6 Giugno 2013 ARTICOLI

Lucia Barolo

La dott.ssa Lucia Barolo, Psicologa e Neuropsicologa, svolge valutazione e riabilitazione neuropsicologica per i disturbi cognitivi, sostegno per disagi del bambino e dell’adolescente; attività di parent training; attività di consulenza tecnica di parte legate a separazioni e divorzi, affidi e valutazioni delle capacità genitoriali; interventi di supporto e sostegno alla genitorialità; attività di sostegno psicologico alle coppie con bambini con difficoltà cognitiva e fisica. Riceve su appuntamento presso il suo Studio di Torino e presso lo Studio Emovere, viale Angeli 26/bis – Cuneo cell. 339-3163133 - [email protected]

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I Disturbi Specifici dell’Espressione Scritta in età evolutiva

La Disgrafia.

Dagli inizi dell’apprendimento la scrittura continua a modificarsi a causa di numerosi fattori tra i quali citiamo l’età, il sesso, le condizioni socio-familiari, la motivazione, la motricità fine.

I cambiamenti più significativi si notano tra 6 e 10 anni: diminuzione della dimensione, superamento delle principali difficoltà grafomotorie, aumento della precisione, della regolarità del gesto e della continuità nel movimento e soprattutto il cambiamento nella strategia del controllo motorio: dalla prevalenza dell’utilizzazione delle informazioni visive e tattilo-cinestetiche (definita comunemente controllo occhio-mano) alla rappresentazione interna del movimento, con la messa a punto di programmi motori che vengono attivati per l’esecuzione delle lettere e delle parole (Zesiger, 1995). Dopo i 10-12 anni aumenta l’efficienza, con maggiore fluenza e la ricerca di una scrittura più personale.

Le fasi che caratterizzano lo sviluppo della scrittura sono tre:

  • Pre-calligrafica: (fino a circa 8 anni), età scolare in cui il bambino apprende e consolida le forme grafiche. Nel primo anno di scuola la scrittura appare tesa per il controllo dei movimenti e la difficoltà nell’eseguirli. In seconda e in particolare in terza  elementare il gesto è un po’ più sciolto per progressivo maggiore controllo.
  • Calligrafica: (dai 9 anni, circa) fase in cui il bambino aderisce al modello calligrafico con maggiore scioltezza. Questa fase viene considerata  “l’età d’oro” dell’evoluzione della scrittura infantile perché il bambino prova il piacere di scrivere e si sente capace di dare libero sfogo a questa sua nuova e fondamentale acquisita competenza.
  • Post-calligrafica: (periodo della pre-adolescenza) stadio in cui compare una sempre maggiore rapidità esecutiva grazie alla quale la scrittura trova, personalizzandosi, forme semplificative originali. In questa fase viene rimesso in crisi l’equilibrio della fase precedente.

Bisogna considerare che elementi diversi dei vari stadi possono coesistere nella stessa grafia e che il periodo cronologico delle varie fasi è indicativo in quanto l’evoluzione della scrittura dipende dallo sviluppo individuale del soggetto: in questo modo un ragazzino può presentare caratteristiche della fase pre-calligrafica pur essendo, per età, in quella calligrafica, o viceversa. Non sempre quindi età cronologica ed età grafo-motoria collimano, come spesso si riscontra nelle scritture con disturbi grafo-motori.

La disgrafia è un disturbo qualitativo del processo di trasformazione delle informazioni verbali ascoltate o pensate in forma grafemica, per cui l’apprendimento della scrittura si rivela difficile e faticoso, questo  disturbo non interessa le regole ortografiche e sintattiche anche se vi è una ricaduta sui testi prodotti per impossibilità di rilettura e autocorrezione.

La disgrafia può essere dovuta a numerosi fattori: oltre che a difficoltà di tipo prassico o visuo-spaziale, anche a fattori di “sovraccarico”; una scrittura senza errori, infatti, implica l’integrazione contemporanea di tutte le componenti della scrittura.

Il bambino ha difficoltà nel ricordare come si formano le lettere e nel riprodurre la forma delle lettere nelle diverse modalità: stampatello, corsivo, minuscolo, maiuscolo; inoltre ci sono gravi difficoltà nel mantenere i rapporti di misura, spessore, spazio sul foglio.

Spesso il bambino tiene la matita in modo sbagliato e l’atto della scrittura diventa faticoso, la scrittura può essere un misto di lettere maiuscole e minuscole.

L’automatizzazione nella scrittura dovrebbe avvenire, generalmente, dalla terza elementare, da questo periodo è possibile, per il bambino, velocizzare la scrittura e personalizzare la grafia, e, nella lettura, avere l’impressione di accedere direttamente al significato, senza bisogno di un’attenzione eccessiva.

