Rabbia, sofferenza, frustrazione, senso di smarrimento: sono solo alcuni dei sentimenti che si deve imparare a gestire quando ci si rende conto che la relazione affettiva è finita. È il momento in cui l’amore concluso rischia di lasciare il posto a un rancore profondo, così soffocante da ostacolare la riuscita del compito più importante che attende due genitori in separazione: tornare a vivere serenamente per ritrovare il proprio benessere e, anzitutto, quello dei figli. E’ importante, quindi, che non siano lasciati soli.
In questa cornice si inserisce il lavoro del mediatore familiare, professionista che aiuta la coppia a “venirsi incontro dialogando”, trovando da sé un modo efficace per risistemare al meglio le relazioni familiari.
La coppia, chiamata dal mediatore a elaborare un accordo sulla gestione dei tempi e degli spazi con i figli, propone, quasi sempre, modelli di riorganizzazione sulla base del “sentito dire”, del consiglio degli amici già separati o del “é normale” (ad es. un pomeriggio alla settimana con papà o mamma, week-end e vacanze alternati).
Quasi mai, però, le proposte coincidono con i reali bisogni di ciascuno e con la logistica familiare: il rischio più grande è, quindi, che ben presto l’accordo salti.
Il mediatore interviene proprio per evitare che si giunga a soluzioni standard, che spesso non sono soddisfacenti per la coppia. Nei primi incontri si lavora sulla riapertura dei canali di comunicazione attraverso l’ascolto e l’analisi dei bisogni; solo così, quando le priorità sono ben definite, si può realizzare un progetto d’ intesa il più possibile coerente ed efficace.
La stanza della Mediazione si trasforma in “laboratorio delle idee” dove i genitori, con il supporto del mediatore che non si sostituisce a loro, possono liberamente esprimersi e trovare spazio per raccontarsi.
La nostra esperienza come mediatrici familiari conferma che proprio la coppia è la risorsa vincente, capace di realizzare “un nuovo abito su misura”, in grado di trasformare una battaglia in un’occasione evolutiva.
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