24 Marzo 2016 ARTICOLI

Flavia Cavalero

La dottoressa Flavia Cavalero è psicologa e psicoterapeuta. Cura la parte “psi” del sito www.psicomamme.it, svolge l’attività nel suo studio in via Bruino, 3 a Torino e si occupa di psicoterapia individuale e di gruppo nell'ottica del raggiungimento e del mantenimento del benessere psicologico. Riceve su appuntamento, tel. 333/3628327

Tutti gli articoli >  

Home  > Articoli  > Insegnanti e genitori: si può fare di più

Insegnanti e genitori: si può fare di più

il difficile rapporto tra insegnati e genitori

Le storie di accese discussioni, quando non di veri e propri litigi, che coinvolgono insegnanti e genitori, di questi tempi non si contano più. E’ quindi lecito chiedersi se si tratti di dinamiche relazionali complesse o se sia una questione di buon senso che dovrebbe essere messo in campo da entrambe le parti. Forse la risposta sta nel mezzo e sono vere entrambe le affermazioni.

Il fenomeno è ormai così evidente che sui social non mancano le vignette e l’argomento è molto diffuso anche perché rappresenta una netta linea di demarcazione tra un “prima” e un “dopo”; nel giro di qualche decennio si è passati da un potere molto forte che gli insegnanti avevano sugli studenti, all’esatto opposto. Pochi giorni fa mi è capitato di vedere un filmato, girato a scuola con un cellulare, che mostrava un ragazzo mentre inveiva in modo molto acceso contro un suo insegnante per un voto basso.

Come si è arrivati a questo punto?

Penso che sia un insieme di cose ad aver generato una situazione che, in realtà, è disfunzionale per tutti in quanto:

– i docenti non si sentono rispettati nella funzione del loro ruolo

– i genitori si fanno portavoce della protesta che appartiene ai figli

– gli alunni non sviluppano un adeguato senso di autonomia (che dovrebbe passare anche attraverso la protesta).

Molto spesso questo fenomeno si presenta fin dalle scuole elementari mentre fin da questo momento è importante che tra genitori ed insegnanti si crei un rapporto di collaborazione.

Spesso per i genitori questo momento rappresenta il primo vero distacco dal figlio e, anziché viverlo come un segno di evoluzione del bambino, viene vissuto come una perdita. In questo caso diventa molto difficile riuscire ad affidare il piccolo alle cure di una persona estranea e il senso di perdita può aprire ad una vera e propria competizione. Tutto questo avviene in modo inconsapevole da parte dei genitori che mettono in atto una difesa (difesa dell’Io) che serve a proteggerli dal loro dolore e che li rende però meno obiettivi rispetto ai fatti. Entrare in competizione con la maestra è una delle posizioni più scomode che si possano assumere ed è anche del tutto inutile; possiamo trovare tracce della competizione in alcune tipiche espressioni: “Non capisco perché abbia dato la nota solo a mio figlio”, “Lei non può capire perché non ha figli”.

In altre situazioni è il bambino a non volersi distaccare e la difficoltà dei genitori di sostenere la manifestazione d’ansia del piccolo si trasforma in difficoltà relazionale (come se si cercasse un colpevole per il disagio del bambino). Non è raro sentire dire “A casa non si comporta così, non capisco perché lo faccia solo a scuola”, “Ma lei è stata attenta che nessuno gli abbia fatto qualcosa?”

Meccanismi di questo tipo non passano inosservati e non lasciano indifferenti gli insegnanti che, non sentendosi riconosciuti nel loro ruolo e non ottenendo la piena fiducia dei genitori, possono involontariamente risentirne nei loro stessi comportamenti. E così inizia un circolo vizioso in cui troviamo chi attacca e chi si difende, non è difficile riconoscere che la continua difesa del proprio operato complica (e non poco) le relazioni.

I motivi che maggiormente sono forieri di conflitti tra insegnanti e genitori, durante la frequenza delle scuole di educazione primaria, sono:

  • I voti
  • I compiti a casa
  • La presunta disparità di trattamento tra gli alunni

Negli anni successivi scompare il problema dei compiti a casa ma si aggiungono:

  • L’uso del cellulare
  • Le assenze

I cambiamenti sociali e valoriali degli ultimi decenni hanno sicuramente influito a generare questa diversità di rapporto tra i rappresentanti delle nostre principali Istituzioni (Famiglia e Scuola). Sarebbe sicuramente interessante cercare di capire in modo approfondito perché sia avvenuto e cosa abbia generato questo cambiamento. Ma prima ancora sarebbe importante capire che tutto ciò va a discapito degli studenti. Perpetrando il conflitto scuola-famiglia in realtà togliamo ai nostri ragazzi alcuni importanti step educativi che vanno dall’imparare a rispettare chi è più adulto, a riconoscere l’importanza del ruolo, all’imparare a difendersi da soli, all’impegnarsi per vedere riconosciuti i loro sforzi e i loro diritti.

Vuoi fare una domanda alla nostra psicologa e psicoterapeuta? fa la tua domanda compilando il form, selezionando come argomento Psicologia: https://www.torinobimbi.it/chiedi-esperto


Categoria:
Calendario

Iscriviti alla nostra Newsletter

Ogni settimana, tra giovedì e venerdì, ti arriverà una mail informativa sugli appuntamenti, le opportunità e le offerte del territorio.

Iscriviti