Le diverse forme di disgrafia

La disgrafia si presenta in forme diverse in relazione agli aspetti eziologici da cui si origina. Le due principali classificazioni del disturbo disgrafico sono le seguenti:

Classificazione delle disgrafie di Ajuriaguerra

•         scritture tese: presentano tensione e contrazione del gesto grafico

•         scritture molli: presentano rilasciamenti e irregolarità

•         scritture impulsive: caratterizzate da gesto grafico incontrollato in corpo e alla fine di parola. Le scritture impulsive possono essere ulteriormente distinte in “molli” o “rigide”

•         scritture maldestre: presentano irregolarità e disorganizzazione nella forma dei grafemi e nel movimento complessivo della scrittura

•         scritture lente e precise: mostrano una iper-strutturazione delle lettere per un eccesso di precisione

Classificazione delle disgrafie di R. Olivaux

Partendo dalla considerazione che la scrittura ha tre specifiche funzioni: quella di esprimere il pensiero (funzione strumentale), di comunicarlo (funzione relazionale) e di rappresentare la personalità dello scrivente in tutti i suoi aspetti (funzione rappresentativa), Olivaux ha stabilito che quando una di esse  è compromessa, possiamo parlare di

  • Disgrafia strumentale:
    • difficoltà a strutturare il gesto grafico per “fatica” di chi scrive e conseguente lentezza dello scritto
  • Disgrafia relazionale:
    • illeggibilità per difficoltà di relazione con l’ambiente. Sono grafie caratterizzate da una gestione irregolare dello spazio grafico, da dimensione molto variabile delle lettere, mancanza di pressione o pressione pastosa, ecc.
  • Disgrafia sintomatica:
    • difficoltà di espressione di sé  – “scrittura maschera”- si presentano molto accurate, controllate, artificiose. (L. Tonocci, “Rieducazoine della Scrittura, modalità e criteri”. In: P. Cristofanelli, S. Lena, Disgrafie, 1999, pp. 165-167

Il bambino che presenta disgrafia scrive in modo molto irregolare, la sua mano scorre con fatica sul piano di scrittura e l’impugnatura della penna è spesso scorretta.
La capacità di utilizzare lo spazio a disposizione è, solitamente, molto ridotta; il bambino non, non rispetta i margini del foglio, lascia spazi irregolari tra i grafemi e tra le parole, non segue la linea di scrittura e procede in “salita” o in “discesa” rispetto al rigo.

La pressione della mano sul foglio non è adeguatamente regolata; talvolta è troppo forte e il segno lascia un’impronta marcata anche nelle pagine seguenti del quaderno, talvolta è troppo debole e svolazzante. Sono frequenti le inversioni nella direzione del gesto che si evidenziano sia nell’esecuzione dei singoli grafemi che nella scrittura autonoma, che a volte procede da destra verso sinistra.

Il bambino disgrafico presenta difficoltà notevoli anche nella copia e nella produzione autonoma di figure geometriche ( tende a “stondare” gli angoli e a non chiudere le forme). Anche il livello di sviluppo del disegno è spesso inadeguato all’età; la riproduzione di oggetti o la copia di immagini è molto globale e i particolari risultano poco presenti.

La copia di parole e di frasi è scorretta; sono presenti inversioni nell’attività grafo-motoria ed errori dovuti a scarsa coordinazione oculo-manuale.

La copia dalla lavagna è poi ancora più difficile, in quanto il bambino deve portare avanti più compiti contemporaneamente: distinzione della parola dallo sfondo, spostamento dello sguardo dalla lavagna al foglio, riproduzione dei grafemi.

Le dimensioni delle lettere non sono rispettate, la forma è irregolare, l’impostazione invertita, il gesto è scarsamente fluido, i legami tra le lettere risultano scorretti. Tutto ciò rende spesso la scrittura incomprensibile al bambino stesso, il quale non può quindi neanche individuare e correggere eventuali errori ortografici.

Anche il ritmo di scrittura risulta alterato; il bambino scrive con velocità eccessiva o con estrema lentezza, ma la sua mano esegue movimenti a “scatti”, senza armonia del gesto e con frequenti interruzioni.

La disgrafia  è, quindi, una difficoltà di scrittura che riguarda la riproduzione dei segni alfabetici e numerici.

I bambini disgrafici presentano lacune marcate nelle seguenti competenze di base:

  1. Competenze grafo-motorie
  2. Competenze di orientamento e integrazione spazio-temporale
  3. Competenze di coordinazione oculo-manuale e di coordinazione dinamica generale
  4. Competenze di discriminazione e memorizzazione visiva sequenziale
  5. Competenze metafonologiche

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