5 Aprile 2013 L'ESPERTO RISPONDE

Flavia Cavalero

La dottoressa Flavia Cavalero è psicologa e psicoterapeuta. Cura la parte “psi” del sito www.psicomamme.it, svolge l’attività nel suo studio in via Bruino, 3 a Torino e si occupa di psicoterapia individuale e di gruppo nell'ottica del raggiungimento e del mantenimento del benessere psicologico. Riceve su appuntamento, tel. 333/3628327

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Rapporto tra fratelli: un bambino e un adolescente

Buongiorno, ho un figlio di 5 anni ed uno di 18.

Hanno un buon rapporto, anche se l’adolescente, che vive le sue “frustrazioni” adolescenziali ed è anche molto svogliato, insoddisfatto, perennemente sul divano davanti alla tv e col computer sulle gambe, connesso a facebook, tenendo un cellulare con i videogiochi in una mano, ci gioca o in un modo provocatorio, da bullo, violento e arrogante, oppure gli fa vedere le sue “cose” al computer e sul telefonino. Io vorrei evitare di sottoporre il piccolo ad un’esposizione così “adolescenziale” e a continue angherie (spesso vere e proprie umiliazioni), né vorrei fargli vedere che comportamenti così “annoiati” e nullafacenti sono corretti. Per questo non sono tranquillo quando siamo tutti a casa, e spesso porto il piccolo a fare passeggiate all’aperto, anche per evitare questa situazione di “degrado”. Sbaglio?

Un’altra domanda generale: è giusto affermare che è scorretto esporre un bambino a situazioni diseducative, giustificandosi affermando che “fanno parte della vita”, perchè si rischia di “sdoganarle”, ovvero di far credere al bimbo che sono situazioni normali e corrette? Ad esempio, lasciare un bimbo da solo in una comitiva di adolescenti, tra parolacce, bestemmie e quant’altro.
Ringrazio sentitamente.
Cordiali Saluti
Un papà insicuro

Salve Mauro,  mi sembra che la sua domanda, che trovo lecita e corretta, ne nasconda  una seconda  che è prioritaria e che riguarda la relazione con il figlio diciottenne, nello specifico la difficoltà di gestire un adolescente in piena fase di ribellione. E’ proprio con lui che, a mio parere, è necessario il primo intervento.

A 18 anni un ragazzo è in grado di mantenere un comportamento adeguato  rispetto ad un bimbo di 5 e forse è arrivato il momento di ricordarglielo. Potrebbe anche giocare un ruolo non secondario una possibile trascorsa sofferenza di gelosia riferibile alla nascita del fratello che, in questa fase in cui è difficile contenere la propria aggressività, il ragazzo manifesta con questi comportamenti. Ma questa è solo un’ipotesi,  quel che invece è certo è che il suo ruolo di padre prevede un intervento educativo e anche un rinforzo del ruolo di fratello maggiore.

L’adolescenza non deve essere vissuta come una fase in cui è permesso fare tutto quello che si vuole, è vero che i ragazzi tendono a fare proprio quello ma è altrettanto vero che i genitori possono  contenere i comportamenti entro limiti accettabili da tutti. Le regole familiari devono essere chiare, chiarite e rinegoziate quando necessario. Purtroppo questo spesso avviene passando attraverso conflitti che non devono essere considerati distruttivi bensì, al contrario, costruttivi. E’ in realtà molto importante per il suo figlio maggiore sapere che qualcuno è in grado di contenere ed accogliere le sue esuberanze senza sentirsi  colpevolizzato bensì responsabilizzato.

La fase di ribellione dell’adolescenza non ha una scadenza naturale, anche per questo motivo non mi sembra che l’evitamento possa essere considerato una strategia risolutiva.

Rispetto alla domanda sulle situazioni diseducative, la strategia che penso possa portare qualche frutto è quella di contrapporne di educative quando non si sono potute evitare le prime.

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