12 Aprile 2016 L'ESPERTO RISPONDE

Flavia Cavalero

La dottoressa Flavia Cavalero è psicologa e psicoterapeuta. Cura la parte “psi” del sito www.psicomamme.it, svolge l’attività nel suo studio in via Bruino, 3 a Torino e si occupa di psicoterapia individuale e di gruppo nell'ottica del raggiungimento e del mantenimento del benessere psicologico. Riceve su appuntamento, tel. 333/3628327

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Bambino di otto anni insicuro e debole

Salve, dottoressa, ho un bambino di otto anni che non riesco a gestire, praticamente sia a casa che a scuola non accetta critiche o rimproveri se non fa bene qualcosa o non dice bene qualche lezione, negli anni abbiamo cambiato vari sport dalla piscina al calcetto, ma quando gli istruttori lo rimproverano perché non fa bene quello che deve fare lui si impunta e non vuole più frequentare, se la prende, fa l’offeso. Per quanto riguarda la scuola, quando sa di dovere essere interrogato, dice di accusare mal di pancia, non vuole andare a scuola o mi fa chiamare con una scusa banale per farsi andare a prendere, dice che non gli piace studiare. Dice in continuazione “non lo faccio più, la mia testa non è buona. mamma perché mi hai fatto nascere?” non accetta che lo si corregga. A volte mi sento veramente disperata, perdo quattro ore pomeridiane dietro di lui per fargli ripetere le lezioni, per fargli acquisire sicurezza nell’orale, ma niente da fare, a scuola dice che si sente intimorito nel parlare dai compagni o dal giudizio delle maestre. Ho pensato di portarlo da uno psicologo, non so se sbaglio io, se non  lo so prendere, se non riesco a fargli capire le cose. Più volte gli ripeto che la vita si affronta, che si affrontano le paure, che non ci si abbatte, che se una lezione non va bene o perde una partita di calcio (lui fa il portiere) non è poi la fine del mondo: mi dice di avere capito e che cambierà ma poi siamo sempre punto e a capo. Ultimamente quando deve fare qualche partite dice di avvertire dolori intercostali, che gli manca l’aria, ma puntualmente, finita la partita, finiscono tutti i malanni, non so davvero cosa fare. È il caso di contattare uno psicologo

 

Buongiorno Rosa,

vado direttamente alla sua domanda conclusiva, in cui lei chiede se sia il caso di contattare uno psicologo e altrettanto direttamente le rispondo di sì.

Le rispondo di si per diversi motivi:

– innanzitutto perché leggo tra le righe la sua preoccupazione e non credo di riuscire ad aiutare a risolverla attraverso un post sul portale che, ovviamente, non ci permette di fare un dialogo. Non è possibile fare domande ed avere risposte e, in questo caso, ce ne sarebbero molte. Ad esempio, da quando il bambino si comporta così? C’è stato qualche episodio che ha sancito un cambiamento nel comportamento di suo figlio (nascita di fratello/sorella, separazione dei genitori, ecc …)? Il bambino ha frequentato l’asilo? Quale è lo stile educativo della famiglia a cui il bambino è stato abituato?

– sempre tra le righe mi sembra di cogliere un vissuto di senso di colpa da parte sua e su questo credo ci sia da lavorare. Dovremmo sempre ricordare che i genitori perfetti non esistono e non esiste nemmeno un manuale di istruzione che sia valido universalmente. Per fortuna però è sempre possibile porre rimedio e cambiare comportamento quando è necessario. Nessun genitore è perfetto e non è detto che i problemi dei bambini siano da addebitarsi sempre e solo ai genitori. Quel che è certo è che, qualunque sia la fonte della difficoltà dei nostri figli, l’aiuto dei genitori, il loro supporto emotivo e pratico, sono una benzina indispensabile che non può che far bene, dal punto di vista dell’autostima e della riuscita dell’intervento psicologico

– il comportamento del bambino mostra in modo evidente che lui sta vivendo un disagio e molte piccole o anche grandi difficoltà possono essere alleviate, anche del tutto superate se si decide di occuparsene subito, senza ingigantire o minimizzare il problema.

Spesso l’idea di rivolgersi ad uno psicologo smuove pregiudizi di cui non siamo nemmeno così tanto consapevoli, e ci vuole un po’ di tempo prima che ci si decida a farlo. In questo caso può essere utile domandarsi se quando serve il medico ci si interroga così tanto prima di interpellarlo, voglio dire se ad esempio il bambino ha male alla gola, lei si fa mille domande o lo porta dal pediatra? Immagino che lo porti dal pediatra senza problemi, in quanto quella è la figura professionale che può aiutare a risolvere il problema. Ecco, con lo psicologo dovrebbe funzionare esattamente nello stesso modo.

Si rivolga con fiducia ad un collega che sicuramente saprà darvi il sostegno di cui avete bisogno.

Cordiali saluti.

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