Gentile lettrice,
le donazioni fatte in vita che ledono la quota di legittima possono essere impugnate dagli eredi (dopo la morte del donante) attraverso una specifica azione giudiziaria detta di “riduzione”.
Però, attenzione, stabilire se una quota di legittima sia stata lesa non è cosa semplice, soprattutto quando di mezzo ci sono degli immobili.
Occorre fare un’accurata valutazione del patrimonio residuo del defunto (mobiliare e immobiliare) e degli atti dispositivi che egli ha compiuto quando ancora era in vita.
Solo una volta capito se la quota di legittima sia stata lesa e stabilito altresì di quanto sia stata lesa, allora l’interessato potrà valutare l’azione giudiziaria.
Esiste sempre la possibilità di trovare un accordo fra le parti coinvolte onde evitare processi lunghi e costosi per tutti. In genere i professionisti intavolano delle trattative che, se ben condotte, possono portare a buoni risultati.
In ogni caso, tutti i discorsi vanno rimandati a dopo la morte del soggetto disponente e la valutazione cambierà a seconda che egli abbia fatto testamento o meno.
Le donazioni sono atti che vanno ponderati molto bene sia da chi li dispone, sia da chi li riceve, perché sono atti impugnabili sotto tanti profili. Se si tratta di immobili poi, bisogna considerare che la vulnerabilità dell’atto di donazione, ben conosciuta alle banche e ai notati, può incidere sulla commerciabilità del bene.
Spero di esserLe stata d’aiuto.
Cordialmente
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