17 Ottobre 2011 ARTICOLI

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Metodo Gordon

Oggi Anna, la mia bimba di tre anni e mezzo, e io abbiamo partecipato a un’esperienza molto bella.
Presso l’Opera Munifica Istruzione (chiesa Santa Pelagia, Via San Massimo 21, Torino), alle 10:00 di questa mattina, abbiamo sperimentato per la prima volta nella nostra vita un modo di vivere la musica coinvolgente e interessante.

Il gruppo che ha proposto la lezione di avvicinamento alla musica segue il metodo Gordon. Questo metodo prevede un’alfabetizzazione musicale sin dalla più tenera età per abituare la creatura alla musica, proprio nel modo in cui un bambino si accosta alla lingua materna: spontaneamente e senza induzioni “scolastiche”. Inoltre, proprio per questo assunto, predica anche il libero movimento a suon di musica.

Abbiamo trovato quattro cantanti (tra cui il Maestro Aldo Barbero) che ci hanno fatto sfilare le scarpe, mettere le calzine antiscivolo e accomodare in una meravigliosa sala del Coro della chiesa di Santa Pelagia.

Alla presentazione di questo incontro mi sono sentita poco convinta: Anna darà fastidio, ne sono sicura. Il problema non è tanto che Anna sia agitata, quanto piuttosto il fatto che si debba stare in silenzio e che, nel caso in cui si debba comunicare, si usi non la comunicazione verbale, bensì quella gestuale. Qualcosa cui non siamo abituate, Anna e io. Mi sono ritrovata a pensare che a tre minuti dall’inizio avremmo dovuto lasciare la sala. Ve be’, proviamo.

La durata dell’incontro è di circa 45 minuti. Si entra senza le scarpe, con le calze antiscivolo, sia bimbi sia genitori (questo però al telefono non me l’avevano detto…). Per motivi di spazio, alla lezione si sono potuti iscrivere un bimbo in coppia con uno solo dei genitori.

Entriamo in questa sala splendida e ci accomodiamo in ordine sparso, seduti sul pavimento. I cantanti non parlano, ci indicano cosa possiamo fare con il canto o con i gesti e se devono fare degli annunci, cantano ciò che hanno da dire.

Ogni partecipante è libero di muoversi nello spazio, sia fisico, sia “sonoro”, a patto che non si parli. Quindi mi sono ritrovata a cantare motivi assolutamente sconosciuti e divertenti, mi sono sentita un membro dei Kings.

Intanto Anna ha studiato a lungo questa nuova situazione e ci ha messo una ventina di minuti per sbloccarsi. Poi s’è alzata anche lei, come gli altri bimbi, ha esplorato un pezzetto della sala, ritornando sempre da me, ogni volta che la musica finiva.

I quarantacinque minuti sono volati, Anna è stata catturata dalla magia di questo metodo che accosta libertà di movimento a suon di musica e io l’ho trovato coinvolgente e liberatorio.

Bello, una sensazione nuova e del tutto piacevole, per me e la mia bambina, per la prima volta neofite insieme.


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