18 Giugno 2018 ARTICOLI

Alda Trifiletti

Dottoressa Alda Trifiletti, specializzata in Glottodidattica Infantile alla Sapienza di Roma titolare del centro linguistico The Bilingual Bridge di San Mauro Torinese, insegna inglese a bambini e ragazzi, strutturando percorsi personalizzati e utilizzando il metodo Hocus&Lotus, Jolly Phonics ecc.. , fornisce consulenze agli istituti scolastici per implementare progetti di bilinguismo.

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Il lungo viaggio dell’apprendimento linguistico

Prima di congedarci per la pausa estiva volevo soffermarmi su una caratteristica del processo di apprendimento linguistico che spesso viene sottovalutata: la lentezza.  Sento molte persone affermare: “Pensavo fosse più facile, almeno per i bambini”.

Ebbene soffermiamoci su un paio di aspetti cardine del processo di apprendimento linguistico:

  • quantità di esposizione alla lingua
  • qualità di esposizione alla lingua

Per quanto riguarda quantità di esposizione alla lingua, se facciamo il parallelismo con la lingua madre, i nostri figli iniziano a pronunciare le prime parole dopo essere stati esposti tutti i giorni, parecchie ore al giorno, a costanti input linguistici almeno per 12 mesi; iniziano a produrre dopo aver imparato a comprendere. Ora, quante ore di esposizione quotidiana forniamo ai nostri figli in lingua straniera?

E’ vero che quando si è un po’ più grandi la produzione avviene prima rispetto ai neonati, tuttavia se la risposta alla domanda precedente è: “un’ora al giorno” ci rendiamo subito conto della sproporzione tra una situazione di full immersion costante e continua quale quella dell’esposizione alla lingua madre e l’esposizione ad una seconda lingua fornita per una singola ora quotidianamente. Inevitabilmente ciò inciderà sulla velocità in cui si imparerà a pronunciare parole e frasi complete.

Veniamo ora alla qualità di esposizione alla lingua. Questa per essere efficace deve avvenire in un’unica modalità, la stessa della lingua madre, vale a dire la full immersion. Vi dirò di più, laddove si riducono i tempi di esposizione alla seconda lingua la qualità dell’input linguistico diventa fondamentale e si misura in rapporto alla sua ripetitività. Infatti, tanti input linguistici non ripetuti vengono ritenuti dal nostro cervello con maggior difficoltà rispetto a pochi input ripetuti in un arco temporale ravvicinato.

Prendiamo ad esempio un film a cartoni animati molto amato dai nostri figli, pensiamo di guardarlo in inglese; prima che i nostri figli comprendano il significato della storia e dei contenuti dovranno guardarlo più e più volte.

Teniamo poi anche in conto un margine di propensione personale all’apprendimento linguistico, il quale va anche connesso allo span di attenzione che ciascuno di noi riesce a mantenere. Chi è più grande per certi versi apprende più in fretta e, solitamente, possiede uno span di attenzione più lungo, ma chi è più piccolo, ancorché abbia una minor capacità di elaborazione fraseologica, possiede una maggior plasticità fonologica e maggior propensione ad accettare la ripetizione che, in fondo, è una delle chiavi dell’apprendimento linguistico. Tali fattori non possono essere ignorati sulla lunga e talvolta tortuosa strada dell’apprendimento linguistico.

Al termine di queste considerazioni chiediamoci: quale esposizione forniamo noi ai nostri figli in lingua straniera?

  • Qual è la loro età?
  • A che età abbiamo iniziato?
  • Qual è il loro span di attenzione?

Dopo aver risposto onestamente a tutte queste domande, mettiamoci comodi, il viaggio dell’apprendimento linguistico è lungo!

Augurandovi buone vacanze vi do appuntamento a settembre.

See you all in the next adventure!


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