12 Maggio 2025 ARTICOLI

Giorgia Cozza

Giorgia Cozza è una giornalista specializzata nel settore materno-infantile, i numerosi manuali per genitori di cui è autrice sono un punto di riferimento ormai consolidato per le coppie in attesa di un bimbo e per le neofamiglie.

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La storia di Bodri – Recensione del libro per bambini

Autore
Hédi Fried
Illustratore
Wirsén Stina
Casa Editrice
Einaudi Ragazzi
Anno prima edizione
2022
Pagine
32
ISBN
9788866567721

Mentre leggevo questa storia con il mio bambino di dieci anni c’era un silenzio denso, profondo. Era un silenzio che non avevo mai sperimentato prima leggendo un libro per bambini.

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Bodri era il mio migliore amico

“Bodri era il mio migliore amico, aveva il pelo soffice e marrone. La mia sorellina pensava che Bodri fosse suo, la mamma diceva che era di tutti. Ma io e Bodri sapevamo che lui era più mio”. Inizia così, la storia della piccola Hédi e del suo cagnolino marrone, Bodri.

Hédi ha un’amica carissima, Marika, una bambina che abita al di là della staccionata. Anche Marika ha un cane, il suo cane si chiama Bandi. Così Bodri gioca con Bandi, e Hédi gioca con Marika.

“Noi quattro conoscevamo tutti i nascondigli, sapevamo dove trovare le prugne più buone e che dovevamo stare attenti al grosso cane che abitava dall’altra parte della strada”. Sono una squadra affiatata questi quattro. Si vogliono bene.

Due bambine uguali, con una sola differenza

Hédi e Marica sono quasi alte uguali e sono tutte e due brave a fischiare. Marica corre più veloce, ma Hédi legge meglio. Hanno entrambe le ginocchia sbucciate e due denti nuovi davanti. Insomma, non ci sono differenze particolari tra loro se non una, Marika va in chiesa, mentre Hédi va alla sinagoga. Hédi è una bambina ebrea, Marika no.

Un giorno Hédi sente un uomo alla radio che grida in un’altra lingua. Si chiama Adolf Hitler. “La mamma disse: – Non verrà qui. Il papà disse: – Non abbiamo fatto niente di male, non dobbiamo avere paura”.

Arriva la guerra. Hédi non può più uscire a giocare, non può portare fuori Bodri, non può giocare con Marika. Con Marika però ci gioca lo stesso. C’è un buco nella staccionata e così le due amiche si incontrano ancora e un giorno fanno una corsa fino al parco, alla loro panchina, dove si sedevano sempre loro quattro. Ma sulla panchina ora c’è un cartello, c’è scritto “Vietato agli ebrei”.

Ora sono davvero in pericolo…

Da quel giorno Hédi non esce più di casa. I suoi genitori la rassicurano, dicono che presto tornerà tutto come prima. Bisogna solo aver pazienza. Ma le cose non migliorano. Hitler decide che gli ebrei non possono più abitare nelle loro case. Hédi chiede alla mamma dove abiteranno, ma la mamma non lo sa. E al papà tremano le mani mentre prepara le valigie. Ed è in quel momento, guardando la paura negli occhi dei suoi genitori che Hédi capisce che sono “davvero in pericolo”.

E poi c’è il treno. Bodri che corre dietro al vagone e infine rimane solo. Il lager. I grandi “che non si vedono più”. I capelli rasati, le divise dei prigionieri tutte sporche e le scarpe dure.

Ma Hèdi pensa a Bodri. Quando la fame la tormenta, quando le mancano la mamma e il papà, quando è stanca, lei pensa a Bodri. E le tornano le forze.

Passano molti giorni e molte notti. Bodri la aspetta. Passano le stagioni, ma Bodri continua ad aspettarla. Finché un giorno Hédi ritorna e finalmente si ritrovano, e la bambina racconta tutto a Bodri, delle persone che sono state uccise anche se non avevano fatto niente, e di lei che era sopravvissuta insieme alla sua sorellina.

“Siamo qui, e raccontiamo a tutti quello che è successo. Perché non succeda mai più”.

Un libro per bambini e per adulti

Come posso commentare questo libro? Io vi dico solo, di cuore, leggetelo. Leggetelo per voi, per i vostri bambini. Dai 7-8 anni circa, credo. Valutate voi, che conoscete i vostri bambini. Ma quando arriva quello che credete sia il momento giusto, leggetelo.

Guardate insieme a loro le illustrazioni, le bambine felici, normali, di prima, e le bambine, prigioniere nel lager. La storia è struggente, ma delicata al tempo stesso. È così delicata che sembra davvero la fiaba di un cagnolino fedele che attende con amore e pazienza la sua padroncina. C’è anche un finale “lieto” in cui la bambina e il cagnolino si ritrovano.

Ma quando chiudi il libro senti il silenzio. E sai che anche i bambini hanno capito.

Quei genitori…

Credo sia il libro che ho più amato tra quelli che affrontano questo (straziante) argomento. Perché dice tutto. Tutto. Nelle parole di due genitori – non abbiamo fatto niente di male, non dobbiamo avere paura – e poi nelle loro mani che tremano, negli sguardi persi, pieni di paura, troviamo già le domande, le risposte, le riflessioni che non possiamo non fare.

Una storia da conoscere

Proprio come dice l’autrice, di cui vi riporto la citazione introduttiva alla storia: “Mi chiamo Hédi, e ti parlerò della mia infanzia. Di quando ero una bambina felice in una città felice. Quello che è successo dopo è difficile da raccontare e difficile da ascoltare. Ma voglio raccontarlo ugualmente, e voglio che tu mi ascolti. Perché le persone possono fare tanto male, ma anche tanto bene. Noi tutti possiamo scegliere, e possiamo scegliere il bene”.

Giorgia Cozza

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