Cominciammo ad ascoltare i due genitori singolarmente.
Al primo incontro individuale Maria appariva spaventata all’idea che la sua vita fosse irrimediabilmente segnata, orientata ad un continuo conflitto; era disarmata. Luca era estremamente arrabbiato e viveva la sua giornata pensando a come difendersi da quella che lui reputava un’ingiustizia subita.
Ma una cosa avevano in comune: l’amore per il proprio figlio Tommaso.
La Mediazione poteva iniziare.
I primi incontri congiunti lasciarono trasparire il dolore, la delusione e la rabbia che ogni legame rescisso provoca, insieme a quella sensazione di vuoto che in un momento del genere non si è in grado di affrontare da soli.
In situazioni di conflitto così esasperato, il mediatore familiare prende atto del dolore dei partners e offre loro una tregua, si dispone all’ascolto, astenendosi da ogni giudizio ed evitando di entrare nel merito delle decisioni, orienta il percorso di mediazione familiare, guida la coppia ponendola sul piano del presente per avviarla al futuro, stimolando una comunicazione costruttiva e funzionale ad una separazione consensuale.
Maria e Luca hanno iniziato a parlarsi. Hanno deposto le armi, riaprendo un dialogo basato sulla legittimazione dei bisogni dell’altro e quindi sul reciproco rispetto.
Ed il piccolo Tommaso?
Sta beneficiando del nuovo assetto, ma non solo. I suoi genitori, concordemente con le mediatrici, hanno deciso di fargli un ulteriore regalo, iscrivendolo ai gruppi di parola.
Nel prossimo articolo approfondiremo quali siano gli obiettivi di questi ed altri percorsi di sostegno, specificamente rivolti ai figli di genitori separati, ma, purtroppo, ancora poco conosciuti.
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