La saga continua: con “Harry Potter e il calice di fuoco” siamo al quarto episodio cinematografico dedicato al piccolo maghetto con la cicatrice in fronte a forma di fulmine.
Harry Potter sta crescendo e con lui il suo pubblico.
Messi ormai da parte i dispetti con gli zii e i giochi spensierati come il quiddish, ciò che lo tormenta sono ben altri pensieri. Da una parte la presa di coscienza e conoscenza di se stesso, dall’altra l’ormai ineluttabile incontro col cattivissimo Voldemort.
Ad Hogwarts è stato organizzato il “Torneo tre maghi”, una competizione fra i migliori maghi di tre scuole di magia.
Nonostante il limite d’età sia stato fissato a diciassette anni e i partecipanti a tre, Harry viene iscritto e fatto partecipare. Le prove che dovrà affrontare non solo testeranno le sue abilità, ma daranno soprattutto l’opportunità ai suoi nemici di metterlo in pericolo di vita…
Il nuovo regista, l’inglese Mike Newell, che tanto bene ha fatto con la commedia (suo “Quattro matrimoni e un funerale”), e che qui si ritrova a poter tratteggiare l’Harry Potter ragazzino “normale”, quello che deve trovare una “dama” da portare al ballo di scuola o che si vergogna di farsi il bagno davanti ad una bambina, che seppur fantasma, non nasconde un certo “interesse”per il maghetto.
A volte però il film va quasi a sfociare nell’horror. Molte scene fanno paura “davvero”, con tanto di amputazioni, sangue che scorre, fantasmi, delitti e tradimenti. Fa finalmente la sua comparsa Lord Voldemort, impersonato da un mostruoso Ralph Fiennes, e il duello con Harry Potter riesce a far addirittura resuscitare i morti. Non siamo di certo più dalle parti del film per tutti.