13 Marzo 2010 ARTICOLI

Giorgia Cozza

Giorgia Cozza è una giornalista specializzata nel settore materno-infantile, i numerosi manuali per genitori di cui è autrice sono un punto di riferimento ormai consolidato per le coppie in attesa di un bimbo e per le neofamiglie.

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È bravo? Ovvero… dorme?

Non ci sono dubbi. Quello della nanna è sicuramente uno degli argomenti di maggior interesse per i futuri e neogenitori. Ed è anche uno degli argomenti su cui più numerosi sono i falsi miti e i luoghi comuni, spesso discordanti tra loro.

Nella nostra cultura c’è la tendenza a definire ‘bravo’ il bambino che dorme tutta notte e a parlare di problemi di sonno, quando un bimbo si sveglia spesso. Credo che ogni madre lo possa confermare, a chi non è capitato di sentirsi chiedere almeno una volta “È bravo? Dorme?” Ma pochi sanno che la normalità dei bimbi piccolini non è dormire ‘tutta la notte’ di filato, bensì svegliarsi alcune volte nel corso di una notte, per poppare ma non solo.

Nel primo mese di vita il neonato non ha un ritmo sonno-veglia come lo intendiamo per l’adulto: il sonno è frammentato in periodi di 3-4 ore che sono distribuiti nell’arco delle 24 ore, indifferentemente di giorno e di notte. È nei mesi successivi che comincia a comparire una certa organizzazione nell’alternanza delle fasi di veglia e di sonno, ma i ritmi del bambino restano a lungo – fino ai 4-5 anni di età – profondamente diversi da quelli dei genitori. I risvegli notturni, vissuti spesso come un problema a cui porre rimedio – seguendo i metodi prescritti in una serie di manuali più o meno barbari – sono quindi del tutto fisiologici. Esserne consapevoli può forse aiutare i neogenitori ad evitare quelle false aspettative, prive di base scientifica, che ci portano a sognare dei bimbi dormiglioni. Nei primi mesi di vita, inoltre, i bimbi si svegliano durante la notte per reclamare la poppata: il latte materno è digeribilissimo, quindi gli intervalli tra i pasti non possono che essere piuttosto brevi. Successivamente, i risvegli possono diventare meno frequenti o comunque non essere collegati alla fame, ma una cosa non cambia: il bimbo continua ad avere bisogno dei genitori per riaddormentarsi. Più semplicemente il bimbo continua ad avere bisogno dei genitori, il fatto che il sole sia tramontato non incide su questa sua fisiologica necessità.

Non sottovalutiamo l’importanza della risposta amorevole e sollecita con cui i genitori accolgono i bisogni anche notturni del bambino: questa risposta pone le basi della sicurezza e dell’autonomia dell’individuo.

Una volta appurato che il sonno dei bambini è diverso da quello degli adulti, come sopravvivere ai frequenti risvegli del bebè? Come dicevamo, già sapere che quello che sta accadendo nella nostra famiglia è normale e comune ad altre famiglie, in genere, è già d’aiuto per vivere la situazione con maggior serenità. E a livello pratico…

Il fatto di tenere il bimbo vicino ai genitori, nella camera da letto di mamma e papà, come suggerisce (in un’ottica di riduzione del rischio di SIDS) l’Accademia Americana di Pediatria almeno per i primi sei mesi di vita, permette di gestire più comodamente le poppate e i risvegli notturni. La vicinanza dei genitori risponde inoltre ad una profonda esigenza del bambino, come sottoliena il pediatra spagnolo Carlos González: “Quando pretendiamo che dormano da soli, stiamo esigendo da loro qualcosa di totalmente contrario ai loro più profondi istinti…”

Anche il pediatra americano William Sears, padre di otto figli e autore di Genitori di giorno e… di notte, in cui sottolinea l’importanza per il bambino di poter dormire nella camera dei genitori per i primi anni di vita: “che meraviglioso ricordo, è per un bambino richiamare alla memoria come si addormentava tra le braccia di suo padre o di sua madre oppure come si svegliava al mattino circondato da ogni parte dalle persone amate piuttosto che in una stanza solitaria (…)”.

Un altro suggerimento che in genere si rivela utile è quello di cogliere l’attimo: appena il bebè dorme (mattino, pomeriggio o sera), l’ideale è sfruttare il momento, rilassandosi sul divano o stendendosi a letto per schiacciare un pisolino o leggere un libro. Le faccende domestiche possono attendere, il primo impegno della neomamma è quello di accudire il suo piccino, un impegno a tempo pieno! E infine, ricordare che si tratta di una ‘fase’ della vita, una fase impegnativa (se i risvegli sono proprio tanti), ma che – come tutte le altre – passerà con un’incredibile velocità.

Per approfondire l’argomento può essere utile consultare l’interessante sito fatelannna, per confrontarsi sul tema con altri genitori.

Qualche consiglio di lettura: Il mio bambino non mi dorme di Sara Letardi, Besame Mucho di Carlos Gonzalez, Genitori di giorno di e di notte di William Sears, Facciamo la nanna di Grazia Honegger Fresco. Ps diffidate dei manuali che pretendono di insegnare ai bambini a dormire, condizionandoli. Sono metodi privi di base scientifica che urtano la sensibilità dei genitori e feriscono quella dei bimbi!


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