10 Febbraio 2014 ARTICOLI

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Le origini della relazione genitori-bambino

Già a partire dagli anni ’40 (Deutsch, 1945), sono riscontrabili nella letteratura psicoanalitica, le prime considerazioni sulla relazione gestante-feto, in particolare sulle trasformazioni corporee e psicologiche che coinvolgono la donna durante la gravidanza e il puerperio.

Bisognerà però aspettare Winnicott che, nel 1958 come già accennato nel precedente articolo, descriverà in modo specifico l’investimento affettivo materno verso il bambino atteso, investimento che l’Autore definì “preoccupazione materna primaria”. Si tratta di un coinvolgimento esclusivo, di una condizione straordinaria, che inizia a formarsi dal momento in cui la donna apprende di essere incinta, che incontra il suo apice verso la fine della gravidanza e si protrae fino a poche settimane dopo la nascita del bambino. Tale condizione, che è simile ad uno stato di ritiro e di dissociazione, contraddistinto da un’elevatissima sensibilità, non è comune a tutte le donne ed è un indicatore importante del loro rapporto con il bambino. La madre sana è quella che riesce a vivere questa condizione, che ha i caratteri di una malattia normale, ed è quella che, in forza di questa elevatissima sensibilità, risulta capace di anticipare, di interpretare, di provvedere tempestivamente ed efficacemente ai bisogni del bambino e, in questo modo, di determinare le condizioni necessarie allo sviluppo pieno delle sue dotazioni innate.

La madre rappresenta il primo ambiente del bambino e contribuisce al suo sviluppo con l’ “holding”; tale funzione materna si basa sull’empatia, intesa come comprensione emozionale e si collega a quella che Winnicott chiama “preoccupazione materna primaria”. La capacità della mamma di preoccuparsi è importante, perché comporta un’apprensione, che pone al centro la cura, l’attenzione e il riconoscimento dell’altro. L’Autore in questione per capacità di holding, intende una sorta di qualità personale, più o meno intensa a seconda della relazione che la madre ha avuto a sua volta nella primissima infanzia con la propria madre e non una tecnica da apprendere. Definire la capacità di holding, capacità eminentemente relazionale, come una qualità personale e non come una abilità tecnica, è un modo per dimostrare ulteriormente come l’acquisizione di tecniche non solo non ha nulla a che fare con la relazione madre-bambino, ma addirittura può essere controproducente.

Winnicott, negli anni successivi (1969), osserverà che la “preoccupazione materna primaria” si sviluppa in entrambi i genitori, attraverso la focalizzazione dell’attenzione, dei pensieri e delle fantasie verso ogni aspetto che riguarda il bambino in via di sviluppo e sottraendo attenzione al resto.

L’area di studio della psicologia perinatale ha evidenziato la formazione nella psiche genitoriale di una rappresentazione, detta “rappresentazione mentale del bambino immaginato” (Lebovici, 1983), che si sviluppa in condizioni normali, ed è costituita da una ricca fioritura di pensieri, emozioni, fantasie, sentimenti, desideri ed idealizzazioni legati al bambino che si sta formando. Attraverso tale rappresentazione, i genitori iniziano a formare un legame col feto, che comprende aspetti di fantasia e di proiezione misti ad aspetti reali derivanti dall’interazione col feto stesso. La qualità del legame che i genitori sviluppano nei confronti del feto è subordinata alle esperienze affettive vissute a loro volta in seno alla famiglia di origine durante la prima infanzia e influenzerà il tipo di legame di attaccamento che i genitori stessi formeranno con il loro bambino.

Dott.ssa Cristina Montanaro

Psicologa e Psicoterapeuta

 

Bibliografia

Deutsch H. (1945), Psicologia della donna adulta e madre. Studio psicoanalitico. Vol. 2, trad. it. Bollati Boringhieri (1957), Torino.

Lebovici S. (1983), Il bambino, la madre e lo psicoanalista, trad. it. Borla (1988), Roma.

Winnicott D. W. (1958), Dalla pediatria alla psicoanalisi, trad. it. Martinelli (1975), Firenze.

Winnicott D. W. (1969), Colloqui con i genitori, trad. it. Raffaello Cortina Editore (1993), Milano.


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