17 Aprile 2014 ARTICOLI

Alda Trifiletti

Dottoressa Alda Trifiletti, specializzata in Glottodidattica Infantile alla Sapienza di Roma titolare del centro linguistico The Bilingual Bridge di San Mauro Torinese, insegna inglese a bambini e ragazzi, strutturando percorsi personalizzati e utilizzando il metodo Hocus&Lotus, Jolly Phonics ecc.. , fornisce consulenze agli istituti scolastici per implementare progetti di bilinguismo.

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Apriamo le nostre case al bilinguismo non madrelingua

Abbiamo detto che il bilinguismo è un regalo prezioso per un figlio sempre e comunque. Un tempo, ma è un concetto ancora piuttosto diffuso, si pensava come unica tipologia di bilinguismo possibile a quella delle persone considerate “naturalmente bilingui” perché figlie di genitori appartenenti a nazionalità diversa.

Oggi ci si può chiedere a buon diritto se abbia ancora senso parlare di bilinguismo “perfetto” o “madrelingua” laddove sappiamo benissimo che il working language più diffuso nel mondo occidentale è l’inglese, ma non il King English di Oxford, bensì l’inglese parlato da migliaia di persone la cui lingua madre è diversa.

Quindi appare più logico concentrarsi sulle competenze che un bambino può acquisire nella seconda lingua piuttosto che preoccuparsi della fonte stessa del bilinguismo.

Ogni famiglia può pensare di aprirsi ad un progetto di bilinguismo non madrelingua purché tenga presente tre fattori essenziali:

  • FATTORE ETA’: quanto prima si inizia ad esporre i propri figli ad una seconda lingua tanto migliori saranno i risultati (ricordiamo che la fascia di età in cui la funzione cerebrale dell’apprendimento del linguaggio risulta massima è proprio quella che va dalla nascita fino ai tre anni);
  • FATTORE TEMPO: il tempo di esposizione alla seconda lingua deve essere per quanto possibile quotidiano;
  • FATTORE FULL IMMERSION: l’esposizione alla seconda lingua deve avvenire assolutamente senza traduzioni rispetto alla lingua madre.

Avendo questi principi ben fissi nella mente cosa possiamo fare concretamente con i nostri figli in inglese, ma anche in altre lingue?

  • Innanzitutto cantare, cantare sempre. Che siano Nursery Rhymes, i Beatles o il vostro cantautore autoctono preferito, attraverso i ritornelli i bambini impareranno con facilità le strutture fraseologiche e la fonetica (i suoni delle parole); questo rimarrà loro per sempre.
  • Guardare i cartoni animati sempre e solo nella seconda lingua: i bambini, ma anche gli adulti, hanno bisogno di esercizio di extensive listening (ascolto prolungato).

Se ci pensate bene, infatti, un bambino inizia a produrre le prima parole in lingua madre intorno ai 12 mesi, ecco per tutto il tempo precedente ha sempre e solo ascoltato! Fate lo stesso ragionamento per la seconda lingua e proponete quotidianamente video o canzoni in quella lingua.

  • Dotatevi di libri illustrati per bambini nella lingua che volete trasmettere loro e leggeteli insieme senza mai tradurre, osservando le figure esattamente come fareste con un libro in italiano: essi dedurranno il significato dalle immagini e vi stupirete di quanto saranno competenti. Noi adulti, avvezzi alla lettura, abbiamo perso un po’ la capacità di “leggere per immagini”.
  • Condividere la seconda lingua in famiglia è essenziale per massimizzare l’efficacia dell’apprendimento anche laddove il bambino frequenti corsi scolastici, extrascolastici o abbia l’opportunità di interagire con coetanei che parlano un idioma differente. Ciò in quanto l’apprendimento viene favorito e rinsaldato dalla relazione affettiva esistente tra i membri della famiglia.

A questo proposito la Commissione Europea ha finanziato, tramite un Programma di Life-long Learning,  il progetto BILFAM – Let’s become a bilingual family  proprio per diffondere il bilinguismo non madrelingua nelle famiglie.

In questa seconda avventura del bilinguismo ci siamo soffermati sulle possibile strategie da attuare in famiglia per fare in modo che i nostri figli, crescendo, possano davvero godere in modo pieno delle opportunità che la cittadinanza europea senza barriere offre (attualmente, purtroppo, il plurilinguismo non è ancora una realtà diffusa a sufficienza); nella prossima avventura passeremo in rassegna le opportunità di esposizione alla seconda lingua al di fuori della famiglia.

See you all in the next adventure!


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