Il testo prende le mosse dalla constatazione dei due autori, entrambi psicoanalisti, che un numero crescente di bambini e adolescenti si rivolge agli specialisti per una qualche forma di disagio psichico.
Benasayag e Schmit si sono chiesti se quel disagio non fosse il sintomo del malessere della società, più che del singolo soggetto.
Le passioni tristi vissute dai giovani nascerebbero dalla sensazione di impotenza e disgregazione che la generazione adulta ha trasmesso loro, in conseguenza del venir meno della fiducia nell’avvenire che ha caratterizzato le generazioni precedenti, sia per chi si è affidato all’ottimismo che pervade la religione giudaico-cristiana sia per coloro che hanno creduto nel progresso della scienza o della rivoluzione.
La conseguenza è un mondo di adulti che “temono davvero l’avvenire e quindi cercano di formare i loro figli in modo che siano armati nei suoi confronti”. Dunque, un futuro che da promessa diventa minaccia.
La risposta e proposta degli Autori è quella di costruire un futuro che accetti la complessità di ogni persona e sappia indicare la via per far emergere le potenzialità di ognuno.
Per concludere, mi piace riportare il commento di una ragazza che ha scritto del libro “Benasayag ci ha fatto capire che non splende sempre il sole ma quando piove si può anche giocare con le pozzanghere.”