociale.

Forse una terza via è possibile ed è quella della consapevolezza che cerca di fare convivere il desiderio di condivisione, sia esso indotto o naturale, con la tutela del minore.

  • Non pubblicare l’immagine completa del minore; un dettaglio può rendere molto bene l’idea del messaggio che si vuole trasmettere
  • Utilizzare le impostazioni sulla privacy e condividere le immagini solo con gli amici reali
  • Chiedere agli amici di non ri pubblicare la foto del minorenne
  • Può essere utile porsi una serie di domande prima di dare l’invio:
  • Perché lo sto facendo?
  • A chi è utile quello che sto facendo?
  • Se io fossi al posto del bambino vorrei che fosse pubblicata questa foto?
  • Un domani potrebbe creare imbarazzo questa immagine?

Infine un aforisma ci ricorda che uno dei principali doveri dei genitori è quello di proteggere i figli, mettendo in primis quelli che sono i loro diritti, i loro bisogni e le loro necessità. Forse questo potrebbe essere una buona guida.

Il paradiso risiede nei ricordi della nostra infanzia. In quei giorni eravamo protetti dai nostri genitori ed eravamo innocentemente incoscienti dei tanti problemi che ci circondavano. H. Miyazaki

Potete trovare altri articoli scritti da avvocato M. Ferrara e psicoterapeuta F. Cavalero nelle pagine di Torinobimbi e nelle rubrica Esperto Risponde


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