14 Ottobre 2013 ARTICOLI

Avv. Maria Ferrara

Titolare dello Studio professionale MF Legal Office che offre assistenza e consulenza legale sia in ambito giudiziario che conciliativo, con particolare riferimento al diritto di famiglia. Appassionata del proprio lavoro e “preda” di un guizzo creativo che la porta alla ricerca continua di nuove esperienze. Riceve su appuntamento nel suo studio di Via Baltimora, 90 a Torino tel. 011/197.193.38

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Comunione o separazione dei beni, sicuri della vostra scelta?

Qualche tempo fa io e mio marito decidemmo di fare un viaggio on the road in giro per l’Europa, non avevamo ancora due bimbi che snocciolano da 60 a 120 esigenze al minuto quindi ci dilettavamo con questo genere di esperienze. Volevamo portare con noi del contante per cui ci trovammo a decidere in che modo fosse meglio trasportarlo.

Mettere tutto in un unico zaino poteva significare, in caso di smarrimento o furto, rimanere senza una Lira in tasca (forse all’epoca proprio di Lire si trattava); così scegliemmo di mettere una parte del denaro nei miei bagagli e una parte nei suoi. La possibilità di venir ripuliti entrambi ci appariva più remota.

Ma questo cosa c’entra? Interrogativo più che lecito.

Beh, la scelta del regime patrimoniale della famiglia deve a mio avviso prendere in considerazione, tra le altre questioni, anche  la possibilità,  e se vogliamo le probabilità, che possa accadere qualcosa di economicamente spiacevole ad uno dei due coniugi.

Occorre capire in che modo, se questo dovesse succedere, la famiglia possa essere maggiormente salvaguardata.

L’idea di mettere tutto “in comune”  si sposa con quegli sposi (il gioco di parole è voluto) le cui vite personali e lavorative sono a basso rischio di crack finanziario.

Un po’ meno con quelle coppie in cui uno o entrambi i coniugi sono più esposti,  si pensi ad imprenditori, professionisti, artigiani, investitori…

Per tornare all’esempio iniziale, probabilmente se la nostra meta fosse stata una tranquilla camera in un villaggio turistico poco sarebbe importato dove riporre il denaro; ben diverse sono le cose quando si sceglie una vacanza fai da te.

In questo secondo caso, decidere  di dividere le risorse non è una scelta contraria al senso di famiglia e a quell’esigenza di piena condivisione che ne sta alla base, anzi, diventa lo strumento attraverso cui si attua una maggior tutela del nucleo familiare.

Il riferimento è al rapporto tra regime patrimoniale prescelto e eventuale situazione debitoria di uno dei coniugi.  Con la comunione dei beni si cade tutti insieme, ma, a ben vedere, la celebre frase “ti butti tu, mi butto anche io” declamata sul  Titanic di Cameron, potrebbe non essere tanto razionale quanto romantica, soprattutto in presenza di figli.

A tal proposito, altro aspetto da considerare è certamente la composizione della famiglia. Si pensi alla materia ereditaria: in caso ahimè venisse meno uno dei coniugi,  i beni di quest’ultimo che erano in comunione verrebbero ripartiti tra gli eredi considerandoli solo al cinquanta per cento, perché la restante metà continuerebbe ad appartenere al consorte superstite, differenza non di poco conto per i figli.

La comunione dei beni come regime legale arriva nel ‘75 con la prima grande riforma del diritto di famiglia,  giunta per riequilibrare le cose dopo un lungo oscuro periodo in cui tra le mura di casa vigeva il regime del “marito padrone” .

Oggi la tutela del coniuge economicamente più debole (moglie o marito che sia) può essere attuata in diversi modi: acquisti in comproprietà, gestione strategica dei conti bancari, utilizzo di istituti quali il fondo patrimoniale o il trust, di cui avremo modo di parlare in futuro, creati ad hoc per la difesa del patrimonio familiare.

La decisione  circa il regime patrimoniale da adottare va dunque ponderata con specifico riferimento alle singole situazioni familiari,  magari temperando la scelta (e questo è il mio consiglio) con strategiche valutazioni economiche e patrimoniali.

Poi, qualora nel corso della vita matrimoniale le condizioni dovessero cambiare, si può ricorrere ad una procedura notarile per modificare la scelta originaria.

Dunque,  mente sgombra dai possibili preconcetti che la parola “separazione” può suggerire!

Non sempre è necessaria un’imposizione legale per sentire dentro di sé e , conseguentemente, gestire il proprio quotidiano nell’idea che “ciò che è mio e tuo”; si tratta di un modus vivendi che può concretizzarsi giorno dopo giorno attraverso scelte ponderate e modulate in base alle mutevoli esigenze della famiglia.

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