Nel primo anno di vita si verificano due eventi di grande importanza: l’ALLATTAMENTO e lo SVEZZAMENTO.
“Da quando Lucy camminava, accompagnata da altri ominidi, in una valletta dell’Etiopia, son passati tre milioni e mezzo di anni. La vita sociale e le abitudini di Lucy ci sono completamente sconosciute; ma di una cosa possiamo essere assolutamente sicuri: per i suoi figli, nel primo anno di vita e probabilmente anche nel secondo, l’alimento base era il latte che le sue mammelle erano in grado di fornire”. Da allora un unico denominatore comune ha caratterizzato la vita dell’uomo: l’allattamento al seno, come unica modalità alimentare, capace in ogni tempo e luogo, di permettere la crescita e lo sviluppo dell’uomo. Da allora, ma non fino ad oggi, perché a metà del secolo scorso la rivoluzione industriale provocò in Europa una rivoluzione in campo alimentare con effetti ancora maggiori: l’adozione del latte di mucca in sostituzione del latte di donna con gravissime conseguenze sulla salute e sulla vita dei neonati. A determinare tale evento furono l’urbanizzazione e il crescente numero di donne che dalle campagne andavano a lavorare in fabbrica.
Ora l’allattamento sta tornando di moda e sempre più numerose sono le donne che allattano i loro figli fino ai 12 mesi e oltre; ma lo svezzamento continua a destare dubbi e controversie anche tra gli addetti ai lavori sia per quanto riguarda il momento che per le modalità di introduzione dei cibi. Per dare una risposta ai quesiti “QUANDO” “COME” e “CHE COSA” è necessario conoscere la fisiologia dell’accrescimento del bambino e le sue necessità nutrizionali e psico-affettive.
Sappiamo che il cucciolo del mammifero homo
- comincia a stare seduto verso i sei mesi,
- cammina verso l’anno,
- è lattante, vale a dire che necessita di latte (cibo peculiare dei mammiferi e specie-specifico) fino ai 6 – 7 anni,
- raggiunge la maturità sessuale intorno ai 14 anni,
- diventa intellettualmente e fisicamente maturo, adulto intorno ai 21 anni quando termina lo sviluppo del cervello e l’accrescimento del corpo.
Tutto ciò ci induce a pensare che le necessità nutrizionali debbano variare in rapporto al momento in cui si trova il bambino.