6 Febbraio 2014 L'ESPERTO RISPONDE

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Non so educare mio figlio

Scrivo questa lettera in un momento di sconforto sentendomi terribilmente fallita nel mio ruolo genitoriale. Non riesco a far percepire a mio figlio di 22 mesi l’autorità genitoriale.

Il piccolo angelo è stato desiderato tantissimo, i medici ci dicevano che non potevamo avere figli. Grazie ad una fecondazione assistita, una gravidanza e un parto a richio ho avuto il mio grande amore. Non voglio con questo offrire un motivo che determina il forte attaccamento verso di lui ma solo il motivo per cui non penso sarà possibile regalargli un giorno un fratellino.

Da quando è nato, nonostante le difficoltà di salute, ho cercato di fare con lui di tutto, ho letto libri, visitato siti e quant’altro per cercare attività ludiche per giocare insieme e anche per stimolare le sue capacità… e infatti, devo dire che non solo è bravissimo e precoce in molte cose ma così facendo ci divertiamo sempre come matti.

Lo coinvolgo in tutto, trasformando ogni attività in un gioco, dal lavare il cane a spazzare il giardino, cucinare, dipingere… ho molta pazienza come dice mio marito ma in realtà mi piace guardare il mondo con i suoi occhi e averlo con me in ogni momento. Lui ovviamente tra macelli e pasticci si diverte un modo.

Ora il problema è che sto iniziando a pensare di essermi concentrata troppo poco su aspetti forse molto più importanti, cioè l’educazione.

Da ottobre frequenta l’asilo perchè ho un lavoro part time. Faccio di tutto per fargli frequentare bambini perchè ho paura che possa sentirsi solo, così capita che assorbe anche modi e atteggiamenti non corretti ossia: lanciare gli oggetti e toccare oggetti di casa, anche fragili che fino a poco tempo fa con mio grande orgoglio non toccava

E’ molto furbo lo denota il modo in cui cerca comunque di raggiungere i suoi obiettivi: se il padre, che è meno disponibile e giocherellone di me gli dice di no viene da me chiedendogli di intervenire, mi sorride per fare pace quan do mi arrabbio e commette le sue monellerie non appena volto le spalle. Purtroppo da un pò di tempo il mio angelo è cambiato.

Non fraintendetemi per quello che sto per dire ma a volte diventa davvero antipatico: diventa spocchioso, si lamenta, urla senza motivo perchè non riesce a fare qualcosa o per attirare la mia attenzione o forse non so per stati emotivi che gli nascono al momento.. .non so, lancia tutto e picchia. Tutto ciò in media è abbastanza sopportabile anche se penso che la sopportazione non gli serva a molto a livello educativo. Tutto ciò che faccio e dirgli che non si fa, in modo dolce per la metà dei casi spiegandogli il perchè con sorrisi e carezze, altre volte in maniera ferma, altre volte sgridandolo. Detta così sembra una costante sperimentazione.. infatti è così, non so come si fa a farsi ubbidire.

Arriva poi un momento in cui mi perdo totalmente, perdo il ruolo da incarnare e tutto il resto e gli urlo, stremata e stanca, poi mi allontano lasci andolo piangere….ma l’urlo non mi serve tranne forse per scaricare una frustrazione che accumulo e il cui peso neanche più mi rendo conto di tenere. L’urlo lo fa piangere e basta.

Questi contrasti li odio perchè mi sento sempre di perdere o mi sento affaticata per tutte le tecniche che devo mettere in campo: distralo, cantargli canzoncine per distogliere l’attenzione, paroline dolci per farlo ragionare… .Adesso purtroppo sta perfezionando un altra monelleria che non riesco a capire e ad arginare.

Parto dal persupposto che io e lui stiamo sempre insieme, adesso un pò meno perchè la mattina va all’asilo, ma prima di questo evento eravamo sempre e solo io e lui e anche adesso siamo sempre io e lui. Ci divertiamo tanto ma penso sempre di non bastargli, invito bambini della sua età a casa, ma ogni volta che viene qualcuno, dal parente all’amichetto lui butta tutto all’aria, prende i giochi e li scaraventa a terra, oggetti che sa di non dover toccare e li rompe, butta il mangiare per terra… insomma credetemi un inferno, la mia casa diventa in poco tempo irriconoscibile.

Non appena le persone se ne vanno lui si calma. Ho pensato sia dovuto all’eccitamento che gli procura la presenza di una persona in casa perchè lui poi gioca interagisce e a volte dice no quando è arrivato il momento di salutare il nostro ospite. Come posso aiutarlo a gestire le sue emozioni e come posso avere su di lui un’autorità che mi permetta di farmi ubbidire senza dover accumulare frustrazioni che rompono solo il nostro idillio giocoso.

Grazie

Gentile signora quello che lei presenta è un problema molto diffuso, al punto che con alcuni colleghi ne abbiamo fatto tema di una conferenza dal sottotitolo “come sopravvivere ai capricci”. Purtroppo non esiste una formula magica che aiuti i genitori a placare le turbolenze di figli ma, per fortuna, sicuramente esistono alcuni suggerimenti che sono universalmente utili.

Nel suo caso mi sembra di capire che dell’educazione di suo figlio sia lei l’unica incaricata e questo non la aiuta di sicuro; per quanto suo marito possa essere impegnato fuori casa è fondamentale che partecipi tanto quanto lei a questo percorso indipendentemente da chi dei due abbia più tempo a disposizione da trascorrere con il bambino. Le decisioni vanno prese insieme e con il bambino si deve essere coesi sulle stesse linee educative: se la mamma dice di no il papà deve fare altrettanto e viceversa, questo vuol dire mantenere la stessa linea educativa di fronte al bambino.

Intorno ai due anni i bambini iniziano il loro percorso di allontanamento da chi si occupa di loro, diventano “esploratori” dell’ambiente e iniziano a fare le prime esperienze autonome. Un via vai che li porta ad allontanarsi per esplorare ciò che li circonda e a ritornare perché non hanno ancora gli strumenti necessari per “fare da soli”. Tutto ciò un po’ li confonde e in questo terreno nascono i capricci. Capricci che sono in realtà richieste di aiuto a cui noi adulti dobbiamo rispondere in modo adeguato, se ci mostriamo confusi come lo sono loro non ne veniamo più fuori e, di certo, non li aiutiamo.

In quel processo di allontanamento verso l’ambiente e ritorno dal genitore il bambino ha bisogno di sapere che chi si occupa di lui è in grado sia di promuovere la sua autonomia sia di contenere le sue ansie.

Un bambino da solo non fa i capricci, i capricci sono fenomeni relazionali e sono dei segnali, attraverso i capricci i bambini ci mandano dei messaggi che  è necessario leggere nel modo adeguato per capirne il significato. Tanto più un bambino è capriccioso tanto più ci sta segnalando un disagio che, spesso, non è solo suo ma della famiglia.

Per concludere non credo che il problema educativo sia un problema che riguarda solo lei e, quindi, le consiglio di parlarne in primis con suo marito e di confrontarsi con lui rispetto a tutto ciò. Insieme potrete stabilire le regole da condividere con vostro figlio e supportarvi nei momenti “difficili”. Inoltre le consiglio di confrontarsi con altre mamme e anche una lettura “I no che aiutano a crescere”, libro in cui non troverà la soluzione a tutti i problemi ma potrà orientarla ed incoraggiarla a dire qualche NO …

Se vive tutto ciò in modo difficile si rivolga con fiducia ad uno psicologo che saprà sostenerla in questo lavoro genitoriale.

Un caro saluto.

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