Cosa serve a nostro figlio? Che corso è utile al suo sviluppo?
Prima di decidere verso quale attività indirizzare il nostro bambino, cerchiamo di riflettere sui tratti prevalenti del suo carattere e della sua struttura fisica e psicologica. Un bambino pasticcione e irruente può aver bisogno di praticare un arte marziale che gli insegni a controllare la sua esuberanza, mentre un bambino timido e riflessivo sarà aiutato a liberare le proprie emozioni partecipando a un corso di teatro.
Sembrerebbe più logico scegliere un attività per cui il bambino è maggiorante predisposto, ma la storia di molti grandi atleti e artisti prova esattamente il contrario. Fare della propria debolezza il punto di forza è il principio che si applica in molte situazioni nella vita, a partire dalla riabilitazione di chi ha subito un grave incidente.
Scoprire doti inaspettate del proprio figlio.
Nello scegliere un attività per il nostro bambino non facciamoci condizionare eccessivamente da quelle che noi pensiamo siano le sue caratteristiche fisiche o le sue inclinazioni: potremmo scoprire in lui doti inaspettate.
Prima di decidere facciamo conoscere direttamente la bambino le varie attività che potrebbe intraprendere, portiamo ad un concerto, a una partita, a teatro, in palestra, Discutiamo con lui i motivi per cui p più attratto da un’attività. Aiutiamolo a riflettere sui vantaggi e gli svantaggi di ogni scelta: le possibilità di divertirsi , l’impegno richiesto, il carattere e il metodo degli insegnati, la distanza da casa.
Una volta scelto il corso, tenere fede all’impegno
Una volta scelto un corso e iscritto il bambino, salvo casi particolari, non mettete più in discussione la vostra scelta. E’ importante per non dare al bambino l’impressione che alla prima difficoltà possa rinunciare e per di più con l’approvazione del genitore. Anche impegnarsi per brevi periodi alla volta, ad esempio un mese alla volta, è controproducente sia per il genitore che per il bambino: avranno impressione di vaer scelto un’attività provvisoria e vivranno del “vediamo cosa succede”, che genera un impegno superficiale e una tendenza da abbondonare la frequenza alla prima difficoltà.