Ho scelto di leggere questo libro su consiglio di una mamma blogger che offre sempre spunti di riflessioni e proposte interessanti. Daniela, alias La scuola in soffitta, propone da anni l’home schooling e, dunque, affianca l’attività scolastica dei suoi figli con giochi e sessioni di approfondimento casalingo in modo che l’apprendimento sia davvero un’occasione di crescita personale e formativa.
Il tema della musica mi sta molto a cuore. Credo perché in quanto a cultura musicale io sono molto carente e si sa che per i figli si vorrebbero sempre percorsi differenti e migliori dei propri. Non ho seguito corsi di musica “in pancia” preferendo fare un po’ di sana attività fisica, ma mi sono ripromessa che, alla nascita del bimbo, avremmo condiviso il piacere della musica.
Così mi sono avvicinata al metodo Gordon e, soprattutto, ho maturato la convinzione che un bambino debba e possa ascoltare generi e stili differenti e che non basti propinargli ogni tanto Mozart e piazzarlo davanti alla televisione il giorno del Concerto di Capodanno, pensando che il solo ascolto possa infondergli chissà quali virtù.
Questo stesso principio è il filo conduttore del bel manuale “Musica, maestra!”, frutto dell’incontro e dell’amicizia di tre musicisti con formazione ed esperienze diverse, ma obiettivi comuni: primo fra tutto la convinzione che la musica sia certamente un’arte, ma che non per questo vada abbandonata su un ripiano impolverato o su una pila di dischi invecchiati. La musica è nella vita di tutti i giorni, dialoga con le altre discipline, non è solo tecnica e solfeggi. E’ soprattutto ascolto, emozione e, quindi, uno strumento educativo straordinario.
Che cosa succede nelle scuole, invece? Spesso schiacciata dalle altre discipline e sacrificata dai budget ridotti, diventa un semplice e inutile indottrinamento forzato tramite dettatura (esperienza personale) o un triste concerto di fine anno in cui, a suon di stonature, si suonano con il flauto le canzoni delle Resistenza (sempre esperienza personale).
I tre autori, proponendo anche il resoconto di alcune esperienze condotte nelle scuole, affermano che invece la musica andrebbe intesa come un linguaggio e che nei bambini come negli adulti andrebbe affinato soprattutto l’orecchio. E ascoltare. Di tutto e di più. Gli esempi non mancano e la cosa bella del libro è che sono proposti moltissimi brani da trovare facilmente su youtube. Certo ci sono i grandi classici, ma perché non provare a confrontare uno stesso pezzo suonato da artisti e strumenti differenti? Perché non affiancare ai grandi nomi della musica anche gli Stomps che fanno suonare scope e bidoni o Zohar Fresco di cui, sappiatelo, mi sono perdutamente innamorata?
La musica, sia quella suonata che quella cantata, è soprattutto esperienza e condivisione, anche e soprattutto tra generazioni. Non sarebbe bellissimo se in un giorno qualunque di lezione il professore raccontasse che nel successo contemporaneo di Avi Avital, da settimane della top ten delle classiche mondiali, c’è anche Bach?
E’ solo dall’ascolto, quindi, che possono nascere quelle competenze necessarie per poter poi provare a intraprendere lo studio di uno strumento o più semplicemente diventare dei fruitori consapevoli di buona musica.
Anche se non siete educatori e docenti, questo libro a mio giudizio si presta a una lettura anche per i non addetti ai lavori. Vi farà riflettere e vi fornirà una ricca serie di spunti.
Vi ricorderà, infine, che se desideriamo davvero che i nostri figli apprezzino la musica, dovremo prima di tutti amarla noi stessi.
Una regola semplice che si porta avanti già da tempo per la lettura e che, a ben vedere, vale un po’ per tutto.