1 Luglio 2013 ARTICOLI

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Mamma a modo mio – Guida pratica ed emotiva per neomamme fuori dal coro

Autore
Elisabetta Ambrosi
Casa Editrice
Feltrinelli
Collana
Urra
Anno prima edizione
2013
Pagine
272
ISBN
9788850332342

Quando ho ricevuto per mail il comunicato stampa dell’uscita di questo libro, sono rimasta molto colpita dal titolo perché trovavo lì, stampato a grandi caratteri, un modo di pensare e di vivere la maternità che sento vicino al mio pensiero.

“Mamma a modo mio” non è il classico manuale che ogni donna in dolce attesa si appresta a leggere già pochi giorni dopo le fatidiche righe colorate sul test di gravidanza e in cui, con toni molto accademici e impostati, si racconta l’iter di crescita del bambino nella pancia e il suo primo anno di vita. Innanzitutto è stato scritto da una mamma e, credetemi, la cosa non è scontata. Siamo abituate a testi frutto della mente di pediatri ed esperti vari di puericultura, ma Elisabetta Ambrosi, questo il nome dell’autrice, è una di noi con prole al seguito. Certo è anche molto di più, ma ogni donna che diventa madre sa che, da quel momento in poi, il suo principale alleato non sarà l’esercito di preparati dottori che si sono formati nella aule universitarie, ma una sua simile, una mamma come lei.

Lo si capisce subito dal tono e dallo stile di scrittura: le pagine scorrono leggere, non c’è nozionismo ma racconto, condivisione di esperienze, punti di vista che, pregio del volume, non vogliono imporsi, dettare una regola, ma esprimere una delle tante possibili soluzioni dell’essere mamma.

Una sezione a mio giudizio molto bella e utile è quella che affronta il parto e ciò che scaturisce da questo evento meraviglioso e scioccante allo stesso tempo. Purtroppo nei corsi preparto si tende a mettere l’accento sulle questioni più prettamente tecniche, legate ai cambiamenti che si avvertono durante il travaglio e che poi condurranno alla nascita. Sono questioni importanti, non c’è dubbio, perché ogni futura mamma vuole sapere a cosa andrà incontro e come dovrà comportarsi in quei difficili momenti. Ma c’è molto di più: ci sono le sensazioni del dopo, quelle che l’autrice chiama “eccesso di emozioni” e che, lungi dal provocare spavento e turbamento, altro non sono che un dono, una capacità di “sentire” che non ha eguali nella vita umana e che accompagnerà la donna per il resto della sua vita.

Un’ulteriore nota di merito riguarda l’aver non solo citato, ma dedicato un capitolo alle prime settimane di vita con il bambino in cui spesso la fatica prende il sopravvento e si ha l’impressione di non farcela. Il fatto che si parli di depressione post partum non solo come una patologia, ma anche come una condizione assolutamente comune è pregevole perché sono convinta che molte mamme hanno sperimentato questi sentimenti. “Sarebbe bello”, dice l’autrice, “che, come avviene in alcuni paesi europei, nessuna donna fosse lasciata sola a casa dopo il parto”. L’aiuto è fondamentale non solo per prendere fiato e recuperare, ma anche per sfuggire alla morsa dell’isolamento che tende ad inglobare ogni neomamma.

Anche il tema dell’allattamento che, negli ultimi anni ha ricevuto una spinta “oltranzista” volta a ridurre il più possibile il ricorso al latte artificiale, viene ridimensionato dall’autrice e, ancora una volta, inquadrato in una logica che mette la mamma di turno protagonista delle sue scelte e non solo una figura soggetta ai condizionamenti di turno.

Sono ancora molti i temi che la scrittrice affronta. Nanna, gioco, distacco, svezzamento … ognuno di esse è spesso anticipato da una piccola introduzione in cui è il bambino a prendere la parola e a proporre il proprio punto di vista: un modo semplice ma non banale per ricordarci che non bisogna mai dimenticarsi di ascoltare le esigenze e gli stimoli che nostro figlio ci offre.

Infine segnalo, verso la conclusione del libro, una profonda riflessione sul difficile ruolo della madre che, da sempre, ha “difficoltà di spiegare agli altri la bellezza, ma anche la fatica, di vivere costantemente come su due fili”. Le responsabilità, il dovere di prendersi cura di un altro individuo e allo stesso tempo mandare avanti una casa, un lavoro, una vita di relazioni, spesso fa sentire le madri inadeguate. Perennemente all’inseguimento del tempo che manca o scorre troppo in fretta, abbiamo la sensazione di vivere sotto il peso di un senso di colpa soverchiante. In realtà, ricorda Ambrosi, il problema non siamo noi, ma la nostra società che non è a misura di mamma e di bambino.

Accanto alla necessità di accettare questa conflittualità interna senza volerla rimuovere ad ogni costo, il suo invito mi appare sensato e condivisibile: chiedere la parità, in casa e fuori, combattendo i luoghi comuni e i falsi vittimismi. Insieme, per sentirsi meno sole e più forti.


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