23 Giugno 2016 ARTICOLI

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Harambe e gli altri

La morte di Harambe, il gorilla ucciso a Cincinnati in seguito alla caduta nel suo recinto di un bambino, ha destato molto scalpore e una valanga di opinioni diverse. Facile a posteriori, rivedendo mille e una volta il filmato della sua interazione col piccolo umano, darne qualsiasi interpretazione. Difficile prendere una decisione sul momento che fosse equa e ponderata.

Non c’era il tempo di ponderare e non c’era la possibilità di essere equi.

La maggior esperta di primati al mondo, Jane Goodall, ha fornito la sua interpretazione dell’evento.

Con quel bimbo fra le mani Harambe sembrava una montagna.

Una montagna inesplorata e morta dentro.

Come tutti gli animali che vengono sottratti al loro ambiente naturale, privati della libertà, della possibilità di vivere in relazione, della possibilità di seguire la propria indole. E l’uomo, che è l’autore di questo abominio, una volta rinchiusa la montagna nel barattolo se ne dimentica, lo lascia nelle mani di chiunque come fosse un qualunque oggetto e non una forma di vita, condannandola a morire dentro, a spegnersi; e poi, magari, gli spara anche.

Se, almeno, chi si è assunto la responsabilità della vita di Harambe avesse speso del tempo per conoscerlo meglio, meglio la sua specie ed Harambe come individuo, chissà… forse non avrebbe preso la stessa decisione, in nome della protezione di un bambino che non avrebbe dovuto essere lì.

Quel bambino non avrebbe dovuto certo essere nel suo recinto: l’incidente della caduta, imputabile quantomeno ad un azzardo da parte dei genitori del bambino, se non ad una colpa, non è il primo e temo non sarà l’ultimo ma è certo il segno di una gestione poco responsabile del proprio figlio.

occhidianimaleMa quel bambino e tutti i bambini non dovrebbero essere in uno zoo, in un circo, in un qualsiasi luogo in cui un essere vivente viene reso schiavo, maltrattato e privato della dignità in nome di un presunto divertimento. Non dovrebbero apprendere che questo è lecito, non dovrebbero assimilare derisione a divertimento.

Non sono luoghi in cui si incontra l’animale, lì si incontra solo la sofferenza.

I vostri figli dovrebbero imparare che ogni vita ha diritto di essere vissuta nel rispetto del suo essere, delle sue esigenze e della sua natura.

Dovrebbero coltivare l’empatia, uno dei più grandi doni che la Natura ci ha dato, e non essere spinti a reprimerla attraverso pratiche violente.

Perchè di violenza che parliamo, nell’oggi e per il domani. Insegnate ai vostri figli il rispetto per ogni forma di vita, insegnate loro ad osservare, ascoltare e ad aprire il cuore e non ad indurirlo praticando una infondata superiorità violenta e assassina. Ne farete delle persone migliori.

“L’idea che alcune vite contino di meno è la base di tutto ciò che c’è di sbagliato nel mondo”


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