Salve Mauro, mi sembra che la sua domanda, che trovo lecita e corretta, ne nasconda una seconda che è prioritaria e che riguarda la relazione con il figlio diciottenne, nello specifico la difficoltà di gestire un adolescente in piena fase di ribellione. E’ proprio con lui che, a mio parere, è necessario il primo intervento.
A 18 anni un ragazzo è in grado di mantenere un comportamento adeguato rispetto ad un bimbo di 5 e forse è arrivato il momento di ricordarglielo. Potrebbe anche giocare un ruolo non secondario una possibile trascorsa sofferenza di gelosia riferibile alla nascita del fratello che, in questa fase in cui è difficile contenere la propria aggressività, il ragazzo manifesta con questi comportamenti. Ma questa è solo un’ipotesi, quel che invece è certo è che il suo ruolo di padre prevede un intervento educativo e anche un rinforzo del ruolo di fratello maggiore.
L’adolescenza non deve essere vissuta come una fase in cui è permesso fare tutto quello che si vuole, è vero che i ragazzi tendono a fare proprio quello ma è altrettanto vero che i genitori possono contenere i comportamenti entro limiti accettabili da tutti. Le regole familiari devono essere chiare, chiarite e rinegoziate quando necessario. Purtroppo questo spesso avviene passando attraverso conflitti che non devono essere considerati distruttivi bensì, al contrario, costruttivi. E’ in realtà molto importante per il suo figlio maggiore sapere che qualcuno è in grado di contenere ed accogliere le sue esuberanze senza sentirsi colpevolizzato bensì responsabilizzato.
La fase di ribellione dell’adolescenza non ha una scadenza naturale, anche per questo motivo non mi sembra che l’evitamento possa essere considerato una strategia risolutiva.
Rispetto alla domanda sulle situazioni diseducative, la strategia che penso possa portare qualche frutto è quella di contrapporne di educative quando non si sono potute evitare le prime.