15 Gennaio 2018 ARTICOLI

Alda Trifiletti

Dottoressa Alda Trifiletti, specializzata in Glottodidattica Infantile alla Sapienza di Roma titolare del centro linguistico The Bilingual Bridge di San Mauro Torinese, insegna inglese a bambini e ragazzi, strutturando percorsi personalizzati e utilizzando il metodo Hocus&Lotus, Jolly Phonics ecc.. , fornisce consulenze agli istituti scolastici per implementare progetti di bilinguismo.

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Be theatrical and Do Not translate!

Le riflessioni di questa avventura del bilinguismo poggeranno sulla scia degli articoli precedenti riguardanti il perpetrarsi di erronee ed ostinate prassi in ambiti scolastici e non

Gli errori più ostinati di ambiti scolastici e non

Come adottare didattiche efficaci

Cercheremo di fornire degli input per superare queste prassi sbagliate e far luce su modalità didattiche maggiormente efficaci.

Poiché l’essere umano è fortemente legato agli schemi educativi con cui è cresciuto ed è stato educato, nel senso più scolastico del termine, appare molto difficile sradicare la prassi della traduzione quale modalità di insegnamento di una lingua.

La resistenza che l’essere umano oppone è di duplice natura:

  1.    si è sempre fatto così: cosa impossibile perché noi siamo il portato di una continua ed inesorabile evoluzione in tutti gli ambiti che ci toccano, altrimenti ci saremmo estinti;
  2.    come si può fare diversamente?

L’alternativa alla traduzione

Su come fare diversamente ci si può guardare intorno: l’alternativa alla traduzione è il canale comunicativo più antico che esista ed è lo stesso che usiamo con i bambini piccolissimi per veicolare la nostra lingua madre: la gestualità e la mimica.

Le attività di stampo teatrale, sfortunatamente e tristemente troppo spesso tralasciate dai nostri curricula scolastici, sono la chiave comunicativa di tutto.  I metodi di insegnamento linguistico più evoluti e di stampo comunicativo fanno della teatralità il fulcro della loro efficacia comunicativa.

Ma attenzione! L’obiettivo non è quello di studiare Shakespeare e, di nuovo, confinare l’apprendimento della lingua straniera nell’angusto perimetro di una materia, bensì quello di utilizzare il mezzo comunicativo mimico-gestuale allo scopo primordiale per il quale è stato concepito: farsi comprendere dal prossimo.

La letteratura straniera in lingua originale è inutile

La letteratura straniera in lingua originale è una gran bella cosa, personalmente posso dire una gran bella materia, ma è assolutamente inutile, se non addirittura deleterio, avvicinare i ragazzi ad essa se non hanno prima acquisito gli strumenti linguistici che consentano loro di fruirne agevolmente. Immaginate se vi chiedessero di percorrere una strada dal panorama mozzafiato in bici senza che voi sappiate andarci sulla bici, sareste in grado di godervi il panorama oppure diventerebbe una tortura?

E’ logico!

Leggendo le mie parole so già che la maggioranza di voi annuirà, pensando genuinamente: “E’ logico!”

No, non lo è!

Non lo è stato per la mia esperienza scolastica e continua spesso a non esserlo ora. Personalmente al liceo ho avuto un’insegnante di inglese molto meno valida di quella delle medie di cui vi ho raccontato in questo articolo: Ci sono libri di testo e libri di testo per lo studio delle lingue straniere. Nel nostro curricolo di allora i primi tre anni avremmo dovuto imparare la lingua straniera, nel nostro caso l’inglese, per poi dedicarci nei successivi ultimi due esclusivamente allo studio della letteratura inglese in lingua originale. Poiché le basi date nel triennio sono state pressoché nulle, chi, come me, aveva avuto la fortuna di sapere già la lingua grazie al ciclo di studi precedente è riuscito ad apprezzare le meraviglie letterarie prodotte nei secoli precedenti, chi non le aveva avute, magari perché aveva studiato un’altra lingua o perché era abituato ad apprendere per traduzione, è andato incontro ad una tortura durata due anni.

Non si tratta di un caso isolato

Alcuni potranno obiettare che il mio si possa trattare di un caso isolato, purtroppo avendo a che fare quotidianamente con i ragazzi alle prese con lo studio delle lingue straniere posso dire che no, i casi del genere sono ancora troppo numerosi. Troppo numerosi se vogliamo davvero che i nostri figli non si “estinguano” dal punto di vista delle opportunità di studio e lavorative worldwide rispetto ai loro coetanei europei i quali acquisiscono competenze comunicative in lingua straniera prima e in modo più efficace.

E’ il metodo che fa la differenza!

E poiché, come detto e ribadito più volte, è il metodo che fa la differenza, il consiglio è uno ed uno solo: be theatrical and DO NOT translate!

See you all in the next adventure!


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