11 Gennaio 2010 ARTICOLI

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Alimentazione e immunità

Il cibo è un immunomodulatore, cioè un regolatore del sistema immunitario, in quanto agisce spesso sulle mucose, soprattutto quella intestinale, che è la prima linea di difesa contro gli agenti nocivi, ad esempio le tossine. A volte, anche solo piccole quantità di cibo possono provocare stimolazioni abnormi del sistema immunitario. Il cibo infatti può contenere Microrganismi (Staphylococcus Aureus o Streptococco pyogenes) capaci di scatenare reazioni potenti a carico dei linfociti T. I linfociti sono una particolare classe di globuli bianchi divisi in due grosse categorie: linfociti T e B.

I linfociti T si chiamano così perché maturano e ricevono le informazioni nel timo, quella ghiandola posta all’altezza dello sterno, che nei bambini molto attiva e poi, normalmente, negli adulti regredisce e si atrofizza. I linfociti T sono i responsabili della cosiddetta “immunità cellulo-mediata”, capaci cioè di uccidere i nemici senza produrre anticorpi; essi si accorgono ad esempio delle cellule danneggiate, anche di quelle precancerose e le distruggono provvedendo a sostituirle con altre sane.
I linfociti B, invece, sono i produttori delle 5 classi differenti di anticorpi, i quali, ognuno per le sue specifiche competenze, si legano agli antigeni( es. microbi o virus)e ne neutralizzano l’azione.
Riprendendo il discorso dell’azione degli alimenti, si può dire in generale che l’assunzione di piccolissime quantità di cibo, quindi un’alimentazione restrittiva dal punto di vista calorico, ha un’azione immunosoppressiva sul sistema immunitario: diminuisce cioè la sua azione; ma è pur vero che una lieve anoressia lo aiuta a funzionare meglio.
Ad esempio, l’aumento di colesterolo e trigliceridi, oltre ai problemi sul sistema cardiocircolatorio, rallenta l’attività del sistema immunitario, in quanto le molecole dei grassi ingorgano le vie linfatiche (le vie preferenziali per lo scorrimento delle cellule di tale sistema).
Anche lo zucchero ha un’azione indebolente, in quanto il glucosio entra in competizione con le molecole di vitamina C a livello cerebrale, per cui legandosi ai recettori ( che sono i medesimi per la vitamina) in quantità abnorme, non permettono il corretto passaggio alle cellule della vitamina stessa, impedendo dunque il suo ruolo attivo nell’attivazione delle cellule del S: Immunitario.
Anche le vitamine del gruppo B sono in stretta correlazione con il buon funzionamento del S:I: soggetti con carenza di B12 hanno una riduzione di alcune classi di linfociti.
Per quanto riguarda la vitamina A, in occidente ci potrebbe essere una carenza relativa alla poca assunzione di frutta e verdura fresca: la relazione tra vit.A e S:I: è data da una maggiore vulnerabilità nei confronti delle infezioni, specie virali, così come nei confronti di patologie tumorali; sembra che il meccanismo sia la ,maggiore secrezione di muco sulle cellule epiteliali di ghiandole ed intestino, e la produzione di cheratina che indurisce la membrana cellulare.
Anche la vitamina E ha un importante ruolo antiossidante per le cellule, perché aiuta i polmoni a tenere buona la capacità antibatterica negli alveoli polmonari ed al contempo ha un’azione protettiva contro le cellule tumorali.
La vitamina D, nella sua forma matura, serve a proteggere contro le malattie autoimmuni, cioè quelle in cui cellule proprie dell’organismo non vengono riconosciute come proprie e quindi vengono distrutte: una battaglia, insomma, verso se stessi.
Quindi, un consiglio molto utile per le mamme mi pare che sia quello di abituare i bimbi, sin da piccoli, ad assumere i principali nutrienti che davvero servono per la buona salute e crescita del bambino, ma questi consigli sono utili anche per gli adulti, perché l’uso di frutta e verdura fresche, possibilmente biologiche, entri o rimanga sulle nostre tavole in abbondanza.


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